Paola Frassinetti in punta di Piedi di Rosa Rossetto

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Rosa Rossetto nella sua opera “Paola Frassinetti in punta di piedi”, racconta la  straordinaria vita della fondatrice della congregazione delle suore di Santa Dorotea, beatificata da papa Pio XI l’8 giugno del 1930 e canonizzata da  Santo  Giovanni Paolo II l’11 marzo  del 1984.

La Chiesa Cattolica celebra la memoria l’11 giugno.

Il suo corpo incorrotto è visibile sotto l’altare della Cappella delle Dorotee di a Roma.

E’ doveroso ricordare che ai fini  della canonizzazione la Chiesa Cattolica ha considerato miracolosa la guarigione di Maria Maccarone, avvenuta a  San Calogero in Calabria il 7 agosto del 1981.

La  signora Maria  immobilizzata a letto da una grave forma di poliartrite reumatoide da cui era affetta da quattordici anni, aveva cominciato a pregare insieme alle locali suore Dorotee, per ottenere l’intercessione della Beata  Paola Frassinettii.

Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno si alzò dal letto improvvisamente tra lo stupore dei presenti, riprendendo a camminare guarita.

Il libro parte da Genova città natale della Santa che nasce il 3 marzo del 1809 e riceve  Battesimo nella Parrocchia di Santo Stefano

Terzogenita dopo Giuseppe e Francesco, Paola cresce serena nella casa paterna che, in seguito viene allietata dalla nascita di Giovanni e Raffaele.

La mamma è  una donna straordinaria, un esempio di virtù, purtroppo  muore prematuramente quando  Paola ha solo  nove anni .

La sua prima Comunione e il Sacerdozio del fratello Giuseppe sono momenti di riflessione profonda per lei che già sente nel cuore la chiamata  divina.

Impara a leggere e a scrivere in famiglia..

Il fratello Giuseppe, ormai avanti negli studi di Teologia, le parla delle cose di Dio e Paola ascolta e accoglie la parola che arriva al  suo cuore.

Avverte la chiamata a seguire più da vicino il Signore e in lei risuonano profondamente le parole del Maestro: ” Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me”.

Purtroppo il suo papà non è entusiasta, non vuole separarsi da Lei.

A 19 anni ha un momento di stanchezza nel suo stressante ritmo quotidiano, come  madre di famiglia e il fratello Don Giuseppe, parroco di un villaggio della riviera Ligure, la ospita per qualche tempo.

L’aria pura di Quinto si rivela un ottimo farmaco per la sua salute delicata.

Paola adora la vita nella parrocchia ed è amata dai giovani del luogo.

Tutte le domeniche vanno nei boschi a parlare di Dio.

Gli incontri si ripetono sovente e il dialogo si apre ad altre giovanette.

Paola svela loro il segreto di una vita tutta per il Signore e scopre le sue attitudini e la sua vocazione di educatrice.

Intorno a lei nasce un gruppo impegnato che vive in comunione d’amore.

Nella sua mente si palesa l’idea di un nuovo Istituto: si confida con il fratello Don Giuseppe.

Presto, nonostante gli ostacoli e le sofferenze, l’idea diventa  una realtà.

Sono sei le compagne che superano i primi  momenti difficili.

Paola è decisa. Nel segno della croce ha inizio la sua opera, quella croce che ella amerà j per tutta la vita e la farà esclamare: ” Chi più si sacrifica, più ama “. Così il 12 agosto 1834, nel santuario di S. Martino in Albaro, sette giovani offrono a Dio la loro vita. La Messa è celebrata dal fratello Don Giuseppe che le aveva preparate a quel passo così importante.

Sono felici; di lì a qualche ora avrebbero posto la prima pietra del loro Istituto, avrebbero cominciato a vivere in comunità, ancorandosi all’unica ricchezza: Gesù Cristo.

Infatti non hanno niente, sono povere nella casetta di Quinto che hanno scelto come loro prima dimora.

Aprono una scuola per fanciulle poverissime e così devono lavorare anche di notte per sopravvivere. L’entusiasmo non manca e di qui i primi successi della scuola. Ma le vie del Signore non sono le nostre vie: le sofferenze rappresentano per Paola la prova della volontà di Dio.

Il colera dilaga a Genova e le sue figlie sono sulla breccia per portare aiuto e conforto.

Nel 1835 un sacerdote bergamasco  Don Luca Passi, amico di Don Giuseppe, conosciuto l’ardore apostolico di Paola, le propone di assumere nel suo Istituto la Pia Opera di Santa Dorotea da lui fondata con lo scopo di raggiungere, nel suo ambiente di lavoro e di vita, le giovani più povere e bisognose. Paola ritrova nell’originalità dell’opera la sua linea educativa e la dimensione apostolica della sua consacrazione e non esita ad inserirla nelle attività del suo Istituto. Le sue suore non si chiameranno più ” Figlie di Santa Fede ” ma Suore di Santa Dorotea. E’ un momento importante per la vita di quella prima comunità che vede concretizzarsi la primigenia ispirazione: ” Essere pienamente disponibili nelle mani di Dio per evangelizzare attraverso l’educazione, dando la preferenza ai giovani e ai più poveri”.

Sorgono altre case a Genova e poi è la volta del centro della cristianità. Dopo appena sette anni dalla fondazione, il 19 maggio 1841, Paola è a Roma accompagnata da due novizie. Non mancano le difficoltà.

La prima casa è fatta di due stanzette sopra una stalla nel Vicolo dei SS. Apostoli. Ma essa accetta tutto. Una grande ricompensa l’attende: è ricevuta dal Papa Gregorio XVI che si compiace dell’opera delle Suore Dorotee. Le ha parlato il Signore, è felice.

I disagi e le sofferenze aumentano: povertà e malattie affliggono quelle eroiche sorelle che non hanno un soldo nemmeno per le medicine.

Nel 1844 il Papa affida a Paola la direzione del Conservatorio di S. Maria del Rifugio a S. Onofrio. La Madre con la dolcezza e la carità dà all’ambiente una nuova impronta e una svolta decisiva per l’avvenire dell’istituzione. Per la sua presenza e attività la sede di S. Onofrio diventerà Casa Generalizia.

Nel 1846 uno spirito antireligioso, più che un pensiero politico, dilaga in Italia. A Genova sono prese di mira anche le Dorotee. Le figlie di Paola vivono le prime ore di forte sofferenza.

Pio IX, succeduto a Gregorio XVI, è costretto a rifugiarsi a Gaeta. Cardinali, Vescovi e Prelati si allontanano dalla capitale. Paola rimane sola a capo di una numerosa comunità e con fede coraggiosa supera quei drammatici momenti.

La burrasca si placa. È l’anno 1850. Paola ottiene la desiderata udienza di Pio IX che è per lei come un padre. Si reca a Gaeta, spinta anche da grande amore per il Papa e per la Chiesa, imitando così il gesto di Santa  Caterina da Siena.

Incomincia l’ultimo trentennio della vita della Fondatrice, dove l’Istituto, oltre che a consolidarsi in Liguria e nello Stato Pontificio, estende la sua opera nel resto d’Italia e nel mondo. Infatti sorgono a Roma vari centri educativi e Paola inizia le trattative per aprire una casa a Napoli, un convitto a Bologna e un orfanotrofio a Recanati. Nel 1866 partono le prime suore missionarie per il Brasile. Nello stesso anno altra meta promettente: il Portogallo. Paola sostiene le sue figlie: ” Siate fiaccole e roghi ardenti che dove toccano mettono il fuoco dell’amore di Dio”.

Paola afferma: ” Il Signore ci vuole appoggiate a Lui solo e se avessimo un poco più di fede quanto più tranquille staremmo anche in mezzo alle tribolazioni “.

Vive l’abbandono completo alla Volontà di Dio ” l’unica gemma che dobbiamo cercare ” – lei dice – e che costituisce il suo paradiso: ” Volontà di Dio, paradiso mio “.

Nel 1878 muore Pio IX, il Papa che l’ha sempre sostenuta.

Nelle prime ore dell’11 giugno 1882, Paola sente che il suo passaggio terreno sta per finire: è serena, il suo passaggio è dolce, tranquillo e lascia intravvedere le ricchezze della sua vita.

Invoca la Vergine Santa che ha sempre tanto amato: “Madonna mia ricordati che sono tua figlia “.

Una vita straordinaria, narrata con sapienza e amore dall’autrice.

Ringrazio la signora Francesca Calabria per il dono di questo libro.

La signora Calabria insieme alle suore  è impegnata in  una raccolta fondi per la costruzione di una chiesa.

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