Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa: “Le ripetute note stampe e le continue e minacciose affermazioni da parte di Alfonso Grillo in merito all’approvazione definitiva e all’unanimità in Consiglio Regionale della Legge sulla Valorizzazione della Dieta Mediterranea mi spingono ad una risposta chiarificatrice e spero definitiva, nella mia funzione di estensore e quindi conoscitore della legge.
Sin dal primo giorno della sua presentazione la proposta ha risvegliato le ire funeste del già consigliere regionale Grillo, che a oggi rappresenta senza dubbio il suo partito ma non ha ruoli istituzionali, e da un attacco frontale alla mia persona come primo firmatario siamo passati ad atteggiamenti e parole vessatorie verso l’intero Consiglio Regionale e il lavoro svolto egregiamente dal presidente di Commissione Michelangelo Mirabello. E nonostante il suo quanto mai proverbiale: “grande rispetto delle istituzioni” chiama in causa anche il Governatore Oliverio, che si sarebbe fatto carico di questo “sgarbo” o peggio “furto”. Se di sgarbo o furto si può parlare è senza dubbio quello che è stato perpetuato in passato nei confronti di questa terra, da un governo (il suo!) che ha consegnando le chiavi di una Regione costretta a risollevarsi e attuare processi con il fallimento e i debiti infiniti accumulati in quegli anni. Se la Calabria intera ha perso la paternità e il primato dei uno dei suoi più grandi patrimoni è perché la classe politica di quegli anni (di cui Grillo era parte integrante) non ha mai preso parte ai tavoli istituzionali nazionali e internazionali dove si discuteva dell’argomento e si prendevano decisioni in merito. Diverse, anche, le sollecitazioni da parte del professore Flaminio Fidanza, il principale investigatore per l’Italia del Seven Country Study, il quale in una nota a sua firma (atto ufficiale) in data 15.11.2010, all’allora Presidente Scopelliti e agli assessori regionali di competenza, scriveva testualmente:
“L’intervento richiesto alle SS.LL. riveste carattere di urgenza del momento che l’Unesco, già riunitosi a Nairobi (dal 12 al 119 u.s.) sta per emettere verdetto che riconosce la Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Al momento attuale solo la Dieta Mediterranea di Nicotera vanta scientificamente tale beneficio. Quanto riconosciuto non basta, essendoci in atto il sostegno politico di qualche altre coorte, che si arroga indebitamente tale riconoscimento. Confido nel convinto e immediato sostegno in favore della Città di Nicotera e della Calabria”, intervento che mai fu posto in essere con grave danno per la nostra regione.
In più occasioni sono state messe in evidenza le differenze sostanziali tra le due proposte di legge, la PL N.45 del 2013 che porta la sua firma, del tutto ordinamentale e contenuta in due pagine, dove si discute quasi prettamente della commercializzazione dei prodotti che ipoteticamente dovevano fare da traino a tutto il percorso, gestito tutto da una fantomatica Fondazione e senza alcuna copertura finanziaria. Nulla a che vedere quindi con il testo unificato delle leggi, Greco-Sergio N.54/10 e Morrone N.116/10, approvata all’unanimità e che ha trovato largo consenso da più parti soprattutto dall’area di Vibo Valentia, perché a differenza dei suoi continui réclame, la paternità della Dieta Mediterranea è stata riconsegnata a Nicotera, espressamente indicata come sede operativa, incomprensibile dunque “l’imprinting cosentino” a cui Grillo fa continuamente riferimento. Gli studi del Seven Country Study, che rimane l’enciclopedia della definizione della Dieta, la collaborazione di esperti e di professori riconosciuti a livello internazionale e di tutte e tre le Università della Calabria, articolo per articolo studiato dettagliatamente tenendo conto di ogni valenza e principio di cui la Dieta è portatrice, rappresentano i capisaldi su cui è stata redatta la legge, sottoposta ad un esame lungo e attento da parte delle varie Commissioni.
Gli aspetti esaltati mirano non soltanto ad un recupero storico-culturale ma anche alla definizione di modalità d’intervento economico, sociale e sanitario, fa specie registrare come proprio nella terra in cui la dieta è stata codificata si registrino i maggiori tassi di obesità e di altre patologie degenerative, che si ripercuotono notevolmente sulla spesa sanitaria. Non si capisce quindi perché la considerazione dell’aspetto medico-scientifico e dunque gli effetti benefici che uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta avrebbe sul PIL della regione, possa suonare strano (o forse non lo è, per chi ha ritenuto affrontare le problematicità del sistema sanitario calabrese con il commissariamento e di cui oggi i calabresi ringraziano l’allora Governatore!).
Risulta quindi, oltre a non rispondere a verità, offensivo definirla un “copia e incolla” della sua! Come è senza dubbio un autogol il riferimento all’EXPO 2015, anche quella sarebbe stata un’ulteriore occasione mancata se il governo Oliverio, appena eletto, non avesse in pochissimo tempo organizzato la partecipazione della Calabria, che non era stata presa neanche in esame.
La Dieta Mediterranea racchiude in sé un patrimonio che non può essere soltanto circoscritto all’agroalimentare ed esposta in semplici 10 righe. La commercializzazione dei prodotti è uno degli aspetti di fondamentale importanza per lo sviluppo dei nostri territori e delle nostre realtà produttive e avvalorata dall’istituzione di un Marchio Regionale Identificativo (Art.4), ma non può essere certo l’unico fine e obiettivo su cui si muoveva e a cui probabilmente mirava la legge Grillo. È altresì logico e sensato che il Consiglio Regionale si riservi capacità di azione e più di ogni altra cosa di vigilanza in ossequio alle finalità che la legge emana e più di ogni altra cosa al fine di sottrarla da speculazioni di sorta mantenendola in un quadro di trasparenza normativa e di veridicità delle azioni proposte.
E se pur “tre indizi fanno una prova”, come affermato da Grillo, il capo accusatorio decade di fronte alle prove certe e compravate della verità e quindi della bontà della “incriminata” Legge e gli “indizi” rimangono soltanto il pretesto di una ricercata e agognata popolarità.”
CAPO GRUPPO “OLIVERIO PRESIDENTE”
ORLANDINO GRECO