Il Consiglio di Stato rovina le feste ai titolari di concessioni demaniali

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Dopo anni di tuoni, per gli operatori turistici titolari di licenze demaniali, è arrivato il temporale. E questa volta il rischio di essere travolti da vento e pioggia è davvero alto. Il Consiglio di Stato, presieduto da Filippo Patroni Griffi, con sentenza n. 18 dello scorso 9 novembre pronunciata a sezioni riunite, irrompe, infatti, in malo modo nella loro vita sancendo che dal 1° gennaio 2024 <tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive d’effetto>. Ciò anche in considerazione del fatto che <le concessioni di beni demaniali per finalità turistico-ricreative rappresentano autorizzazioni di servizi ai sensi dell’art. 12 della direttiva c.d. servizi e come tali sottoposte all’obbligo di gara». Uno stop perentorio, quindi, ai rinnovi automatici delle concessioni già rilasciate e che la legge 145/ 2018, voluta durante il governo Conte-1 dall’allora ministro Gian Marco Centinaio per disinnescare ogni tensione tra gli operatori turistici, aveva prorogato sino al 2033. Tale termine cade automaticamente. Anzi, è già caduto. Le stesse amministrazioni comunali, volendo, potrebbero già disapplicare la proroga delle concessioni al 2033 in quanto la stessa è incompatibile con le normative europee. Il massimo organo di giustizia amministrativa, tuttavia, riconoscendo che gli enti comunali hanno bisogno di tempo per fronteggiare gli effetti dell’inatteso siluro, concede una proroga di due anni per sistemare l’intero settore delle concessioni.

La sentenza romana, in sostanza, non lascia aperta alcuna via di fuga. A scanso d’equivoci, nella stessa viene precisato che <eventuali proroghe legislative del termine così individuato dovranno naturalmente considerarsi in contrasto con il diritto dell’Unione e, pertanto, immediatamente non applicabili ad opera non solo del giudice, ma di qualsiasi organo amministrativo>. A tremare sono soprattutto i gestori dei lidi. In città – ma altrove non è diverso – faticano a metabolizzare la nuova situazione. In tanti sono già pronti a difendere con i denti un diritto che ritengono acquisito, ma non manca chi si rende perfettamente conto che la situazione è diversa dal passato. La preoccupazione, peraltro, non affligge solo i titolari di concessione nicoteresi. L’improvviso uragano sta investendo tutta la Calabria e tutta l’Italia. Da Nord a Sud, il dibattito è aperto. Il fatto stesso che la sentenza del Consiglio di Stato sia frutto di un dibattito tenutosi a sezioni riunite e che siano stati previsti tutti i paletti necessari per sbarrare il passo ad ogni provvedimento riparatorio non lascia spazio a cavalcate d’ottimismo. Tra l’altro, i giudici amministrativi della Capitale, rimarcano che <nel conferimento o nel rinnovo delle concessioni, vanno evitate ipotesi di preferenza “automatica” per i gestori uscenti> per poter mettere in primo piano le capacità tecniche, professionali ed economiche degli operatori in gara. Brutte rogne che, peraltro, non riguardano solo i titolari di concessioni. A trovarsi in serie difficoltà ci sono anche le amministrazioni comunali e le Regioni. Graverà sulle loro spalle la responsabilità di raffreddare una patata bollente destinata a scottare parecchie mani. I Comuni, dopo aver sonnecchiato per anni, non possono arrivare impreparati all’appuntamento fissato dal Consiglio di Stato. In primis, dovranno preoccuparsi di adottare il Piano spiaggia. In decenni non sono riusciti a farlo, ora si dovranno affrettare.

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