Campo Estivo della Folgore in Aspromonte

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Adunata di uomini liberi in Aspromonte. Paracadutisti dell’A.N.P.d’I. (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia) di Reggio Calabria e Cosenza, ricchi di passione e di amore per la Patria, in raduno sui Piani dello Zillastro.

Un agire diverso da quello faccendiero, spettacolare, aziendale. Un agire fine, attento ai gemiti dello spirito, che ama il piccolo e l’invisibile. Un agire che ritrova lo stile e l’energia di un amore forte e paziente, capace di donare senza nulla chiedere in cambio. Amici che praticano la legalità, contro una rassegnazione e un moralismo interpretato, a favore di una società che celebra i giovani in virtù del proprio passato, presente e avvenire.

L’ultimo fine settimana di giugno 2022,  nella montagna dell’Aspromonte, esattamente sull’altopiano dello “Zillastro”, in prossimità del Monumento, eretto anni addietro, all’interno di un’ampia pineta, per ricordare la cruenta battaglia ingaggiata l’8 settembre 1943 da 400 Paracadutisti, appartenenti all’VIII Btg. del 185° Rgt. della Divisione Nembo, contro 5.000 soldati del reparto anglocanadese Nova Scotia,  puntuali al raduno i Parà della X Zona, in particolare quelli delle Sezioni di Reggio Calabria e Cosenza. Fonte Canadese, che relazionò sulla battaglia, afferma: “Gli Italiani combatterono ferocemente e questo fu il più notevole scontro, considerato l’atteggiamento supino adottato dalle altre truppe italiane incontrate fino ad ora”.

All’appello hanno risposto i Paracadutisti Pino Perrone (Consigliere Nazionale ANPd’I), Nunzio Mileto (Presidente ANPd’I di Reggio Calabria), Piero Preite (Presidente ANPd’I Cosenza), Antonella Bossio, Antonio Nucera, Nino Chilà, Francesco Giovinazzo, Francesco Sergi, Antonio Coniglio, Cosimo Sframeli. Presenti anche Gianluca Napoli, Gianluca Pagliaro, Angelo Zito, dell’Associazione “SOS metal detector nazionale ETS”, impegnati in una interessante, quanto mai singolare, opera di ricerca storica.

Dopo l’alza bandiera, suddivisi in piccole squadre, hanno approntato la zona bivacco, eseguiti lavori di pulizia e manutenzione del Monumento, nonché in perlustrazione accertare testimonianze del passato.

Il rancio, preparato dal Paracadutista Nino Chilà, è stato “ottimo e abbondante” apprezzato da tutti. All’improvviso, un nubifragio durato un paio d’ore, ma che non scompone nessun Paracadutista. Dopo la pioggia battente e le nuvole continue, uno spiraglio di sole ha finalmente fatto capolino riscaldando la terra e l’aria. L’occasione migliore per eseguire una escursione in luoghi pieni di fascino naturalistico e di storia: “Aria di Vento”, dalla cui sommità, quale miglior premio per il faticoso impegno, ai loro occhi si è spalancato un panorama mozzafiato. Durante il percorso aspromontano, tra sentieri sterrati e impervi, hanno pure goduto di luoghi incontaminati, sconosciuti ai più, ricchi di fascino e ricchi di memoria.

Al tramonto, i Parà rientrano al campo-base dove hanno reso gli onori e ammainato la bandiera. A seguire non si sono risparmiati davanti ai formaggi, salame e capicollo locali, nonché alle grigliate di carne, “innaffiando” con ottimo vino. Al calar della notte, alimentato il fuoco del cuore, hanno dato fondo ai fiaschi di grappa, intonando, come consuetudine, i canti inneggianti ai valori di amicizia e fratellanza.

Prima di ritirarsi, i Paracadutisti, raccolti in semicerchio innanzi al Monumento illuminato dalla luna, hanno reso atti di riverenza ai caduti di tutte le guerre e battaglie, recitando la Preghiera del Paracadutista.

Il giorno successivo, smantellato il campo, hanno effettuato una seconda escursione nel Parco Nazionale d’Aspromonte, ricco di conglomerati rocciosi, a cui il vento e l’acqua hanno dato forme caratteristiche, ripercorrendo ripidissimi assolati sentieri, tra eriche, lentisco, mirto, corbezzoli, castagni e lecci, e respirando forti fragranze fra cespugli di menta e di origano, accompagnati dal maestoso volteggiare di aquile e falchi librarsi nell’azzurro del cielo.

Nelle prime ore del pomeriggio, dopo avere consumato il rancio, i Paracadutisti,  felici di aver rivissuto intensi momenti di piena amalgama, si sono lasciati salutandosi con un ripetuto e lungo “GHERI – GHERI – GHEZ”, l’onomatopeico grido dell’aquila vibratamente echeggiato per le circostanti valli, prima di ritornare a casa alle rispettive famiglie e alla vita di tutti i giorni, aspettando il prossimo Campo della Folgore.

                                                                        

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