La figura della donna e il suo ruolo all’interno della società, sono sempre stati centrali nella storia dell’umanità.
Possiamo benissimo affermare, che tutte le tappe fondamentali della nostra evoluzione e vita sono state affiancate dalle donne.
Mogli, compagne, regine, sorelle, amiche, condottiere, martiri e altro.
Ogni tipo di ruolo (a volte pure denigrante)è stato ricoperto dalle donne.
Non dimentichiamo che fu una donna nel Neolitico a scoprire l’agricoltura!
La donna nel corso dei secoli ha dovuto lottare con sacrifici e umiliazioni per i suoi diritti.
Spesso sui libri e sulle riviste importanti sono riportati i nomi di donne che si sono distinti in vari campi, ma pochissimi parlano delle donne presenti nella Sacra Bibbia, non meno importanti delle altre.
Infatti nel libro più importante del mondo: la Sacra Bibbia, tantissime sono le donne presenti e che a vario titolo hanno avuto ruoli importanti, e meritano di essere ricordate.
Nell’Antico Testamento troviamo donne che hanno fortemente creduto alla loro vocazione e si sono battute, anche a rischio della vita, in favore del popolo, fiduciose nell’aiuto di Dio e nella Sua ricompensa.
Per secoli le storie di queste donne hanno catturato l’immaginazione di tantissimi artisti e sono state il soggetto di grandi opere d’arte.
In primis Eva e subito dopo donne come Sara e Agar, la moglie sterile e la giovane madre cacciata nel deserto con il suo bambino, che incontrano la misericordia e i doni gratuiti di Dio; Rebecca, Rachele e Lia, le profetesse Miriam e Anna, amate dal popolo e risolute nell’ascolto della Parola; Iochebed, Debora, giudice e guida politica, forte e saggia; come le influenti regine Betsabea ed Ester; come Tamar e Rut, le giovani vedove che guardano lontano; Giaele; Dalila e la figlia di Iefte; la guerriera Giuditta, donna atipica capace di superare i limiti socialmente stabiliti; Susanna e la regina di Saba.
E veniamo adesso alla donna del Nuovo Testamento, che rispetto a quella dell’Antico Testamento ha qualcosa in più: accoglie e trasmette la liberazione e la salvezza.
In fondo è una donna la prima testimone della risurrezione di Gesù, fondamento dell’insegnamento cristiano, la prima vera evangelizzatrice.
Il primo posto in assoluto spetta, naturalmente, a Maria, la madre di Gesù.
Il Vangelo di Luca, è l’unico che si sofferma tantissimo sulla figura di Maria.
Forse perché sicuramente l’evangelista l’avrà conosciuta.
Maria nacque a Nazareth da Gioacchino ed Anna.
Gioacchino della stirpe di Davide (Lc 1,32) ed Anna della stirpe di Aronne (Lc 1,5;1,36).
Le ricerche archeologiche condotte alla fine del secolo scorso hanno permesso di ritrovare nelle vicinanze di Efeso la casa dove Maria di Nazareth abitò e fu assunta alla gloria del cielo.
Maria bambina fu offerta al tempio per l’educazione e il culto, venne alloggiata in edifici adiacenti al tempio, dove vivevano donne addette alla cura degli arredi (Es 38,8) e alla preghiera (Lc 2,36).
All’età di 14 anni fu data in sposa al falegname Giuseppe, che abitava a Nazareth ma ciò nonostante, Maria continuò a dimorare nella sua casa di famiglia per la durata di un anno, che era il tempo richiesto presso gli Ebrei, tra lo sposalizio e l’entrata nella casa dello sposo.
Ed è proprio in questo luogo che ricevette l’annuncio dell’Angelo.
L’Angelo la saluta ” Piena di Grazia ” (Lc 1,26) e le comunica che Lei sarà la Madre del Messia, del Figlio di Dio.
Maria attonita chiede come ciò possa realizzarsi, e avuto dall’Angelo l’assicurazione che la sua maternità sarà opera dello Spirito Santo, acconsente: ” Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola “(Lc 1,38).
Maria accetta pur avendo la consapevolezza, dovuta dalla profonda conoscenza delle S. Scritture, e dalle illuminazioni particolari della grazia, di quali sofferenze andrà incontro il Messia (Is 53) il Salvatore.
Maria va dalla cugina Elisabetta che era nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza e rimane da Lei fino alla nascita di Giovanni Battista.
Elisabetta risiedeva ad Ain Karim in Giudea che dista ben 150 Km da Nazareth in Galilea.
Al suo arrivo Elisabetta la saluta: ” Madre del mio Signore” e la elogia per la sua fede ” Beata te che hai creduto ”
(Lc 1,43).
Maria non riesce a trattenere la sua gioia esprimendola attraverso il Magnificat.
Quando Maria ritorna a Nazareth sperimenta la triste esperienza della perplessità di Giuseppe messo di fronte a una maternità di cui non conosce la causa (Mt 1,18).
Maria, soffre e tace, attende che Dio le venga in aiuto e, infatti, un Angelo dissipa in sogno i timori di Giuseppe che affretta la cerimonia della festa di ingresso nella casa dello sposo.
Un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento (Lc 2,1) obbliga i due sposi a recarsi alla città di origine della dinastia a Betlemme di Giuda. Il viaggio è faticoso sia per le condizioni disagiate, sia per lo stato di Maria oramai prossima alla maternità.
A Betlemme non trovano posto per alloggiare, Maria dà alla luce suo figlio in una grotta nella campagna di Betlemme (Lc 2,7) e alcuni pastori accorrono per fargli visita e aiutarli.
(Lc 2,16).
Venuto poi il tempo della purificazione, secondo la legge di Mosè, si recano al tempio per offrire il loro primogenito al Signore, nel tempio incontrano Simeone il quale annuncia a Maria che una spada le trapasserà l’anima.
Successivamente giungono dei Magi dall’Oriente (Mt 2,2) che cercano il neonato re dei Giudei, all’udire ciò Erode fu preso da gran spavento. Trovato il bambino i Magi offrono i loro doni: oro, incenso e mirra.
Dopo la loro partenza, un Angelo del Signore apparve a Giuseppe e lo esorta a fuggire con la famiglia in Egitto in quanto Erode cerca il bambino per ucciderlo. Il viaggio è di 500 Km gran parte nel deserto. In Egitto vivono la penosa esperienza di profughi.
(Mt 2,14).
Morto Erode, la Sacra Famiglia si stabilisce a Nazareth (Mt 2,13) facendo una vita povera, laboriosa e devota. Ritroviamo Gesù nel tempio all’età di 12 anni, nell’episodio del suo smarrimento e ritrovamento, che già pensa a servire “il Padre suo”.
(Lc 2,41).
Non vengono descritti altri episodi, si può presumere però che siano passati altri 20 anni di lavoro, dopo i quali, Gesù lascia la Mamma, oramai vedova, per iniziare la sua missione di predicatore.
Ritroviamo Maria alle nozze di Cana, dove ottiene da Gesù, il Suo primo miracolo, in favore degli sposi (Gv 2,1). Maria rivedeva saltuariamente Gesù (Mt 12,46), talora lo seguiva nelle sue peregrinazioni apostoliche.
(Gv 2,12; Lc 8,3).
Durante la Passione di Gesù, Maria sicuramente ha seguito la cospirazione del Sinedrio, gli eventi del Giovedì Santo, della notte e la condanna a Morte di Gesù, la flagellazione e la crocifissione. Ella è sotto la croce del Figlio morente, che le rivolge le ultime parole per affidarla al discepolo prediletto, e a lui, assegna Lei come Madre (Gv 19,25) così ebbe inizio la sua maternità spirituale.
Dopo l’Ascensione, gli Atti (1,14) ricordano Maria assieme ai discepoli radunati in preghiera comune in attesa dello Spirito Santo. Così Maria è al centro della vita della Chiesa nascente.
La tradizione ci dice che Maria seguì l’apostolo Giovanni e infine si addormentò nel Signore ove poco dopo risuscitò e fu assunta in cielo.
Un’altra figura importante è quella di Elisabetta, moglie del sacerdote Zaccaria (della tribù di Levi) e discendente della stirpe sacerdotale di Aronne, è una parente (zia o cugina) di Maria, la futura madre di Gesù.
Sterile, diverrà, per grazia divina, madre di un gran personaggio, il precursore di Gesù: Giovanni il Battista.
Il vecchio sacerdote Zaccaria riceve la visita dell’arcangelo Gabriele, che gli annuncia che diventerà ben presto padre!
Per la sua incredulità Zaccaria, però, diventa muto!
Contrariamente alle usanze, quando nasce il bimbo, è Elisabetta, e non Zaccaria, a imporgli il nome di Giovanni (“Dio ha esaudito” o “dono di Dio”). Solo a quel punto il vecchio Zaccaria riacquista il dono della parola.
Anna, la profetessa Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser.
Sappiamo che questa donna è vedova (è stata sposata per soli sette anni) e adesso ha ottantaquattro anni e non si allontana mai dal Tempio.
Maria di Magdala, chiamata Maddalena.
Questa donna diventa, nel racconto degli evangelisti, una figura molto significativa e positiva: la troviamo sia ai piedi della croce (dove nessuno dei pur fedeli apostoli, eccetto Giovanni, si avventurerà) insieme alla madre di Gesù, sia al sepolcro dove sarà la prima a incontrare il Cristo risorto (e la prima persona da cui questi, chiamandola per nome, si farà riconoscere).
Maria di Magdala è “pia” ossia una donna che ha la giusta relazione con Dio, che si apre all’accoglienza e si lascia liberare, che rimarrà accanto al Maestro fino alla fine… e oltre!
Erodiade e sua figlia Salomè: Erodiade è una donne potente ed è un esempio, molto raro nel Nuovo Testamento, di persona irrimediabilmente corrotta.
Erodiade era moglie di Erode Filippo, ma ora convive con il cognato, Erode Antìpa.
Giovanni il Battista condanna pubblicamente tale situazione di adulterio e per questo Erodiade lo vuole morto.
Erode, invece, ne ha quasi paura,forse perché teme che “porti male” uccidere un profeta, e lo fa semplicemente imprigionare.
Durante un festino a corte, la figlia di Erodiade, Salomè, danza per il re, che probabilmente ubriaco, si lascia andare a un apprezzamento esagerato nei confronti della giovane e della sua danza conturbante:
“Chiedimi quello che vuoi e te lo darò, fosse anche la metà del mio regno”.
La ragazza non sa cosa chiedere e si rivolge alla madre, che le dice di chiedere la testa di Giovanni il Battista.
Erode sebbene dispiaciuto, non osando venire meno all’impegno preso di fronte ai commensali, preferisce commettere questo gravissimo delitto e non “perdere la faccia”.
La testa di Giovanni il Battista viene portata alla ragazza, che a sua volta la consegna alla madre, finalmente soddisfatta.
Poi c’è la peccatrice che lava i piedi a Gesù e glieli asciuga coi capelli, senza volerlo, questa donna diventa il “metro” con cui Gesù misura l’amore del fariseo.
È infatti lei a vincere il confronto con Simone: Gesù la elogia, confronta la sua accoglienza con quella del padrone di casa e le fa i complimenti: “Tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi”.
L’adultera scampata alla lapidazione.
Alcuni uomini conducono a Gesù una donna scoperta in flagrante adulterio, per metterlo alla prova.
“Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa.
Tu che ne dici?”
Gesù prima si distrae scrivendo per terra, poi interviene sapientemente, dicendo:
“Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.
E si rimette a scrivere per terra.
Gli accusatori se ne vanno e non resta più nessuno; rimane soltanto Gesù che le dice: “Donna, nessuno ti ha condannata?”.
Il perdono, è superamento del male.
La missione di Gesù consiste nell’offrire la possibilità di percepire l’errore e di vincerlo: salvare la persona significa vincere il peccato, liberarla dal peccato.
L’incontro, infatti, termina con l’imperativo: “Va’ e non peccare più!”.
Cristo ha liberato questa donna dalla condanna a morte, ma le ordina di cambiare vita dandole la grazia per farlo. Non è un semplice comandamento, ma una grazia che trasforma dall’interno, una grazia di guarigione.
Marta e Maria di Betania, sorelle di Lazzaro, sono legate a Gesù da stretta amicizia.
L’evangelista Giovanni ne parla in diverse occasioni, e anche Luca in un episodio diventato famoso.
Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?
Dille dunque che mi aiuti’.
Ma il Signore le rispose: ‘Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.
“Marta, Marta” è un dolce rimprovero: c’è la voce dell’amicizia in questo chiamare per nome due volte.
Marta non viene rimproverata per il suo servizio, ma per l’agitazione e la preoccupazione, quel “di più” che fa mettere in secondo ordine la persona (in questo caso, l’ospite e la sua Parola).
Marta antepone le cose alle persone: si preoccupa di cucinare e apparecchiare la tavola “per fare bella figura”, ma quasi dimentica che in casa ha un ospite da intrattenere e con cui intrattenersi.
E’ importante la relazione con la persona: la relazione di amicizia è destinata a resistere nel tempo e nell’eternità.
Inoltre è importante l’ascolto della Parola del Maestro, che ci permette di entrare in relazione di amicizia con Dio e con il prossimo.
I poveri da sfamare, i malati da curare, gli ignoranti da istruire non ci saranno per sempre, le opere di carità finiranno ma non così la carità.
La carità,cioè la relazione con la persona, c’è per sempre.
L’emorroissa, la donna che era soggetta a perdite di sangue.
Nel contesto culturale ebraico le emorragie (anche le mestruazioni sono considerate causa di impurità.
La povera donna, malata da molti anni, si è rivolta a parecchi medici e ha provato di tutto per guarire, e adesso vorrebbe che Gesù la guarisse, ma si vergogna.
Così, tenta di toccare il mantello del Maestro.
Secondo la legge ebraica, questa donna non avrebbe dovuto permettersi di toccare il mantello di un maestro: ha commesso un atto criminoso.
Gesù, in mezzo alla folla avverte quel tocco e, racconta Marco, sentendo una forza uscire da sé e domanda: “Chi mi ha toccato?”.
Gli apostoli non capiscono la domanda: in mezzo a tanta gente tutti lo stanno toccando, decine o centinaia di persone si accalcano intorno a lui perché vogliono beneficiare di un miracolo.
È evidente che Gesù ha sentito un tocco diverso, seppure indiretto: c’era della fede in quel tocco, un atto di fede che lo porta a fare il miracolo.
È stato dunque sufficiente toccare il lembo del mantello di Gesù.
La donna capisce immediatamente di essere stata guarita.
A questo punto, rendendosi conto di essere colpevole, si fa avanti e confessa.
Aveva paura di essere rimproverata, e invece non solo Gesù non la rimprovera, ma la elogia come persona di fede: la donna che ha speso tutto il suo denaro per i medici è stata guarita da Gesù per un solo atto di fede!
L’adesione a Cristo, ovvero l’atto di fede in Cristo che può guarire, trasforma la persona, che si rende conto del proprio male e riconosce che Gesù la può guarire, perdonare, dandole la capacità di superare il male e di continuare a vivere.
La cananea.
Gesù si trova a predicare in territorio pagano (nella regione di Tiro e Sidone).
Una mamma disperata vede Gesù e si mette a gridare invocando pietà per la sua figlioletta, che è tormentata da un demonio.
La donna continua a urlare, non vuole andarsene e apparentemente Gesù non se ne cura…
I discepoli sono infastiditi da tutte quelle grida e pregano Gesù di fare qualcosa.
Ma Gesù – che cosa strana! – non sembra interessato a far miracoli per una pagana.
Addirittura ammonisce la donna: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” (per gli Ebrei, “cani” era l’appellativo per gli infedeli).
Quel diminutivo “cagnolini” tradisce la vera intenzione di Gesù: quella di mettere alla prova la fede della donna, che ha l’umiltà di riconoscere che “anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”.
Questa donna non vuole togliere niente a nessuno: riconosce di essere una pagana, di non appartenere al “popolo eletto”, ma ha tanta fede e perseveranza e crede nella possibilità dal miracolo, poiché si fida dell’infinita potenza e nell’incommensurabile misericordia di quel Maestro, di cui ha certamente sentito parlare e che rappresenta la sua unica speranza.
Gesù dice: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”.
Lidia.
(Atti 16:14-15, 40)
“Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.” (Atti 16:14)
Si tratta di una signora benestante e intraprendente, che oggi potremmo definire un’imprenditrice.
In quel tempo la porpora era un colore assai ricercato (veniva estratto da un mollusco, il murice) e i tessuti color porpora erano ritenuti pregiati.
Lidia vive a Filippi, città della Tracia, prossima alla Macedonia, ma è originaria di Tiàtira, città all’interno della Turchia nella zona di Efeso (Tiàtira è anche una delle chiese citate nell’Apocalisse).
È ricca e, sicuramente, anche colta, perché gestisce un commercio internazionale, e crede in Dio e grazie agli apostoli, che le annunciano il Vangelo.
“Il Signore le aveva aperto il cuore”e la sua casa diventerà la sede di una comunità cristiana.
Infine vorrei ricordare Priscilla.
Intorno al 50 d.C., Paolo arriva nella città di Corinto e in una sinagoga fa la conoscenza di un Ebreo di nome Aquila, appena arrivato dall’Italia con la moglie Priscilla in seguito all’editto di Claudio, che allontanava da Roma tutti i Giudei.
Priscilla e Aquila sono Ebrei, ma molto bene inseriti nella tradizione greco-romana.
Sono anch’essi benestanti, commercianti, produttori di tende e hanno una fabbrica di tessuti e di stuoie. Hanno scelto di trasferirsi a Corinto, perché questa è una città portuale e commerciale, e qui vogliono installare la loro nuova fabbrica di tessuti. Invitano Paolo a casa loro e lo “assumono” come collaboratore.
Diventeranno amici, e, quando Paolo ripartirà un anno e mezzo dopo, anche loro due lo seguiranno e si fermeranno a Efeso, mentre Paolo ripartirà per Gerusalemme.
I due inizieranno una catechesi familiare e si occuperanno della formazione cristiana di un discepolo zelante ma ancora inesperto: Apollo, il futuro vescovo di Corinto.
Questo lavoro non ha la pretesa del teologo né dello storico, è solo un piccolo omaggio alle donne presenti nella Bibbia.
Per ulteriori approfondimenti ci sono in commercio diversi testi completi ed esaustivi, come per esempio: Donne della Bibbia di Nuria Calduch-Bluages; Le donne nascoste nella Bibbia di Luigino Bruni e Donne della Bibbia. Bellezza, intrighi, fede, passione, di Elena Bosetti.