E’ stato presentato a  Polistena, presso la  nobile e raffinata  Corte di Palazzo Avati, il libro di Emila Condarelli e Maria Antonietta Rositani “Io non muoio. Bruciata viva. Sopravvissuta. Una storia di violenza e di speranza”, Laruffa Editore

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E’ stato presentato a  Polistena, presso la  nobile e raffinata  Corte di Palazzo Avati, il libro di Emila Condarelli e Maria Antonietta Rositani “Io non muoio. Bruciata viva. Sopravvissuta. Una storia di violenza e di speranza”, Laruffa Editore.

L’evento si è aperto con i saluti del prof. Piero Cullari, che  ha subito sottolineato  il primato culturale ed artistico della città di Polistena.

Il prof. Cullari, si è  poi  soffermato sull’importanza della tematica affrontata nel libro.

Subito dopo il prof. Giovanni Laruffa, ha sottolineato l’importanza della lettura: i libri insegnano a comprendere il mondo, ad approfondire, a riflettere, a pensare.

Il prof. Laruffa, ha  poi rimarco l’importanza del libro, perché di grande valenza sociale, in quanto affronta l’annoso dramma della violenza sulle donne.

A seguire l’editore Roberto Laruffa ha dialogato con le autrici.

Prima del dialogo, l’editore ha affermato: “E’ una storia italiana, e ho voluto pubblicarla perché non si tratta di una cronaca dei fatti ma trasmette un messaggio di speranza e rinascita, che parla a tutte le donne che stanno subendo un contesto di violenza”.

Un racconto,  quello delle autrici che ha emozionato il numeroso e qualificato pubblico presente.

La vigilia del 12 marzo del 2019, Maria Antonietta aveva chiamato il padre al telefono per dirgli che aveva paura, perché sapeva che il suo ex marito non si era rassegnato alla separazione; e che non si sentiva tranquilla nonostante l’ex fosse agli arresti domiciliari, a casa dei genitori, a più di 400 km di distanza.

L’indomani sentì un’auto frenare di colpo accanto alla sua e capì che le sue paure erano reali.

Ciro Russo, 49enne di Ercolano, era evaso dai domiciliari e l’aveva raggiunta per ucciderla. Tutto avvenne in pochi secondi: l’uomo le versò della benzina addosso e le diede fuoco, dicendole: “muori”. Lei uscì dall’auto in fiamme, vide una pozzanghera e si gettò nell’acqua cercando di spegnere le fiamme. Non riuscì a salvare il suo cucciolo di cane, che aveva preso per il figlio, che morì carbonizzato. Lei sopravvisse, ma riportò ustioni sul 75% del corpo.

Comincia così, una mattina del 12 marzo 2019, il suo lungo calvario: resta 22 mesi bloccata su un letto di ospedale, prima a Bari, poi a Reggio Calabria.

Subisce 200 interventi chirurgici, sopporta un dolore fortissimo e la paura di non sopravvivere.

Al suo fianco, oltre ai figli e all’amato padre, la  giornalista Emilia Condarelli, alla quale, nei lunghi mesi di degenza, Maria Antonietta aveva affidato i suoi pensieri, le sue paure ma anche le sue speranze e la voglia di vivere e aiutare le altre donne che subiscono violenze.

Lo scopo del libro è quello di far sì che una donna trovi il coraggio di poter denunciare la persona che crede di amare e dalla quale pensa, sbagliando, di essere amata.

Sbagliando, perché spesso, si confonde l’amore con la violenza e tutto questo non dovrebbe mai accadere.

È inoltre un libro che fa luce, su quali siano i segnali premonitori di una violenza e su cosa  dovrebbe fare lo Stato.

Una donna ha il diritto di essere aiutata, non solo  durante la denuncia, ma anche dopo per riprendere la sua vita in mano. Non può essere lasciata sola.

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