Caso Sogefil, il Tribunale “assolve” la terna commissariale

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Nessuna responsabilità da parte dei componenti della commissione straordinaria, che ha guidato l’ente comunale dall’agosto 2010 all’ottobre 2012, nella gestione delle polizze fideiussorie presentate dalla Sogefil, società di riscossione dei tributi, a garanzia del credito vantato dal Comune. Se responsabilità ci sono state nella vicenda vanno attribuite agli uffici che non avrebbero vigilato adeguatamente sulla regolarità degli atti. Così ha deciso il giudice Wanda Romanò del Tribunale di Catanzaro con sentenza già depositata in cancelleria e relativa alla richiesta di risarcimento danni avanzata dal Comune il 29 luglio 2016 contro la terna commissariale (Marcello Palmieri, Eugenia Salvo e Angela Diano) e il ministero dell’Interno. Dopo cinque anni di istruttoria, al giudice catanzarese sono bastate appena sei pagine per illustrare le motivazioni di fatto e diritto, nonché per entrare nel merito e rigettare la domanda perché <infondata> e, quindi, non meritevole di accoglimento>. Eppure in gioco c’erano e ci sono – il sindaco in carica Pino Marasco e la Giunta da lui guidata valuteranno con attenzione le carte per decidere se ricorrere in appello – ben 3.600.000 euro, somma riconosciuta come debito da Sogefil e rispondente a meno della metà del dovuto. Un importo davvero consistente il cui mancato recupero spingeva successivamente l’Ente al dissesto. La vertenza, peraltro, non si presentava per nulla semplice tant’è che lo stesso giudice compensa le spese tra le parti del giudizio giustificando la scelta con <la complessità delle questioni giuridiche> sottoposte alla sua attenzione. In realtà, la causa contro la Sogefil prende il via nel luglio 2016 su volontà dell’allora sindaco Franco Pagano fermamente convinto che la difficile situazione di cassa era strettamente legata al mancato versamento dei tributi riscossi da parte della società cosentina. Pagano addebitava grosse responsabilità nella gestione della vicenda alla triade commissariale che l’aveva preceduto.

Sogefil, in sostanza, per sei anni, la maggior parte dei quali a conduzione commissariale, si era “dimenticata” di riversare nelle casse dell’ente introiti per circa otto milioni di euro e l’ex sindaco non intende passarci sopra. Porta prima in Prefettura e poi in Procura un voluminoso dossier sulla delicata vicenda. Partono a tutto campo indagini coordinate dalla Procura di Cosenza. In attesa dei risultati, l’ex sindaco affida agli avvocati Santo Gurzillo e Francesco Salvatore Campisi, entrambi legali del Comune, il compito di depositare nella cancelleria del Tribunale di Catanzaro, in quanto sede di avvocatura dello Stato, un ricorso ex art. 702 c.p.c. contro i componenti della commissione straordinaria e contro il ministero dell’Interno per chiedere loro il risarcimento della somma di 3.600.000 euro pari all’ammontare delle tre polizze fidejussorie emesse dalla società Eticofidi e consegnate ai commissari dalla Sogefil a garanzia di parte del credito del Comune. Le polizze, una volta attivate, risultavano fasulle. Il Tribunale di Catanzaro, entrando nel merito della richiesta di risarcimento, sottolinea la diligenza dei commissari nell’assolvere al proprio compito perché gli stessi <si sono attivati nel recupero delle somme indebitamente trattenute dalla società concessionaria tentando la predisposizione di un piano di rientro garantito da polizze fideiussorie>. Nulla dice, però, il giudice sul perché la triade commissariale abbia accettato e sottoscritto polizze rilasciate dalla società “Eticofidi”, non abilitata a trattare con i Comuni e mai in causa sino a quel momento, anzichè da “Credi Consumo” sulla quale gli uffici avevano esperito ogni utile indagine. L’Ufficio finanziario entra, infatti, in contatto con Eticofidi solo dopo che le polizze erano state accettate dai commissari per ratifica delle stesse e per accertarne la validità. Il libro della “Sogefil story” sembra destinato ad arricchirsi di altre pagine.

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