L’amurusanza di Tea Ranno, Mondadori.

Nessun commento Share:

Quando ero bambina, mia nonna ogni volta che riceveva la visita di un’amica o una parente, diceva: “mi portau n’amurusanza”.

L’amurusanza era un regalo, un dono, una gentilezza.

Dopo la morte di mia nonna, non ho mai più sentito questo termine.

Qualche mese fa in libreria, alla ricerca di un nuovo libro da leggere, l’emozione mi ha avvolta come in un caldo abbraccio.

Un libro dal titolo L’amurusanza di Tea Ranno, scrittrice che già conoscevo perché anni fa avevo letto “La Sposa vermiglia”.

Questa nuova opera di Tea Ranno non cattura il lettore solo per il titolo.

E’  una storia che parla di amore, solitudine, orgoglio, onore, rispetto e in particolare della passione: quella che ti travolge, che non ti fa capire più nulla, che  ti fa tremare le gambe,  che ti toglie il sonno e ti fa morire per poi riportarti alla vita.

La storia si dipana nell’agosto del 1994 in un  piccolo borgo siciliano di cinquemila abitanti, dove tutti si conoscono.

Su un lato della piazza c’è una  tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolci, spezie e cartoline.

La tabaccheria è gestita da Costanzo e da sua moglie Agata, i quali sognano una vita insieme nel loro pezzo di terra chiamato “la Saracina” un vero paradiso coltivato ad aranci e limoni.

La coppia non vuole sottostare ai soprusi del sindaco “Occhi Janchi” e della cricca comunale che vogliono a tutti i costi appropriarsi della loro terra per farne una discarica.

Per questo  sono disposti a scavalcare diritti e persone, a tal punto che il cuore di Costanzo non sopravvive a questa sofferenza.

Agata è bellissima e sola e la cosca di “Occhi Janchi” la  prende di mira.

Ma Agata in realtà  non è sola, Costanzo continua a guidare e sostenere lei e i paesani che le ruotano attorno: Roberto, il professor Scianna, “Giuliuzzu”, Carmine, il maresciallo Locatelli,  che inizialmente rimangono ammaliati e concupiti dall’incantevole bellezza  di Agata per poi lasciarsi trasportare dalla sua potenza di spirito.

E poi l’erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l’anima, Lucietta detta “la piangimorti”, una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate,  Violante e don Bruno.

Personaggi che sfidano il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di amurusanze.

Il fatto determinante che sembra cambiare il vento e riscuotere le passioni, è un pranzo cucinato dalla “piangimorti” Lucietta con l’utilizzo delle spezie portentose dell’erborista Lisabetta: si tratta di prelibatezze in grado di risvegliare sentimenti sopiti e curare i malanni del cuore, le paure cadono e tanti tasselli riescono a ricomporsi

Da allora tutto sembra possibile, gli amori si possono svelare, le passioni esternare, i muri dell’anima cadere  e le violenze combattere.

Un libro meraviglioso, dove la sicilianità scorre a 360 gradi.

Un libro che consiglio a tutti di leggere e che potrebbe essere la trama di un film.

Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963.

Dal 1995 vive a Roma.

È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura.

Ha pubblicato per e/o i romanzi “Cenere” (2006, finalista ai premi Calvino e Berto, vincitore del premio Chianti) e “In una lingua che non so più dire” (2007).
Nel 2012 per Mondadori  “La sposa vermiglia” e nel 2014, sempre per Mondadori, “Viola Fòscari”.  Nel 2018 con Frassinelli ha pubblicato Sentimi.

Per Curcio ha scritto tre libri per bambini, l’ultimo dal titolo Le ore della contentezza.

 

Condividi questo Articolo
Previous Article

Associazione Culturale Anassilaos: Premio per la Poesia Ibico Reggino.

Next Article

Usb Vigili del Fuoco Calabria, petizione popolare per organico adeguato per soccorso efficiente

You may also like