Cinquegrana: Dalla Dieta Mediterranea di Nicotera all’etnografia, sociologia e medicina in una osservazione antropica del territorio di Maierato Cinquegrana: Dalla Dieta Mediterranea di Nicotera all’etnografia, sociologia e medicina in una osservazione antropica del territorio di Maierato

Cinquegrana: Dalla Dieta Mediterranea di Nicotera all’etnografia, sociologia e medicina in una osservazione antropica del territorio di Maierato.

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Di Pino Cinquegrana*

Che la Dieta Mediterranea riduce il rischio cardiovascolare in generale, previene la cura metabolica (ipertensione, diabete tipo2, l’ipercolesterolemia, e l’ipertrigliceridemia) è un fatto comunemente acquisito in oltre mezzo secolo di ricerca nelle terre del Mediterraneo secondo i parametri scientifici della Seven Contry Study. Non è mai abbastanza, comunque, sottolineare che Dieta Mediterranea è stile di vita, benessere, long life, identificazione di modalità di consumo dei prodotti secondo precisi e quanto mai strutturati percorsi del cibo visto come healthy outpost. In questo senso, la dieta mediterranea è fattore esperienziale di modelli alimentari dell’area del Mediterraneo che ha relazionato in termini salutari con la cultura classica, ne ha esaltato le valenze e alla fine ne ha proposto lo stile antropico-culturale, che Ancel keys ponendo le sue basi di osservazione dalla città di Nicotera nel mondo determinando l’identità di riferimento da dove oggi prosegue la ricerca, la convegnistica, la comparazione scientifica, la lettura accademica, divenendo scienza che coinvolge saperi multipli che oltre alla storia identitaria abbraccia gli interessi sociologici, psicologici, antropologici e naturalmente della cultura medico-sanitaria di cui oggi grande punto di riferimento è l’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento della Città di Nicotera, patrimonio Unesco, presieduta dal Prof. Antonio Leonardo Montuoro.

Oggi si parla di cultural Heritage legate anche a comportamentalità e riti, della tradizione, della mediterraneità e dalle valenze terapiche nel rispetto dei corpi sempre più proiettati verso un long life attraverso il cibo legato al tempo e alle stagioni, ad una sorta di deismo che decantano la stagionalità e la conservazione del prodotto, il consumo alimentare secondo proporzioni, condimenti e abbinamenti. Insomma un mangiare che diventa indicativo quale correttivo all’eccessivo calorico dando equilibro verso una long way of life che i cinesi riassumono nello stesso ideogramma della parola Italia 意 (Yì) che possiamo tradurre: terra della salute dove il cuore sta bene. Siamo in fondo allo stivale, dicevano i viaggiatori del Grand Tour, e qui i corpi delle persone godono di ottima salute, qui si mangia secondo le stagioni, qui c’è tutta una lettura adefagèaca fatta di olio d’oliva, melanzane, pomodori, zucchine, peperoni, carne d’agnello e pesce ingredienti di cultura ellenica che più vengono usati.

Dal mare di Nicotera ci spostiamo nello stile di vita mediterraneo dell’entroterra di Maierato (nella provincia di Vibo Valentia)  dove la città trova nella sua radice semitica l’identità della sua origine: Mayim: terra sulle acque e molte sono le fonti dislocate sull’intero territorio a ristorare quei contadini che hanno segnato le costumanze di questo popolo che, a sua volta trova, nella radice Mayer (contadino/fattore) trova la sua identità.

Fino agli anni Sessanta il paese era considerato il granaio del vibonese per la sua abbondante produzione di grano per quantità e qualità, elemento principe della Dieta Mediterranea. Il grano rosia è una speciale tipologia la cui farina rossa pare sia indicata per chi soffre di diabete tipo 2. Nella città madre di Rocca Angitola, nel 1276, viveva una comunità di 45 Ebrei sefarditi citati nei Regesti Angioni, qui giunti come esuli, i quali pagavano la Giza, così ripartita: 24 once, 17 tarì e 4 grana. Nel linguaggio dialettale quotidiano ancora resistono espressioni riportati qui nello schema: Caliari significa anche conservare per essiccazione solare.

La compromessa di matrimonio (Mohar), nella tradizione maieratana, ha sempre seguito la stipula di una dote fatta non solo di case e denaro ma anche di terra che nell’atto notarile doveva essere indicata la produttività di cereali. Un modus agendi che entra nella cultura mediterranea proprio dal sentire ebraico, che nel Vecchio Testamento ricorre 3 volte:

  • Genesi 34,12
  • Esodo 22,16
  • I° Samuele 18,25

Alla donna il compito, nella passata tradizione popolare maieratana di preparare e cucinare il pane. Come per quella maieratana è credenza ebraica che la donna mestruata non debba toccare la carne o l’impasto del pane perché tutto si renderebbe contaminato. Una tradizione leggibile in Lv 15,24.

Anche nella gastronomia persistono gusti e sapori della tradizione che si richiamano all’antico passato semitico: La cucina a base di erbe: ervi stranghiati, lattuga, cavolfiori, broccoli, asparagi, pomodori, zucchine, i cereali.

  • La pasta fatta in casa, I Fileja – che nella cultura ebraica vengono detti hannin.
  • La carne di vitello e di manzo
  • Le uova
  • Lo stufato
  • Il peperoncino e i peperoni in genere.
  • Lo scalogno

Nei dolci maieratani molto è l’impiego del miele caro ai sapori ebraici così come la frutta specialmente dei fichi secchi e delle noci. Piante in abbondanza sul territorio. I fichi secchi (il cui albero simboleggia la Sinagoga). Il profeta Isaia guarì re Ezechia da un’ulcera con un cataplasma di fichi. Le noci (nella cultura ebraica questo frutto è legato al dono della profezia). E per adesso Kalì orexi (buon appetito).

*Prof. Pino Ciunquegrana  Antropologist

Componente Comitato Scientifico Accademia Internazionale  Dieta Mediterranea di Riferimento Città di Nicotera

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