La Reggia di Portici è un luogo meraviglioso da visitare e promuovere.
Noi che amiamo la storia, l’arte e la cultura nelle sue varie sfaccettature, qualche giorno l’abbiamo visitata, accompagnati da due bravissime ragazze che ci hanno fatto da guida.
La reggia fu costruita per volere da Carlo di Borbone.
Si narra che il sovrano Carlo di Borbone e la sua sposa Maria Amalia di Sassonia, in visita presso la villa del duca d’Elboeuf, si innamorarono del posto e decisero di farvi costruire, poco tempo dopo, un palazzo che potesse ospitarli.
I lavori iniziarono nel 1738 e importanti architetti di quel periodo lavorarono alla sua realizzazione: Medrano, Canevari, Vanvitelli e Fuga.
Tra gli altri artisti che lavorarono vanno ricordati anche il pittore Giuseppe Bonito, che decorò le sale del palazzo, e lo scultore Joseph Canart che, operando con marmi di Carrara, allestì le opere scultoree del parco reale.
La reggia presenta una ampia e maestosa facciata terrazzata e munita di balaustre da cui si gode di una vista mozzafiato.
Il cortile del palazzo, che in pratica è simile ad un vero e proprio piazzale, presenta sul lato sinistro la caserma delle Guardie Reali e la cappella Palatina (1749), mentre un maestoso scalone (1741) conduce dal vestibolo al primo piano, dove si trova l’appartamento di Carolina Bonaparte.
Infine, è importante ricordare il boudoir della regina Maria Amalia di Sassonia – rimontato nel 1866 nella reggia di Capodimonte a Napoli, ma concepito per il palazzo di Portici – le cui pareti sono decorate in porcellana di Capodimonte ( dalla sovrana molto apprezzate).
Il bosco della reggia, ampliato sino a raggiungere una estensione notevole (andava praticamente dalla zona di Pugliano, lato Vesuvio sin giù al Granatello, verso il mare) è suddiviso in una zona superiore ed una inferiore.
Ampi viali contornati di giardini all’inglese fanno da sfondo ad opere d’arte tra cui vanno annoverate la Fontana delle sirene, il Chiosco di re Carlo e la Fontana dei cigni e persino un anfiteatro.
All’interno del parco fu anche allestito uno zoo con specie di animali esotici che il sovrano Ferdinando IV volle far giungere dall’estero.
Nel 1799, con la rivoluzione napoletana, la corte reale fuggì a Palermo portando con sé 60 casse piene di numerosi reperti; in occasione della nuova fuga, avvenuta nel 1806, portò via altre 11 casse di antichità. In questi anni Giuseppe Bonaparte ordinò il trasporto delle antichità rimaste a Portici nel Museo di Napoli. Solo nel 1818, in occasione del rientro a Napoli della corte borbonica, le casse conservate a Palermo furono trasferite nel nuovo museo di Napoli. Il Museo di Portici trovò così la sua fine, anche se il trasferimento delle pitture parietali venne concluso solo nel 1827.
Fu Gioacchino Murat ad arredare ex novo la reggia con mobilio francese e con gusto improntato ad un notevole lusso mentre, sotto Ferdinando II di Borbone, la reggia acquistò un collegamento ferrato con Napoli (con la Ferrovia Napoli-Portici) ed ospitò anche il pontefice Pio IX, per divenire progressivamente un sito sempre meno frequentato col passare dei decenni.
Oggi la reggia ospita la sede della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, un orto botanico, dove si possono ammirare il felceto, il palmeto, il giardino segreto e la serra delle succulente, con specie dei deserti africani e americani, tra cui spicca la Welwitschia mirabilis e l’Herculanense Museum una rivisitazione, in chiave multimediale, dell’antico museo Ercolanese.