RADIO RICORDI: ANNO 1983

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Lo scuolabus giallo veniva a prenderci all’inizio del paese, per portarci alla Scuola Media a Rizziconi.

Ogni mattina l’autista Vincenzo faceva il giro delle frazioni, per accompagnare i ragazzi   a scuola.

Ricordo ancora le sedioline e il loro profumo.

Alle 7,00 del mattino, mentre io e le mie compagne di scuola aspettavamo lo scuolabus, le contadine alle dipendenze del principe Acton, partivano per la raccolta delle ulive.

Correva l’anno 1983, l’ultimo anno della Scuola Media, dopo ci saremmo separate, io avrei continuato la scuola a  Reggio Calabria e  loro a Palmi.

Ho sempre legato la mia vita ai profumi e alle canzoni.

Allora usavamo i profumi/deodoranti che mamma  e le altre donne del paese, compravano dal venditore ambulante, insieme ai prodotti per l’igiene della casa e personale.

Ricordo che  le donne anziane lo chiamavano “u varachinaro”, perché  vendeva anche la  varechina per sbiancare i tessuti.

Ricordo ancora i nomi: Malizia, Impulse, Bac e poi il profumo Baruffa.

Se chiudo gli occhi, sento ancora  ogni singolo profumo e mi emoziono.

Un’altra cosa che ricordo con emozione, è il profumo del  sapone Camay.

Il borgo natio era ancora semplice,  caratterizzato dalla bellezza delle quattro stagioni.

La tecnologia e il cosiddetto progresso non erano ancora arrivati.

Io e le mie compagne compravamo alla bottega le patatine, in ogni pacchetto c’era un braccialetto colorato e  per noi era una festa.

Adoravamo anche  la Girella Motta. Allora era una moda mangiarle.

A primavera passeggiavamo tra gli ulivi, stordite dai profumi della terra e dei fiori, giocavamo a fare le grandi, fumando le  sigarette Kim alla menta che Silvana “rubava” alle sorelle più grandi.

In realtà non fumavamo davvero, era una finta. Nessuna di noi aspirava il fumo, ma quelle sigarette  ci  facevano sentire grandi.

La mattina il gallo del pollaio vicino, cantava e il suo chicchirichì mi faceva compagnia.

Con Tina guardavamo  alla Tv Discoring,  una trasmissione musicale prodotta dalla Rai ideata da  Gianni Boncompagni, la quale  riprendeva a grandi linee lo schema del britannico Tpo of the Pops, vale a dire presentare in diretta televisiva i gruppi musicali, sia italiani che internazionali, in classifica in quel momento; alla conduzione del programma c’erano Anna Pettinelli, Emanuela Falcetti ed Isabel Russinova.

Amavamo Words (Don’t Come Easy)  un singolo del cantante francese F.R. David, pubblicato l’anno prima e  le canzoni dei Culture Club.

Quell’anno al Festival di Sanremo   aveva vinto Tiziana Rivale.

Al secondo posto Donatella Milani, al terzo posto Dori Ghezzi e al quarto i Matia Bazar con Vacanze Romane.

Donatella Milani,  portava i capelli corti ed io che volevo essere  sempre alla moda, avevo subito  tagliato i miei.

Avevo pregato Antonella, la parrucchiera di Taurianova, di farmi il taglio uguale a quello della Milani.

La sera del Festival  di Sanremo mamma preparava la pasta fatta in casa per la domenica.

Sullo scuolabus  con le mie compagne, commentavamo le canzoni di  Sanremo e parlavamo dei nostri sogni.

All’uscita di scuola  aspettavamo lo  scuolabus, io nell’attesa correvo a comprare i giornali: Dolly, Oggi, Amica e il Sorrisi e Canzoni, perché oltre   ad amare i libri, amavo anche lo spettacolo, la musica e la moda.

Ricordo ancora la gonna di jens e i collant colorati, il max pull fucsia e giallo con gli scalda muscoli abbinati.

Su sorrisi e Canzoni c’era la classifica dei dischi più venduti e i programmi tv.

Con Tina  guardavamo le telenovelas “Gli Emigranti” e “Adolescenza Inquieta”.

La prima, mi piaceva perchè raccontava la storia dell’emigrazione italiana in Brasile, la seconda perchè i protagonisti erano ragazzi come noi, con gli stessi nostri problemi.

Come ho detto prima, al borgo natio, tutto era caratterizzato dalla bellezza delle stagioni.

Ricordo quando nei grigi pomeriggi invernali,  sedute  davanti al caminetto,  io,  Tina e Silvana mangiavamo le fette di limone con il sale, ne andavamo pazze.

E poi ricordo che,  tra una pagina e l’altra delle mie letture, mi piaceva guardare dalla finestra le contadine, intente alla raccolta delle ulive, la meccanizzazione non era ancora arrivata e vederle al lavoro ,soprattutto quando con il “crivu” separavano le olive dalle foglie, era uno spettacolo, come assistere ad una magica danza.

In quei momenti avrei voluto essere brava in disegno , essere una pittrice e immortalarle su una tela.

La notte era meraviglioso guardare Selene , nel silenzio degli ulivi.

Dalla mia cameretta guardavo Selene e sognavo…

Le vecchine in paese, raccontavano che vicino al rudere di quella che un tempo era stata la casetta del fattore, si aggirasse ancora la” lanterneda”, ossia il fantasma del fattore che camminava tra gli ulivi con una lanterna in mano.

Io non l’ho mai visto, nonostante abbia guardato ore e ore, nella speranza di vederlo.

La primavera è la stagione del risveglio, della vita che rinasce, nei pollai del paese nascevano i pulcini.

Era una gioia vederli, tantissimi attorno alla chioccia.

I prati si riempivano di fiorellini gialli e  di roselline selvatiche.

Dalla terra saliva un profumo indimenticabile, l’erba era di un verde magico, io e le mie compagne riprendevamo le nostre passeggiate, i nostri canti , le nostre risate e le nostre Kim alla menta.

A Pasqua era una festa mangiare  il pane con le uova (a cuddura) e i  biscotti(viscottina).

Ricordo che in quel periodo papà, mi aveva comprato delle racchette con la pallina e con Tina  giocavamo a tennis.

A fine maggio iniziava il Festivalbar  e noi lo guardavamo  per  scoprire le canzoni dell’estate, quell’anno particolarmente belle.

Adoravo i Police e  la canzone  di Robin Gibb  Juliet, li ascoltavo da sola, a volte me ne andavo dietro casa di mia nonna, dove non c’era nessuno, solo uliveti magici.

Ascoltavo  le canzoni sognando una città, un museo, libri, canzoni e vita, che nonostante la magia delle stagioni mancava.

La vera vita  mancava terribilmente.

Io volevo vivere oltre le stagioni, perché  non mi bastavano più.

La canzone dei Police mi faceva sognare e mi riempiva di tristezza, lacerava il mio cuore.

Adoravo  anche Scialpi ,avevo  il poster attaccato al muro nella mia stanzetta.

Papà mi portava a Rizziconi  per continuare a comprare i giornali.

Il mare della Tonnara di Palmi era un sogno: pulito, limpido, meraviglioso e la spiaggia era incantevole.

Ricordo il bellissimo pareo comprato sulla spiaggia, di una particolare sfumatura d’azzurro.

Il profumo dell’estate ,della pizza , delle noci di cocco e dello zucchero filato, vivono ancora con me.

Andavamo a San Rocco e alla Madonna dei Poveri.

Il 15 agosto dalla finestra con le mie sorelle guardavamo le persone che si recavano a piedi a San Rocco

d’ Acquaro.

Nonostante  in molti paesi della la Piana  del Tauro si festeggiava e si festeggia ancora San Rocco, il più amato era e lo è ancora San Rocco d’Acquaro.

Don Luca Asprea lo aveva decretato tantissimo tempo prima .

L’autunno arrivava vestito d’ oro e la mia anima danzava con le foglie ingiallite, papà andava a raccogliere funghi e la casa era intrisa del loro profumo, del profumo delle noci e delle castagne.

Il mare d’inverno mi faceva piangere , ero nata scrittrice ma ancora non lo avevo compreso, nonostante i molti segni, la ricerca della solitudine e la tristezza che arrivava all’improvviso, tediando la mia anima.

A Pentimele il mare d’inverno mi faceva piangere.

A Reggio Calabria ho visto il cinema per la prima volta, con  Rossana e Paola la sua amica,  guardare il film   Flashdance è stata una grande emozione.

A  novembre insieme ai miei genitori visitavamo i cimiteri: a Rizziconi dai nonni, a Taurianova dal nonno a Cittanova dal bisnonno.

Novembre  per me vuol dire crisantemi e candele.

L’autunno senza saperlo aveva scritto il mio destino: “L’autunno nell’anima”.

Declinavo rosa rosae , amavo la storia e l’ italiano.

Mimma la mia compagna di banco abitava dalle suore e il sabato tornava nella sua  Roccaforte del Greco.  Ci dividevamo i libri da portare, lo abbiamo fatto per tutti i quattro anni dell’Istituto Magistrale, dove al mattino prima di entrare a scuola guardavo il fenomeno della Fata morgana, non sapevo ancora che avrei scritto anche di lei.

Con Tina e Silvana ci eravamo separate, perché loro avevano scelto la scuola di Palmi.

Un pomeriggio a Reggio Calabria  ero sola,  ascoltavo la canzone di Renato Zero “Amico”,  ho pensato a Tina e ho pianto tutto il pomeriggio.

Dicembre portava insieme all’inverno, il profumo delle zeppole, il calore del caminetto.

Quell’anno a dicembre,  al cinema Carlo Vanzina  aveva portato  il suo primo cinepanettone “Vacanze di Natale”.

E Dicembre come dice una filastrocca “Chiude l’anno e lo sotterra”.

Fine del  1983, con i suo sogni, la moda, i film e le canzoni.

Fine per sempre, ma non dal mio cuore, dove  ancora vivono, nonostante tutto.

Since you’ve gone I been lost without a trace.

I dream at night I can only see your face.
I look around but it’s you I can’t replace
I feel so cold and I long for your embrace
I keep crying baby, baby, please

Oh can’t you see

Every Breath You Take

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