L’Olanda ferma la deriva populista.

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Se fino ad un mese fa si guardavano i sondaggi realizzati in vista delle elezioni olandesi che si sono svolte ieri, c’era veramente da farsi venire i brividi. Nonostante il paese europeo godesse infatti di un ottima salute, sia in fatto di conti pubblici che di un basso livello di disoccupazione, sembrava che nulla potesse arrestare il successo del partito populista, islamofobo e anti-UE, PVV e del suo leader Geert Wilders. Ma nelle ultime due settimane gli olandesi hanno mutato progressivamente opinione e hanno voluto dare un segnale agli altri europei. Intanto lo hanno fatto con affluenza record che ha superato l’80% degli aventi diritto e poi indirizando il loro voto verso i partiti tradizionali, con qualche sorpresa e spostamento di consensi è vero ma ribaltando i cupi pronostici dei sondaggisti.

Seconso i risultati ormai quasi definitivi infatti, a vincere lo scontro elettorali, sono stati i liberali di centrodestra (VVD) del premier Rutte che ottengono il 25.5% dei voti e 33 seggi sui 150 della camera bassa del parlamento olandese. Wilders arraffa solo 5 seggi in più rispetto al 2013 portandosi a quota  20 (13.1% dei consensi). Ma la destra estrema è tallonata da due partiti europeisti: i democristiani del CDA e i liberali di centro sinistra del D-66 entrambi con 19 seggi ciascuno. A sinistra si registra la debacle dei laburisti che crollano a 9 seggi pagando l’appoggio al governo di Rutte ma i cui voti sono intercettati dai Verdi che passano da 3 a 14 seggi mentre 2 seggi prende il piccolo partito di centrosinistra DENK fondato da due immigrati e la sinistra radicale del SP conferma i suoi 14 seggi.  5 seggi vanno poi agli ultraecologisti e animalisti del PVDP   e altri 4 al partito 50+ che difende gli interessi degli anziani e dei pensionati. I rimanenti otto seggi si disperdono sul altri tre partitini minori.

I quattro partiti europeisti – VVD- CDA, D-66 e PVDA – ciascuno dei quali ha già escluso una coalizione comprendente il partito di Wilders, potrebbero ora tranquillamente formare una coalizione di governo, avendo ottenuto 80 seggi sui 150 della camera bassa.

Una buona notizia per Bruxelles sopratutto alla luce delle prossime presidenziali in francia a fine aprile e dei sondaggi che hanno ridimensionato l’estrema destra di AFD in Germania dove si voterà a settembre e dove ormai è un test a testa tra i socialdemocratici e la Merkel.

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