Vittoria Vardè:” La Pandemia, la guerra e la vita frammentata”.

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Pubblichiamo nella sua stesura integrale la riflessione della dott.ssa Vittoria Vardè Psicologa-psicoterapeuta sulla pandemia, la guerra  e la vita frammentata: 

“Ancora una volta la vita ci mette a dura prova, ponendoci difronte ad un nuovo evento traumatico.

La pandemia ha indotto un drastico cambiamento nella quotidianità di ogni individuo modificando abitudini, relazioni e determinando un’alterazione dell’equilibrio psicofisico. Tutta la popolazione sociale ha risentito degli effetti della pandemia e delle misure drastiche che sono state attuate per contrastare la diffusione del virus.

Studi scientifici confermano che negli ultimi due anni sono notevolmente aumentati i disturbi d’ansia e molti disagi psicologici, che riguardano tutte le fasce d’età, ma soprattutto vedono coinvolti bambini e adolescenti.

Siamo ancora nel vortice della pandemia, vittime di nuove varianti, di contagi e del grande senso di precarietà che è diventato ormai uno stato d’animo costante.  Ed oggi, eccoci travolti da un nuovo trauma.

Il trauma, lo abbiamo già sperimentato, frammenta e crea caos, alimenta senso di insicurezza, stati d’ansia e angoscia di morte. Le esperienze traumatiche annientano le difese psichiche determinando reazioni di tipo cognitivo, emotivo e fisico.

Ogni individuo risponde in maniera soggettiva all’evento traumatico e tale risposta è fortemente influenzata da precedenti esperienze traumatiche che la persona ha vissuto, dalle caratteristiche di personalità, dal modo in cui si è stati coinvolti nel trauma.

In caso di esperienze traumatiche forti non elaborate, si può presentare un quadro clinico caratterizzato da flashback, ricordi, incubi, difficoltà nel controllo delle emozioni, rabbia improvvisa, depressione, ansia e insonnia, tutti questi sintomi caratterizzano il Disturbo Post Traumatico da Stress.

Bambini e adolescenti sono sicuramente, le categorie più fragili coinvolte in questo momento così difficile e disarmante. Distacco sociale, disturbi del comportamento, alterazioni del ritmo sonno-veglia e stati d’ansia sono le reazioni più frequenti che i giovani ed più piccoli presentano.

E che dire dei genitori? Spesso lasciati soli nell’incalzante dubbio su cosa sia giusto fare e cosa sia giusto dire. Spesso barcollano nel buio, spiazzati da figli che si rinchiudono in se stessi e che si sono rifugiati in un mondo virtuale che non lascia più spazio ai contatti, agli abbracci, alle emozioni.

Ma come aiutare, allora, i giovani ed i più piccoli in questo periodo?

E’ quasi impossibile tenerli lontani dalle informazioni e dalle immagini che scorrono in maniera dirompente in TV. La televisione e le testate giornalistiche, non ci risparmiano visioni e notizie a volte troppo cruenti che destabilizzano gli adulti e ancor di più i piccoli.  Questi ultimi non hanno ancora raggiunto una maturazione di alcune aree cerebrali, per cui non riescono a filtrare in maniera appropriata le informazioni, di conseguenza vivono tutto ciò che sta accadendo in maniera emotivamente molto intensa, rischiando di farsi invadere e di non riuscire a gestire il carico emotivo.

E’ quindi necessario che le informazioni vengano filtrate ed elaborate dagli adulti.

La condivisione con l’adulto ne alleggerisce il peso ed evita che, i più piccoli soprattutto, diano una loro interpretazione di tutto ciò che sta accadendo.

Il dialogo, l’empatia, un atteggiamento normalizzante teso a comprendere l’emozioni di bambini e adolescenti consente loro di esprimere e di elaborare le emozioni vissute. E’ opportuno calibrare le spiegazioni in base all’età, privilegiando i racconti, il gioco ed il disegno.

Occorre parlare con loro e mettersi in ascolto, far vedere che alla brutalità della guerra si contrappone una forza solidaria e umanitaria che si è attivata, per aiutare le vittime da guerra facendo vedere che c’è un modo per reagire e contrastare questo tipo di sopraffazioni e ingiustizie.

Non occorre manifestare di essere forti, ma è necessario far capire alle nuove generazioni che la sofferenza fa parte della vita e che come ogni altra emozione può essere esperita e vissuta e che da tale esperienza, seppur forte, impareremo a essere più resilienti.

La pandemia e la guerra passeranno, ma gli effetti del trauma, se non adeguatamente affrontato, saranno duraturi.

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