La rassegna di teatro contemporaneo “Sguardi a Sud”, sapientemente curata dalla compagnia Porta Cenere, è pronta a catturare il cuore del pubblico con un nuovo e imperdibile appuntamento. Il palcoscenico, sotto la direzione artistica di Mario Massaro, con il patrocinio del Comune di Mendicino e il sostegno della Fondazione Carical, prenderà vita con “Antigone – una donna di Calabria”. Lo spettacolo, in scena il 12 novembre (ore 18) presso il Teatro comunale di Mendicino, è un toccante omaggio alle vittime del naufragio di Cutro. Una storia che si intreccia con la drammaturgia firmata da Franco Dionesalvi e Massimo Costabile, l’interpretazione di Antonella Carbone, la traduzione in lingua calabrese e le musiche originali curate da Mario Artese, la scenografia di Gino Veneruso, il disegno luci di Matteo Costabile e il progetto regia di Massimo Costabile.
Nel cuore delle tenebre, Antigone si risveglia nella realtà del presente, rinchiusa e confinata nella sua prigione. La sua voce è un grido che emerge dal mare e continua a risuonare nel tempo trascinandoci in un mondo di sofferenza e disperazione. Una tragedia che raffigura l’eco straziante dei giorni nostri. Una narrazione che ha inizio tra i resti di migliaia di vite naufragate e disperse nel Mar Mediterraneo, un tempo considerato culla della civiltà, ora trasformato in un orribile cimitero all’aperto.
In un mondo che spesso ignora le voci degli invisibili, “Antigone- una donna di Calabria” emerge come una rivisitazione teatrale che scava profondamente nella realtà dei migranti, portando alla luce storie ignorate e sofferenze taciute. Questa rappresentazione non è una semplice riscrittura della tragedia di Sofocle, ma un viaggio che ci costringe a confrontarci con la crudele verità del nostro tempo.
La narrazione che si dipana sul palco è al tempo stesso tragica ed epica, un’opera di straordinaria potenza emotiva. La tragedia emerge quotidianamente, incarnandosi nei naufragi, nei respingimenti e nelle tragedie umane che sfuggono alle parole. Le storie di coloro che cercano una via d’uscita, spingendosi verso orizzonti incerti, sono spesso raccontate solo attraverso cifre e statistiche. Questo spettacolo dà voce alle storie umane che si nascondono dietro le notizie di cronaca. Ma c’è anche l’elemento epico: è l’epopea degli uomini e delle donne che, pur affrontando la morte, lottano per cambiare il loro destino da “ultimi del mondo”. Armati di resilienza, determinazione e speranza, sfidano le avversità intraprendendo il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo in cerca di speranza e libertà e ci ricordano la straordinaria forza dell’animo umano.
In questa potente pièce, Antigone emerge come simbolo eloquente di coloro il cui grido è stato soffocato, ma le cui suppliche continuano a risuonare tra le onde implacabili dell’immensità marina. “Antigone- una donna di Calabria” è uno specchio che riflette le sfide e le contraddizioni del nostro tempo, spingendoci a riflettere sulla nostra responsabilità collettiva nei confronti di coloro che sono alla ricerca di un futuro migliore.
Un altro aspetto di questo spettacolo che non può essere trascurato è l’impegno a preservare il dialetto calabrese, riconoscendo il suo valore intrinseco e il suo ruolo nel mantenere vive le radici culturali. Lavorare per la salvaguardia del dialetto calabrese è una chiara dimostrazione d’amore per la storia, le tradizioni e l’identità della nostra Regione e delle persone che la abitano.
Il regista Massimo Costabile spiega che: «Questo testo è stato scritto 10 anni prima della tragedia di Cutro insieme all’amico Franco Dionesalvi con cui ho condiviso un lavoro artistico di scrittura teatrale dal 1992. In ricordo di Franco ho voluto riscriverlo in forma di monologo».
Il direttore artistico di Sguardi a Sud Mario Massaro: «Antigone rappresenta una voce che risuona nella lotta per la dignità umana e la compassione in un mondo segnato da tragedie senza fine. La sua storia e il suo messaggio sono un richiamo a riflettere sulle sfide dell’immigrazione e sulle speranze di un futuro più luminoso».
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