Prima il Covid, ora la guerra in Ucraina. Il filo diretto che negli anni scorsi si era creato tra Russia e Calabria non esiste più. A reciderlo sono arrivati gli effetti della pandemia e le bombe che da qualche giorno cadono sull’Ucraina accerchiata e bombardata dalla Russia. Un danno rilevante per il turismo ed il commercio calabresi che perdono introiti alquanto significativi. In realtà, per i russi – ma anche per gli americani – la Calabria era diventata, negli ultimi anni, una delle mete preferite per le loro vacanze. Cominciavano ad arrivare, a piccoli contingenti, già ad aprile sparpagliandosi, soprattutto, nelle strutture ricettive incastonate nella costa tirrenica che da Scalea scivola sino a Tropea, con qualche deviazione anche sulla costa Viola e sulla costa jonica. Poi, subito dopo le festività pasquali, le prenotazioni lievitavano e sino ad ottobre la loro presenza toccava numeri alti. Una delle mete preferite era e rimane Tropea, ma del boom di presenze godevano a piene mani anche il comprensorio di Capo Vaticano e altri centri minori come Parghelia e Zambrone.
In sostanza, quello dei russi costituiva ormai un filone importante per il turismo della Costa degli dei anche perché gli stessi non si limitavano alla breve permanenza vacanziera, ma, spesso e volentieri, si innamoravano delle bellezze paesaggistiche e naturali finendo con l’investire somme importanti nell’acquisto di lussuose ville e nello shopping etichettato. La loro permanenza, peraltro, interessava sì strutture ricettive a stelle ridotte, ma si concentrava, almeno nel 50% dei casi, sull’exstra lusso. A poco a poco, alberghi e villaggi in contatto con i tour operator della Russia si sono organizzati inserendo nel loro sito Internet pagine scritte, oltre che in inglese, anche in russo. La Regione ha anche fatto la sua parte nell’intento di allargare la stagione delle vacanze almeno sino ad ottobre. <A dire il vero – confessa Antonio Loiacono, dirigente del Consorzio gestioni turistiche di capo Vaticano – al momento non siamo in condizioni di dire quanto peserà la guerra ucraina sulle nostre attività anche perché mancano dati pregressi completi. Di certo, ancora non ci sono né prenotazioni né disdette. Dobbiamo sperare – prosegue – che il conflitto in corso finisca nel più breve tempo perché solo così si potranno attenuare le conseguenze negative. Peraltro, i russi cominciano a prenotare le vacanze subito dopo Pasqua e, quindi, la possibilità che le prospettive migliorino non è da escludere>.
Situazione in stand bay anche per quanto riguarda le strutture alberghiere. <Abbiamo sempre registrato – sostiene Massimo Vasinton, presidente Associazione albergatori – una buona presenza tanto russa che ucraina lavorando direttamente con i loro tour operator. L’esclusione della Russia dallo Swift con conseguente penalizzazione nei pagamenti e le pesanti sanzioni adottate nei suoi confronti non potranno che tradursi in un danno per le attività alberghiere. Si tenga presente che i russi prenotavano sempre per tempo e questo ci consentiva di programmare al meglio la stagione>.
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