Lo Stato mostra i muscoli ai pescatori poveri e l’arenile di Nicotera Marina diventa per l’ennesima volta teatro di un’operazione di lotta ad ogni forma di abusivismo posto in essere dalla marineria locale per sopravvivere ai disagi derivanti da un’attività peschereccia sempre meno redditizia. Nella prima mattinata di ieri, infatti, uomini e mezzi delle Capitanerie di porto, col supporto di alcune pattuglie di Carabinieri, hanno chiuso in una morsa il tratto di spiaggia abitualmente occupato dalle imbarcazioni dei pescatori. “Accerchiati” dal mare, presidiato da tre gommoni della Guardia costiera, e dalla spiaggia, invasa dai militari dell’Arma e della Capitaneria, i pescatori hanno assistito, non senza disappunto, ai capillari controlli effettuati soprattutto sulle attrezzature usate per la pesca. Hanno preso atto, con sconforto ed occhi lucidi, del sequestro di numerose reti utilizzate per ricavare il necessario per sostentare mogli e figli. Per loro c’è la solidarietà dei cittadini, che assistono a quanto avviene sull’arenile. Poi, niente di più. Troppo poco per alimentare la speranza. Troppo poco per sopravvivere. La tolleranza zero dei militari annulla prospettive e bisogni, idee e progetti, certezze e speranze.
Una storia che si ripete da anni. Una guerra alla fame che, quasi sempre di questi tempi, galeotta la stagione della pesca al novellame, apre la “caccia” ai “bracconieri del mare”. Così, nel 2015, l’allora comandante della Capitaneria di Vibo, capitano di fregata Paolo Marzio, definiva i pescatori che, sprovvisti di licenza, si muovevano nelle acque del litorale utilizzando sistemi di pesca non conformi alla legge. Una situazione di certo incresciosa destinata a proseguire nel tempo anche perché nessuno, neppure a livello istituzionale, s’è mai preoccupato di trovare una soluzione adeguata per uscire da quelle secche su cui, per l’ennesima volta, s’è arenato il futuro di decine di famiglie. L‘operazione di ieri mattina, tutto sommato, era nell’aria. Nei giorni scorsi, i militari della Capitaneria di porto di Vibo Marina e della Delegazione di spiaggia di Nicotera avevano più volte fatto registrare la loro presenza sul litorale. Non erano mancati verbali e sequestri. Tutte avvisaglie sfociate nell’intervento massiccio di ieri che, peraltro, potrebbe non essere l’ultimo. Sarebbe stata, infatti, garantita una prossima “visita”, anche con mezzi più idonei, per completare i controlli.
Dai racconti dei marinai, ormai in preda allo sconforto, scaturisce, comunque, la sensazione che sia in corso non tanto una caccia al pescatore senza licenza, quanto una guerra aperta alle tecniche di pesca non consentite. Il problema, in ogni caso, merita la massima attenzione. Va, in particolare, valutato lo stato di bisogno dei pescatori, molti dei quali sembrerebbero propensi a cambiare atteggiamento a condizione che il rispetto delle regole non comporti l’esborso di somme per loro non sostenibile. Dopo il sequestro delle reti, per parecchi di loro il futuro si veste di grigio. Per loro il dilemma è semplice: continuare a pescare infrangendo le regole per portare avanti la famiglia o incrociare i remi e aspettare che succeda qualcosa? <Il problema è serio – sostiene Biagio D’Ambrosio, presidente della sezione Lega navale di Nicotera Marina – e la situazione è diventata insostenibile. La marineria locale vive momenti di sofferenza e, ora più che mai, si ripropone con forza la questione del porto per andare incontro alle esigenze di chi vive di solo mare. Sarebbe anche il caso – aggiunge – di rispolverare il faldone del Piano spiaggia, strumento utile per creare nuove opportunità e dare ordine all’arenile>. (Ndr, le foto inserite nell’articolo si riferiscono a un’operazione della Capitaneria del febbraio 2015)