Associazione Culturale Anassilaos: Auguri per le festività natalizie del Presidente Stefano Iorfida

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Stefano Iorfida Presidente dell’Associazione Culturale Anassilaos di Reggio Calabria in occasione del Santo Natale, fa gli auguri a tutti i soci e gli amici del sodalizio reggini.

Riportiamo di seguito, la missiva in maniera integrale:

“Cari Amici, l’augurio che rivolgo a tutti voi a conclusione di questo orribile 2020 è un po’ particolare ma risente, di necessità, delle attuali circostanze. Ci siamo sempre astenuti – ne converrete – dal prender parte, in alcun modo, al teatrino della politica perché diverse sono anche le nostre sensibilità, ma vi sono circostanze in cui occorre gridare alto il proprio dissenso. Come scriveva  il grande poeta latino Giovenale “Facit indignatio versum”  e l’”indignatio” ci spinge a scrivere quello che leggerete, se ne avrete tempo e voglia, in questa specialissima nota augurale.

Devo confessare, pur da cittadino ligio alle istituzioni, un certo “rancore politico” – mai personale – nei confronti del Governo oggi in carica e dei Presidenti/Satrapi delle Regioni d’Italia. Un certo fastidio per questo o quell’atteggiamento spesso arrogante di ministri e Presidenti che in difesa “del popolo” vorrebbero spesso adottare e/o adottano  misure coercitive inaccettabili che ritengo, anche nel nostro Paese,  abbiano creato pericolosi precedenti;  per il chiacchiericcio senza fine di questi stessi esponenti di governo  che dilaga sui mezzi di comunicazione  e che il Presidente Conte, da me apprezzato fino alla seconda ondata di epidemia, non riesce a tacitare come dovrebbe e potrebbe così da divenire, e spiace, una sorta di “re tentenna”.

Taluni ministri-maestrini credo non abbiano mai dimenticato quella antica abitudine della sinistra di sollevare sempre il “ditino” accusatore e inquisitore e di ergersi ad educatori di un popolo, evidentemente considerato alla stregua di una massa amorfa, incapace di giudizio. In altri tempi ed epoche questa attitudine da primi della classe ha portato alla violazione dei più normali diritti umani,  sempre perpetrata, però, nell’interesse del popolo, fosse esso da educare o, come nelle attuali circostanze, da salvare da una pandemia.

Nella scorsa primavera, dinanzi all’imprevisto e impreveduto erompere dell’epidemia di covid, da cittadini responsabili  e diligenti abbiamo accettato di buon grado, ma con enormi sacrifici personali, una serie di misure coercitive della nostra libertà, adottate forse  in violazione anche della stessa Costituzione, per senso di responsabilità nei confronti dei nostri concittadini e del Paese.

Ci saremmo dunque aspettati che nei mesi estivi e nella relativa tregua concessa dall’epidemia i soggetti sopra mentovati  si adoperassero concretamente ad adottare quelle misure ritenute più idonee non dico a prevenire ma almeno a contenere l’urto di quella “seconda ondata” che i più seri e avveduti epidemiologi ritenevano quasi certa e probabile – al netto dei ciarlatani cui soverchio spazio in quei mesi di tregua è stato offerto dai mass-media.

Invece come cicale goderecce, incapaci di prevedere i rigori dell’inverno, Governo e Regioni hanno aperto tutto il possibile (teatri, cinema, discoteche); non aumentato i posti in terapia intensiva nei nostri nosocomi, anzi smantellato quelli già creati sotto la spinta dell’emergenza  e trascorso l’intera estate a discutere delle misure dei banchi in previsione di quella sciagurata riapertura delle scuole – una delle cause indubbie della seconda ondata – il 14 settembre, che ha mobilizzato, insieme ai lavoratori milioni di studenti, insegnanti e genitori senza che nessuno, Governo e Presidenti delle Regioni-Satrapie d’Italia, direi quasi in maniera criminale,  si ponesse il problema di come e con quali mezzi quegli stessi studenti e insegnanti  avrebbero potuto raggiungere l’ agognata oasi rappresentata dalla Scuola, da sempre peraltro calpestata, ignorata e vilipesa, e assurta all’improvviso ad una sorta di moloch cui sacrificare tutto e tutti. Forse l’esimio Ministro della Pubblica Istruzione ha ritenuto di vivere in una sorta di Futuro prossimo venturo in cui fosse possibile trasportare e/o trasferire persone e cose, o meglio i loro ologrammi, da un luogo all’altro come per incanto.

Quando Governo e Regioni adottavano, nella scorsa estate, queste aperture improvvide e premature, dove erano i rigoristi di oggi? Consentivano? E se non consentivano perché non hanno, per coerenza, scelto la via delle dimissioni, ahimè in Italia sempre difficile da percorrere?

Qualche giorno fa Massimo Galli, responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha considerato che nella seconda ondata di covid ci saremmo risparmiati circa ventimila morti se in estate si fosse proceduto con prudenza. Egli evita, per carità di patria, di indicare quelle responsabilità che Governo e Regioni tendono ad addossare ai cittadini, mentre la responsabilità di questi morti ricade per intero su di loro. E’ stato insensato – per fare soltanto un esempio tra i molti – aver riaperto d’estate le discoteche – l’estate del “Tutti ar mare, a mostra’ le chiappe chiare, co’ li pesci, in mezzo all’onne, noi s’annamo a diverti’…” –  e poi scandalizzarsi, criminalizzare e colpevolizzare quei giovani che le hanno frequentate.

Il Governo e i Presidenti-Satrapi delle Regioni Satrapie d’Italia non hanno saputo/voluto da settembre in poi fare una scelta tra economia e salute ritenendo, a torto, di poter salvare contemporaneamente i cavoli dell’economia e la capra della pubblica salute dimentichi che  senza la seconda (la salute) non vi è economia che possa reggere (pensiamo al turismo). Eppure il Governo sia a ottobre che a novembre non ha voluto imporre, pur dinanzi alle cifre evidenti  del disastro alcun nuovo lockdown generale.

Questi tentennamenti si sono rivelati nella loro gravità nei giorni scorsi. Per le necessità dell’economia si è aperta l’Italia dalle Alpi al Lilibeo ma nello stesso tempo ci si è adontati e molti si sono stracciate, ipocritamente, le vesti come il Capo del Sinedrio dinanzi a Gesù, perché i cittadini si sono recati a fare proprio quello shopping in ragione del quale Governo e Regioni hanno  riaperto negozi e centri commerciali. Anche per il prossimo week-end (19 e 20 dicembre)  pare ci sia consentito, per le ragioni dell’economia, di fare shopping  anche a costo di provocare nuovi ulteriori contagi ma a Natale invece saremo tutti a casa, chiusi,  soli. Val bene essere consumatori nelle strade e nelle piazze; a casa propria invece – il massimo delle aberrazioni giuridiche che il Governo si accinge ad imporre al Paese – non si può stare insieme neppure ai  propri congiunti.  Si vuole – e lo vogliono, pare,  con forza i pasdaran sopra citati – blindare il Natale. Ci mancano ancora le irruzioni delle Forze dell’Ordine dentro le abitazioni private dei cittadini per cogliere in flagranza di reato qualche famigliola a pranzo e a cena con il nonno e la nonna, di nascosto, come si addice a criminali incalliti; ci manca l’esercito per le strade magari coi blindati e i carri armati  per colmare la misura delle violazioni costituzionali perpetrate. E non ci si dica che le eventuali linee di un nuovo DCPM, in quanto approvate dal Parlamento, siano per tal sol fatto legittime. Lo saranno forse dal punto di vista formale non da quello morale, poiché le tirannidi del secolo scorso hanno fatto, in molte circostanze, approvare dai loro parlamenti leggi e misure inique.

Se abbiamo accettato con rassegnazione, ma con speranza, la scorsa primavera di stare a casa come prigionieri innocenti, in questa nuova circostanza, frutto di errori macroscopici, sottovalutazioni e miopi calcoli elettorali e politici, non ci stiamo anche perché consideriamo il Governo e i Presidenti-Satrapi delle Regioni d’Italia moralmente responsabili – forse anche penalmente per il reato di epidemia colposa ed omicidio colposo – dei morti e dei malati di questa seconda ondata. Dinanzi a tale tragedia preveduta da molti e malamente affrontata ci saremmo anche aspettato che i responsabili (Governo e Presidenti di Regioni) si facessero da parte e invece abbiamo gli stessi ministri e gli stessi governatori e questo rende ogni provvedimento da costoro adottato inaccettabile sul piano etico e una coercizione intollerabile.

Potrebbe questa mia riflessione sembrare frutto di un esacerbamento personale e individuale ma se confrontiamo l’assordante silenzio di questi mesi autunnali con i balconi e le finestre imbandierate di questa primavera, coi canti e gli inviti alla speranza della prima ondata di covid, ci accorgiamo che quello che oggi noi proviamo è invece un sentimento diffuso tra la gente, testimonianza di un malessere che cova sotto la cenere, di una rabbia ancora contenuta.

E’ auspicabile che il Presidente del Consiglio, il Governo, i Presidenti-Satrapi abbiano a rispondere quanto prima ai propri elettori di una tale tragedia ma più e oltre, ne siamo certi,  saranno chiamati a rispondere dinanzi al Tribunale della Storia, che nulla perdona, dei morti e dei malati di questa epidemia”

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