Pochè novità e molte confereme con qualche spostamento tattico. Si potrebbe riassumere così l’esecutivo Gentiloni che si appresta a chiedere la fiducia delle camere dopo il referendum costituzionale e le dimissioni di Matteo Renzi.
Poche le novità nella nuova compagine istituzionale. Alfano si sposta agli esteri, mentre al suo posto subentra al delicatissimo snodo del Viminale, il calabrese Marco Minniti, già titolare della delega ai servizi segreti. Ux sindacalista pragmatica e riformista, Valeria Fedeli subentra alla contestatissima Giannini al delicato ministero dell’Istruzione. Claudio De Vincentis è invece il nuovo Ministro alla Coesione territoriale e al Mezzogiorno. Un segnale di attenzione al meridione dove il No ha toccato i suoi consensi più elevati nel recente referendum. Luca Lotti già sottosegretario alla presidenza del Consiglio va invece allo Sport. Confermati tutti gli altri ministri, mentre al posto di Lotti gli subentra Maria Elena Boschi.
qualcuno dopo il referendum si aspettava chissà quali sorprese ma non è che il referendum avesse spostato i rapporti di forza all’interno del parlamento. Renzi si è dimesso e questo va a suo merito in un paese dove di solito non si dimette nessuno ma era chiaro a tutti che la soluzioone alla crisi di governo stava per forza di cose all’interno del perimetro della vecchia maggioranza. Renzi sicuramente si dedicherà al partito per la resa dei conti finali con la sinistra interna potendo contare su un esecutivo non ostile con detro i suoi amici inseriti nei posti strategici sopratutto in vista dell’informnata di nomine in scadenza mella prossima primavera del 2017.
L’opposizoine ovviament tumulta e vorrebbe andare alle urne ma con qualche differenza. Mentre il M5S prepara la sua squadra di governo il centrodestra continua a camminare in ordine sparso. Salvini scenderà in piazza il 24 gennaio prossimo contro lebnesimo governo da lui definitro “abusivo” mentre a Berlusconi Gentiloni non pare dispicere molto intanto perchè lo conosce dai tempi in cui questi fu Ministro delle comunicazioni e conosce bene la strategica tematica delle televisioni a cui il cavaliere tiene tanto e poi anche perchè in questo momento ad Arcore sono più preoccupati della mossa ostile dei francesi di Vivendì su Mediaset.
Resta da vedere se superato lo scoglio della fiducia, il governo sarà a tempo come vuole Renzi, cioè al massimo fino a giugno del 2017, dopo aver revisionato la legge elettorale oppure se gli impegni internazionali e le pressini interne eserciate dai vari attori politici – Quirinale compreso – lo faranno andare avanti fino alla naturale scadenza della legislatura fissata alla primavera del 2018.