Il quaderno della Valle del Marro

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Iris era la mia compagna di scuola.

Aveva trovato un quaderno tra gli ulivi della Valle del Marro, era piccolo, uguale a quelli che si usavano negli anni 80 alla Scuola Elementare.

Lo aveva raccolto  con infinito amore, portandolo  a casa.

Seduta alla sua graziosa e antica  scrivania , inebriata dal profumo delle pagine, aveva deciso di farne  buon uso: volevo stupire il suo meraviglioso amore che abitava in una città lontana dal borgo.

Voleva e doveva stupirlo, fargli capire quanto  l’amore che provava per lui fosse immenso.

Volevo stupirlo scrivendo  infiniti “Ti amo”.

Un immenso amore guidava la penna e l’inchiostro diventava sangue.

Aveva riempito  ogni singola  pagina dall’inizio alla fine di “Ti amo”.

Scriveva, mentre il pomeriggio scorreva armonioso tra gli ulivi pianigiani.

Scriveva mentre il suono della campana danzava nell’aria che profumava di terra, di vento, di pioggia e di sogni.

Scriveva “ti amo” mentre il rosso del tramonto dondolava sui tetti consunti dal tempo e sulle antenne delle televisioni.

Scriveva mentre il canto degli uccellini  deliziava la sua anima.

Scriveva  la dolce Iris, nella certezza che l’avrebbe stupito e che lui sarebbe arrivato con un mazzo di rose rosse e un prezioso anello, per chiedere la sua mano e, finalmente  nel suo cuore sarebbe esplosa l’ agognata  felicità.

Iris scriveva e sognava: un abito bianco in pizzo francese, il bouquet di zagara e rose, l’Ave Maria, la Cattedrale, le lacrime e l’emozione, la casa ,la culla e una meravigliosa vita.

Scriveva e sognava, mentre alla radio Madonna, la sua cantante preferita  cantava Live Tu Tell.

Dopo aver completato la sua  opera, Iris, aveva scritto con  cura l’indirizzo sulla busta.

Un indirizzo che non avrebbe mai dimenticato.

Il quaderno della Valle del Marro, era arrivato  alla sua destinazione, ma nonostante lo stupore provocato, non aveva sortito l’effetto sperato.

La dolce Iris aveva aspettato  invano seduta sulle sponde del Petrace, recitando Rosari di miseria e misericordia.

Aveva pianto fino a consumare tutte le sue lacrime, fino a morire d’infelicità.

Se chiudo gli occhi  la rivedo ancora  piangere sulle sponde del Petrace e tra gli ulivi del borgo.

Ma anche i grandi dolori alla fine incontrano la rassegnazione ed Iris lentamente aveva ripreso a vivere.

Con il passare del tempo aveva anche iniziato a scrivere, divenendo un’apprezzata scrittrice.

Stasera l’ho incontrata e, nonostante il tempo passato non è cambiata , è rimasta la mia dolce Iris.

Abbiamo parlato tantissimo e alla fine mi ha detto che, guardando il Petrace ha ricordato il quaderno chiedendosi  se lui   lo aveva conservato o cestinato.

Non lo saprà mai purtroppo!

Lento e inesorabile è passato il tempo.

E’ passato sul dolore, sui lutti, sulle sconfitte, sulle solitudini, sulle canzoni e sulla vita; ma indelebile nel cuore di Iris  è rimasto il ricordo del quaderno della Valle del Marro, il ricordo del perduto amore e dell’agognata felicità.

Caterina Sorbara

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