Papa Francesco non si dimetterà il 31.12.2020 come scritto in molti giornali italiani ed esteri. Il suo trono è saldo. Ma, avete mai visto un Gesuita costretto a dimettersi, specie in questo ordine dove l’incarico del Preposito “il papa nero”, è a vita? A meno che, non scoppi…la fine del mondo!
Le dimissioni sono un po’ un desiderio recondito dei suoi nemici, quelli che vivono ormai in esigue e timorate presenze all’interno ma in tantissimi forti e motivati fuori le mura. Tra questi nemici vi sono una speciale minoranza che vivono di sensazioni ed emozioni escatologiche, di quelli che si fanno i film mentali la cui trama è la cacciata del Falso Profeta, insieme alla sconfitta dell’Anticristo, una scena profetata da molti ed anche rappresentato nel vangelo della rivelazione, meglio conosciuto come l‘Apocalisse.
Il papa gesuita, in questi tempi escatologici, ha acceso la fantasia di molti. Egli, incastonato in questa fine dei tempi, appare come il traghettatore della barca di Pietro in mezzo ai flutti tempestosi della storia recente, con il rischio di finire sugli scogli certo, ed è il motivo per il quale, Benedetto XVI è stato costretto a lasciare la guida a chi in mezzo alle tempeste della vita quotidiane si è cresciuto tra i sobborghi delle favelas, nel turbinio delle teorie della Teologia della Liberazione, nel confronto di un ecumenismo a perdere, nell’amare i nemici più e meglio degli amici, nel fare i voli pindarici missionari in terre inesplorate, confrontandosi con popoli e culture atee, non cristiane, nel tentativo di convertire i cuori induriti, non subito, ma in secoli e secoli, ma con l’aiuto dello Spirito Santo.
L’intento è quello di “guidare la barca di Pietro” durante il tempo della tribolazione e dell’abominio, nel periodo che precede la venuta dell’Anticristo che, secondo le sacre scritture, anticipa la venuta di Cristo, avendo cura così che gli avvenimenti profetizzati non si ostacolino, anzi, si accompagnino nella loro evoluzione e attuazione, in linea con le profezie, senza tentare minimamente di modificarli a proprio vantaggio. La logica è, per chi crede nelle profezie apocalittiche, di farle compiere al fine di dimostrare la veridicità dei testi sacri e profetici.
Bergoglio è ancora avvinto da queste visioni gesuitiche ed ecco perché, da papa, è spinto a non riconoscersi come Vicario di Cristo. Egli si muove su due livelli, quello del presente che mira a scardinare la secolarizzazione di posizioni centrali e di primazie curiali, rispetto alle periferie del mondo e, dall’altra mira a tessere la tela per i giorni, gli anni e i secoli a venire con accordi di larga visione evangelizzatrice sul solco della spiritualità ignaziana che è “immersiva” nel tentativo di “trovare Dio in tutte le cose, con il discernimento, la contemplazione nell’azione, nella libertà e con distacco”.
Bergoglio è spesso impegnato a prendere decisioni in solitudine e il suo metodo spazia tra il “secondo e terzo tempo”. Il gesuita padre Spataro, intervistato da Limes, spiega la differenza tra questa espressione gesuitica: <Il “terzo tempo” è un tempo tranquillo in cui si bilanciano i pro e i contro, in cui non si è agitati e si possono ponderare razionalmente le decisioni. Il “secondo tempo”, invece, si fonda sulla preghiera e sul dialogo con Dio, sul discernimento delle emozioni che ci spingono ad agire: se vengono dallo spirito buono o da quello cattivo…avverte una pace profonda che nasce e rimane stabile e profonda, sente che la decisione è frutto dello Spirito. Se sente magari una grande effervescenza iniziale, un certo entusiasmo seguito, però, dal vuoto o dall’inquietudine, allora capisce che qualcosa non va. Questo si comprende solo con il dialogo interiore di coscienza tra la persona e Dio. In realtà, a volte la decisione nasce solo dal bilanciamento delle ragioni pro e contro, ma poi sente il bisogno di soffermarsi e di valutare quella decisione alla luce delle consolazioni e delle desolazioni spirituali. Il “terzo tempo” è un monologo interiore, il “secondo tempo” è un dialogo>.
Ebbene con questo metro di sentore del secondo e terzo tempo, egli ha voluto porre il busto di Martin Lutero in Vaticano, effettuare i riti della Pachamama nella Basilica di San Pietro e nei giardini vaticani e, altresì, accordarsi con il nemico giurato, il Partito Comunista Cinese, per la scelta dei vescovi e cardinali cinesi, un tempo riconosciuti solo all’interno della chiesa cattolica cinese clandestina ma ufficiale, ed oggi sacrificata per una nuova chiesa riconosciuta in comunione con il PCC.
Questa visione di evangelizzazione della Cina che, in passato, era inserita nel libero sincretismo religioso del confucianesimo, buddista e taoista e che oggi è di ferrea fede atea e socialcomunista, comprende la forzata visione politica di annessione della Cina nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) realizzata nel lontano 2001 con una apertura fortemente sostenuta dai gesuiti, facendo entrare la Cina senza condizioni, privilegiata e libera di commercializzare nel mondo e di industrializzarsi con facilità, nel tentativo di includere la Cina nel resto del mondo globalizzato non in una visione occidentale, bensì in una visione da croupier nel tavolo da gioco del casinò del Nuovo Ordine Mondiale. La strategia di “sinizzare l’Europa e l’’occidente” è nata dalla visione gesuitica, nella pia illusione che presto o tardi, la Cina, si sarebbe convertita e aperta attraverso il commercio, l’industria e la globalizzazione integrata seppur sinizzata, puntando nella lenta diluizione della sua identità socialcomunista, nella speranza di scalfirla dal suo interno per includerla in una nuova evangelizzazione cristiana, convinti del detto che “chi va con lo zoppo, impara a zoppicare”. Ma chi è e chi sarà il vincitore tra lo zoppo e lo zoppicante, rimane ancora un mistero da esplorare.
Il tentativo di evangelizzare la superpotenza cinese, potrebbe cozzare con le parole di Gesù: < « Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno » (Lc12, 32)!
Diceva un saggio che non mischiava lo spirituale con il materiale: <Lo sappia la Cina: la Chiesa cattolica ha il vivo proposito di offrire, ancora una volta, un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese>. (BenedettoXVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese. Pentecoste 2007)
Antonio Leonardo Montuoro, giornalista analista di Teo Intelligence