Sulle scrivanie del Procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza, e del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Bruno Giordano, piove il 55° esposto in dieci anni del “Comitato spontaneo di cittadini per la tutela dell’ambiente e della costa tirrenica” presieduto dall’avv. Giacomo Saccomanno. Nel manifestare apprezzamento per l’iniziativa recentemente avviata dalla Procura di Vibo per verificare la funzionalità dei sistemi di depurazione, lo stesso Saccomanno non esita a mettere nel mirino l’Arpacal, i Comuni di Nicotera, San Ferdinando e Gioia Tauro, i prefetti di Vibo e Reggio Calabria e l’assessore regionale all’Ambiente Antonella Rizzo, tutti colpevoli di non aver dato risposta alle richieste di accesso agli atti formulate con note del 18.82016 e 18.3.2017. L’atteggiamento tenuto dagli enti configurerebbe, a suo avviso, il reato previsto dall’art. 328 del codice penale relativo a rifiuto di documenti e omissione di atti d’ufficio per cui le procure di Palmi e Vibo vengono invitate a prendere atto della situazione e agire di conseguenza.
Il Comitato passa soprattutto al vaglio tutti i comunicati emessi recentemente dall’Arpacal nei quali il colore incerto del mare veniva attribuito a <fioritura microalgale> con avvertimento che il fenomeno si sarebbe intensificato nei giorni successivi. Le analisi microbiologiche, chimiche e microscopiche effettuate a più riprese confermavano, secondo Angela Diano, responsabile della sezione Arpacal di Vibo, il persistere della fioritura microalgale, nonché la presenza di escherichia coli ed enterococchi entro il limite di 200 metri dalla foce del Mesima. I dati diffusi
dall’Agenzia regionale non vengono condivisi dal Comitato perché <l’intervento della dott.ssa Diano – si legge nell’esposto – appare fuori luogo e tendente solamente a cercare di tranquillizzare gli animi per come successo ormai negli ultimi anni>. Bocciata, quindi, l’ipotesi della fioritura microalgale che non avrebbe nulla a che fare con la colorazione marrone-verdastra delle acque relativa a quel periodo. Peraltro, nei giorni a seguire il mare, a parte qualche inconveniente di insignificante entità, ha recuperato la sua cristallinità che ancora perdura con tanti saluti alla fioritura microalgale. Volendo evitare <che si continui a giocare su questo fondamentale problema>, l’avv. Saccomanno chiede che la responsabile dell’Arpacal, <anziché trasmettere comunicati>, rediga una dettagliata relazione <assumendosi la responsabilità di quanto afferma>. Insiste anche sulla richiesta di accesso agli atti e sul rilascio di copia di tutti gli accertamenti effettuati. Il Comitato rinnova la stessa richiesta anche alle prefetture di Reggio e Vibo, nonché all’assessorato regionale all’Ambiente. All’esposto vengono allegate anche delle foto riguardanti un tubo che scarica a mare sul litorale di Capo Vaticano.
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