Intelligence, Mario Caligiuri al Master dell’Università della Calabria: Intelligence: un sapere per tutti tra disinformazione dominante e rischio degli Stati Imperialisti delle Multinazionali.

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L’undicesima edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria è stata aperta con una lezione del Direttore del Master Mario Caligiuri, Presidente della Società Italiana di Intelligence.
Caligiuri ha esordito illustrando l’evoluzione storica dell’intelligence: “Potremmo individuare quattro fasi nella storia dell’intelligence dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. La prima, in cui veniva impiegata in senso politico e ideologico, nell’ambito della guerra fredda. Dalla caduta del muro di Berlino, l’ideologia liberale ha uniformato il sistema economico, imponendosi in tutto il pianeta diventato un immenso mercato globale, con l’intelligence che è stata impiegata prevalentemente in tale direzione. La terza fase è cominciata dopo l’11 settembre 2001 con l’intelligence utilizzata per difendere le democrazie dal fondamentalismo islamico. La rivoluzione culturale dell’intelligence, però, è arrivata solo dopo l’attentato a Charlie Hebdo nel 2015, quando si è assistito a una trasformazione culturale nella percezione dell’opinione pubblica, che ha cominciato a considerare i Servizi non come il lato necessariamente oscuro dello Stato ma come una struttura fondamentale per stabilizzare le istituzioni democratiche e difenderle dal terrore e dal crimine”.
Soffermandosi sulle sfide più attuali della comunità di intelligence, Caligiuri ha spiegato i rischi della dilagante disinformazione che “può essere considerata l’emergenza democratica ed educativa di questo tempo, specie in un Paese come il nostro ad alto tasso di analfabetismo funzionale che dovrebbe fare riflettere sulla reale natura della democrazia in Italia”. “In un contesto di crescente sviluppo tecnologico – ha proseguito – la circostanza di riuscire a raccogliere quantità sterminate di informazioni pone in evidenza contemporaneamente la difficoltà di processarle adeguatamente”. Per Caligiuri occorrerebbe fronteggiare lo sviluppo accelerato della tecnologia con l’indispensabile potenziamento del fattore umano, adottando quello che ha definito “The Israel Intelligence Model”, dove l’intelligence recluta sia hacker informatici per raccogliere informazioni nei recessi della Rete che laureati in filosofia per interpretarle.
Successivamente ha ricordato quanto sia importante nel mondo globalizzato ricercare un adeguato bilanciamento tra potere economico e potere politico, il quale dovrebbe selezionare la classe dirigente secondo criteri di merito e qualità. Ha quindi evidenziato che “negli anni Settanta venivano ipotizzati ideologicamente gli ‘Stati imperialisti delle multinazionali’. Nel XXI secolo stiamo registrando un ruolo politico sempre maggiore delle multinazionali finanziarie che sembrano prevalere sugli Stati democratici. Questo induce le élite pubbliche a definire il ruolo dell’intelligence”. Infatti, Caligiuri ha delineato i prossimi possibili campi di impegno dell’intelligence. “Le aree dell’intelligence del futuro – ha sostenuto – potrebbero riguardare il contrasto alla criminalità organizzata, che si sta infiltrando sempre di più nell’economia, e il disagio sociale, che potrebbe presto compromettere la credibilità e la stabilità delle istituzioni democratiche; il confronto con le multinazionali finanziarie e con le megalopoli che assumono autonomia rispetto agli stati; il controllo dell’intelligenza artificiale che potrebbe inevitabilmente provocare una frattura epocale nella storia dell’umanità. Quest’ultima osservazione sposta l’attenzione su quello che è il oggi il vero campo di battaglia dell’ordine mondiale e cioè il controllo delle menti delle persone attraverso il cyberspazio, che assume una determinante centralità. Per fronteggiare sfide decisive, dove niente sarà più come prima, occorrerà puntare sulla consapevolezza dei cittadini, in modo che riescano a controllare i propri rappresentanti, e sulla responsabilità delle élite, per essere in grado di esercitare le proprie funzioni in direzione il più possibile dell’interesse generale. Tutto questo comporta l’aumento delle capacità cognitive cerebrali delle persone per fronteggiare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, attraverso percorsi accelerati che considerino l’educazione di qualità la priorità sociale di questo tempo”.

 

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