A Radio Piana c’è sempre il sole.
Radio Piana era una radio che trasmetteva da Rizziconi e questa frase era il ritornello che veniva mandato, tra un programma e l‘altro.
Correva l’anno 1978, il borgo natio profumava d’estate, di papaveri, di margherite di frutta ed erba fresca.
L’odore della terra danzava nell’aria, mentre le comari del borgo esponevano al sole i pomodori che, una volta essiccati, veniva messi sott’olio e conservati per l’inverno, che incombeva minaccioso all’orizzonte.
Le comari preparavano, anche, le melanzane nel contenitore di terracotta(u carneli) e la passata di pomodoro.
Mentre le bottiglie bollivano nel calderone, sulla braci venivano arrostiti i peperoni e le pannocchie.
Seduta su una sediolina, sniffavo quei magici profumi, mente il rosso del tramonto dondolava sugli ulivi.
La strada non era ancora asfaltata e quando massaro Cesare, rientrava a casa con il suo carro pieno di fieno, mulinelli di polvere danzavano nell’aria.
All’inizio della strada che portava a Cannavà, c’era una colonna in pietra, che ricordo ancora come in un sogno.
Compare Stefano e comare Grazia Pellizzeri, sedevano sull’uscio della loro casa ed ammiravano il tramonto.
Maria la loro figlia mi raccontava spesso storie di fantasmi, di anime incastrate tra il nostro mondo e un altro, a me sconosciuto, che non riuscivo a capire.
Di nuovo ritornava la frase: “A Radio Piana c’è sempre il sole”, mentre io pensavo che il mondo fosse solo quello, che iniziasse e finisse lì tra gli ulivi, dove ogni sera le cicale gioiose intonavano le loro serenate.
Sognavo ad occhi aperti, forse perchè l’estate era amica dei sogni, dei profumi, dei colori e delle canzoni che ascoltavo a Radio Piana : quelle di Umbero Tozzi e dei Matia Bazar.
Quando perdevo la frequenza, correvo da Ciccio, il fratello del mio amico Pinuccio e gli chiedevo di risintonizzare di nuovo la radiolina, finchè non ho imparato a farlo da sola.
Adoravo cantare, amavo la musica, desideravo studiare il piano, ma al borgo natio era impossibile.
La musica mi consolava, ogni qualvolta la tristezza tornava ad appiccicarsi al mio cuore.
Non amavo solo la musica, amavo moltissimo anche i libri.
Adoravo leggere: leggere per vivere, per sognare e per esistere.
Il mio piccolo mondo antico era costellato dalla musica, dai libri e dai miei primi piccoli scritti.
A Radio Piana c’è sempre il sole.
A volte la sera papà andava a prendere l’acqua al pozzo, io andavo con lui perché di fronte al pozzo c’era un ballatoio di cemento e mentre papà riempiva le bottiglie, il ballatoio diveniva il mio palcoscenico, dove io mi esibivo davanti ad un pubblico di fili d’erba e rossi papaveri.
Immaginavo che in quel posto la notte, quando Selene splendeva nel blu cobalto del cielo, danzassero gli elfi e le fate, magiche creature che popolavano “i fatti” che nonna mi raccontava.
Sono passati i mesi, le stagioni e gli anni e un’altra estate sta arrivando.
Sapere che sta arrivando dona gioia al mio cuore.
L’estate è ancora per me, la stagione dei sogni o meglio della speranza.
La speranza mi aiuta a sognare ancora, nonostante tutto.
Chiudo gli occhi e rivedo la bambina seduta sulla sediolina , che sogna inebriata dai profumi e dai colori, in compagnia della radiolina nera, sempre sulle frequenze di Radio Piana.
Chiudo gli occhi e sogno ancora, la vita, i sogni e le gioie mai arrivate.
Mentre l’estate sta tornando, io rivedo il sogno della perduta felicità.
Sorrido amaro e ricordo le dediche che Cetta sorella di Montagnina e il suo fidanzato si scambiavano su Radio Piana.
Non esistevano i cellulari e Cetta chiamava Radio Piana da una cabina telefonica a gettoni.
Oggi Radio Piana non c’è più, la tecnologia ha invaso le nostre vite, i computer e i cellulari hanno sostituito le radio, ma io non dimenticherò mai la mia Radio preferita, che mi ha tenuto compagnia, ha cullato i miei sogni e curato la mia anima.
Mentre scrivo, ritorna al mio cuore, il ricordo di un’altra estate: l’estate 1982, quando l’Italia aveva vinto i Mondiali in Spagna, la gioia del grande e amato presidente Sandro Pertini.
Io cantavo “Non sono una signora” della mitica Loredana Bertè.
Ricordo ancora l’estate 1983 con Every Breath You Take dei Police.
Portavo la mia radiolina tra gli ulivi, dove c’era il rudere di quella che un tempo prima dell’immigrazione degli anni 50 era stata la casetta di un calzolaio.
Cantavo e sognavo, ancora illusa che il mondo fosse solo quello, vestito di rossi papaveri e profumato di terra bruciata dal sole.
Corrado Alvaro, Pirandello e i miti greci mi facevano compagnia.
Ma c’erano giorni particolari, dove la tristezza veniva a trovarmi, divenendo la mia la mia seconda pelle,
Nemmeno il profumo di nuove pagine leniva il mio dolore, allora mi rifugiavo su Radio Piana e le dediche abbinate alle canzoni, per ritornare a sorridere, vivere e sognare, perché come diceva il ritornello
A Radio Piana c’è sempre il sole.
Il tempo è passato come un ladro, ha piantato croci nel mio cuore, ha sparigliato tutte le carte.
Ho lasciato il borgo natio, ho sepolto i sogni, ma non il ricordo della mia radiolina nera, sintonizzata su Radio Piana che tra una canzone e una dedica diceva :
”A Radio Piana c’è sempre il sole”.
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