MARIA ANTONIA SAMA’: “LA MONACHELLA DI SAN BRUNO” MARIA ANTONIA SAMA’: “LA MONACHELLA DI SAN BRUNO”

MARIA ANTONIA SAMA’: “LA MONACHELLA DI SAN BRUNO”

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Maria Antonia Samà,  nasce  il 2 marzo 1875 a Sant’Andrea  Apostolo Dello Jonio, in provincia di Catanzaro,  da Marianna Vivino e da Bruno, morto pochi giorni dopo averla concepita. Vive  in condizioni economiche  molto disagiate, in una piccolissima casa, composta da un solo vano, priva di servizi.
Da piccola  lavora in campagna con la madre; accompagna al mulino un asino carico di grano e lo riaccompagna poi in paese con i sacchi della farina, ricevendo come compenso una pagnotta a settimana.

Intorno agli  11 anni  rimane contratta e immobile per quasi un mese, articola parole senza senso, si contorce, bestemmia e non mangia se non dopo la mezzanotte.

I suoi compaesani pensano sia indemoniata e collegano il tutto a dell’acqua, certamente  contaminata, che  Maria Antonia aveva bevuto da una pozzanghera, in prossimità del fiume Salubro, proprio  mentre ritornava dalla campagna insieme alla sua mamma.
Per sei lunghi anni la ragazza prova  un’avversione particolare verso tutto ciò che è sacro, persino al suono delle campane, bestemmia e non sopporta la visione di immagini sacre.

I Sacerdoti di S.Andrea e dei Frati Minori del vicino Convento di Badolato, iniziano a pregare per lei, ma non guarisce lo stesso.

Allora la baronessa Enrichetta Scoppa, che segue con tanto  amore cristiano le vicende del paese , nel mese di giugno dell’anno 1894 organizza il trasferimento di Maria Antonia presso la Certosa di Serra dove si pratica l’esorcismo.

Quattro suoi dipendenti, dopo otto ore di viaggio attraverso un viottolo di montagna, arrivano alla Certosa e lasciano davanti al portone della Certosa Maria Antonia e sua mamma.
Qui il parroco di Amaroni inizia un rito di esorcismo senza alcun effetto. Solo dopo 5 ore di preghiera guidata dal priore dei certosini davanti al busto-reliquiario di San Bruno, Maria Antonia si sente guarita e abbraccia il busto del Santo, quasi come se lo vedesse di persona, quindi ritorna a casa  insieme alla mamma.

Trascorrono serenamente due anni, poi una terribile malattia (forse artrosica o neurologica) la costringe definitivamente a letto in posizione supina con le gambe rattrappite e le consente solo l’uso parziale della mano destra.

Dopo la morte della madre, la Baronessa Scoppa, il Marchese Lucifero e tutte le altre famiglie del paese  provvedono al suo sostentamento.

I Sacerdoti del luogo e i Padri Redentoristi si avvicendano nel portare la comunione quotidiana e nell’assistenza spirituale; le Suore Riparatrici del Sacro Cuore ne curano il corpo, che rimane indenne da piaghe nonostante la decennale degenza, e, soprattutto, lo spirito occupandosi di quella formazione religiosa che le consente di ricevere con voti privati il velo nero della Congregazione.

La gente inizia ad andare a trovarla: tutti le chiedono, preghiere e consigli, le chiedono di intercedere guarigioni presso Gesù.

Infatti  Maria Antonia  prega incessantemente,  recita il  Rosario tre volte al giorno. Maria Antonia  ha per tutti dolci parole e consigli sempre giusti.

Lei li  “legge” nel crocifisso e poi li dice  al suo interlocutore.
Sempre, naturalmente, in quella scomodissima posizione in cui è stata bloccata nel letto, senza mai lasciarsi sfuggire un lamento, sempre disponibile a chi le chiede un aiuto.

Vive come in clausura, o meglio come una reclusa e per questo  la gente del paese la chiama “la monachella di San Bruno”.
Il 27 maggio 1953, a seguito di un malessere più accentuato, Maria Antonia emette l’ultimo respiro.  Ha 78 anni.

Le sue carni, dopo circa sessanta anni di degenza, sono fresche vellutate e profumano di rose.

il Parroco dell’epoca, don Andrea Samà, a margine dell’Atto di morte annotò: “morta in concetto di santità”.

In tantissimi parteciparono ai suoi funerali e sulla sua tomba fu posta l’epigrafe: “Visse per amore, per 60 anni si purificò nell’amore e ora dal Cielo addita a tutti la via dell’amore”.

Tanti i miracoli a lei attribuiti così che  il 18 dicembre 2017 è stata riconosciuta Venerabile.
La guarigione di una sua compaesana da una grave forma di artrosi è il miracolo che è stato preso in esame per ottenere la sua beatificazione. Il 10 luglio 2020 papa Francesco ha autorizzato il decreto relativo, aprendo la via alla beatificazione di Maria Antonia.

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