Mare inquinato, Giacomo Saccomanno e Andrea Tripodi in prima linea

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camillo falvo, silvio greco
camillo falvo, silvio greco

Se prima c’erano solo dei sospetti, adesso, alla luce delle “scoperte” fatte dai tecnici dell’associazione “Anton Dhorn” guidata da Silvio Greco, la situazione appare decisamente più chiara e più seria: i liquami fognari di gran parte dei comuni della Piana finiscono in mare senza essere trattati per come previsto. Il tratto di litorale compreso tra la foce del torrente “Budello” e la foce del “Mesima”, nonché l’entroterra di entrambi i corsi d’acqua, confermano, di conseguenza, il loro ruolo cardine nell’inquinamento delle acque marine. Niente di nuovo sotto il sole! Denunce e proteste contro i fenomeni che avvelenano l’estate e la salute delle popolazioni rivierasche si susseguono da anni; mentre, però, così facendo, i cittadini giocano un ruolo importante, la stessa cosa non può dirsi per enti e istituzioni demandati alla salvaguardia dell’ambiente.

Andrea Tripodi

Ne sa qualcosa il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, da tempo in campo contro l’inquinamento marino e ancora in attesa di ricevere concrete risposte alle sue dettagliate denunce. A suo avviso, la collettività ha a che fare <con uomini senza scrupoli che considerano fiumi, torrenti e mare una pattumiera>. Il primo cittadino sanferdinandese punta, in particolare, il dito contro <tutti coloro che, chiamati a vigilare e impedire, esibiscono limiti di competenza, assenza di disposizioni, inoppugnabili risultati scientifici, allusivi cenni a responsabilità superiori>. In sostanza, <un muro inespugnabile – sostiene Tripodi – dietro il quale si nascondono fragilità deontologiche, protezioni occulte e le tante opacità di interessati manutengoli>. Peraltro, Tripodi rimarca il fatto che il tubo del megadepuratore, che dovrebbe sfociare a 400 metri dalla riva, è rotto da tempo a meno di cento metri dalla battigia e nessuno si preoccupa di ripararlo. Aggiunge anche che un drone utilizzato dal Comune nei mesi scorsi ha individuato un altro tubo sito sul litorale a Nord della Iam, arenile San Ferdinando, che scarica liquami a mare agendo da troppopieno per una non ben individuata condotta. Di fronte a tanto sfascio, a mò di contentino per placare gli animi, la Regione anziché intervenire per eliminare i guai del megadeputaore di sua proprietà, se la cava di cavarsela stanziando 100mila euro per la riqualificazione della foce del Mesima. Soliti, inutili pannicelli caldi!

Giacomo Saccomanno

Guarda con attenzione a quanto succede anche Giacomo Saccomanno, coordinatore del “Comitato per la difesa della costa tirrenica. <Dopo oltre vent’anni – afferma – si è scoperto qualcosa che noi segnaliamo da sempre con denunce ed esposti che, però, non hanno rotto la parete omertosa del malaffare. Oltre 50 atti che sono rimasti lettera morta in virtù dell’assenza di una mentalità vicina al sistema ambientale. Condotte che hanno dato molto fastidio e dalle quali è scaturito un tentativo di bloccare ogni nostra azione con intimidazioni e spari nei confronti di beni appartenenti al presidente del comitato>. Saccomanno ricorda la raccolta di firme per la destituzione del prefetto pro tempore, l’occupazione del palazzo di governo e la strana vicenda di un perito nominato dalla Procura di Palmi e che, <dopo aver preannunciato delle situazioni importanti, non ha proseguito nell’incarico facendo perdere le sue tracce>. Per uscire dal guado, <non c’è che da continuare a lavorare – conclude – sulla strada della legalità. Noi andremo avanti per come abbiamo sempre fatto>.

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