“Tra le tante trasformazioni di questo tempo, non certo la meno rilevante dal punto di vista culturale riguarda l’intelligence che da luogo oscuro e inquietante dello Stato è oggi invece considerata come lo strumento indispensabile della democrazia per contrastare gli antimondi del terrorismo e della criminalità organizzata”. È quanto ha sostenuto Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, tenendo a Reggio Calabria la lezione “Di cosa parliamo quando parliamo di Intelligence” al corso di cultura politica organizzato dall’Istituto Superiore Europeo di Studi Politici e dal Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria.
Ha poi proseguito sostenendo che “le nuove sfide si combatteranno soprattutto sul web ed è necessario per gli Stati che vengano adottate politiche di sicurezza per fare fronte a questi pericoli, tra i quali anche l’uso delle informazioni per deformare la percezione della realtà. Infatti, le sfide dell’intelligence riguarderanno le dimensioni economica, tecnologica e dell’informazione, tutte strettamente collegate tra loro”. Caligiuri ha quindi concluso che “nell’instabilità dello scenario sociale e internazionale gli Stati hanno bisogno di stabilità e l’intelligence può essere determinante per salvaguardare l’interesse nazionale”. Presente all’incontro Raffaele Cananzi, presidente dell’ISESP che ha evidenziato l’importanza del percorso della Scuola di cultura politica. Ha moderato il coordinatore scientifico della Scuola Daniele Cananzi che ha spiegato che ”Il tema dell’intelligence va spiegato in tutta la sua significativa portata culturale.
Intanto, evidenziando come di intelligence si debba parlare a più strati che vanno dall’attività di comprensione del reale, che svolge ciascun individuo, a quella che le imprese e gli Stati sono chiamati a svolgere”. E’ intervenuto anche il presidente della Commissione Giustizia del Senato e direttore della Scuola Nico D’Ascola sostenendo che ”l’intelligence è un tema poco conosciuto, ma rappresenta uno snodo cruciale nella società del terrore. Gli attentati che intenzionalmente colpiscono cittadini inermi creano nell’opinione pubblica la convinzione, peraltro fondata, che chiunque può essere vittima del terrorismo”.
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