Il 15 gennaio #IO APRO…e tu chiudi. La protesta dei ristoratori contro il Governo Conte ormai in crisi. Solidarietà dell'Accademia Dieta Mediterranea Il 15 gennaio #IO APRO…e tu chiudi. La protesta dei ristoratori contro il Governo Conte ormai in crisi. Solidarietà dell'Accademia Dieta Mediterranea

Il 15 gennaio #IO APRO…e tu chiudi. La protesta dei ristoratori contro il Governo Conte ormai in crisi. Solidarietà dell’Accademia Dieta Mediterranea

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Venerdì 15 gennaio migliaia di ristoratori apriranno i locali in barba alle continue, cangianti ed improduttive disposizioni contenute nei varie raffazzonati Dpcm di un governo allo sbando e da stasera in crisi dopo il ritiro dell’appoggio da parte di Italia Viva di Matteo Renzi, dove proprio stamattina la Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e  forestali, Teresa Bellanova, aveva incontrato una delegazione di ristoratori, facendo proprio il loro grido di dolore. A scatenare la protesta dei ristoratori è stato l’annuncio di un imminente nuovo Dpcm che punta ad eliminare anche l’asporto dopo le 18:00, goccia che deve aver fatto traboccare il vaso della sopportazione e segno di un accanirsi verso queste attività enogastronomiche, che sono e rappresentano lo stile di vita italiano. Una identità culturale che viene messa in crisi acuendo la necessità di sopravvivenza dell’intero comparto, innescando la protesta con migliaia di adesioni in tutta Italia.

La protesta nasce dopo l’appello di Maurizio Stara, titolare del pub RedFox di Cagliari, che sui social ha chiesto l’adesione dei gestori di altri locali in Italia, affermando che non spegnerà più la sua insegna, e lo farà, chiedendo ai clienti di accomodarsi al tavolo assegnato (non più di 4 persone per tavolo) rimanendo seduti e composti, indossando la mascherina quando accederanno al locale per riusarla, come da prescrizioni,  nell’alzarsi per qualunque motivo all’interno del locale.

Piena adesione dell’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento e dell’Odmir-Osservatorio regionale calabrese della Dieta Mediterranea che si schierano a favore dei titolari e dei lavoratori del comparto del turismo e del commercio dove fanno parte ristoranti, bar, pub, villaggi turisti e strutture alberghiere. Tutte strutture che stanno patendo maggiormente la crisi del Covid19 per la mancata programmazione, seria e concreta, di aiuti economici e di atti normativi chiari. Il presidente dell’Accademia, Antonio Leonardo Montuoro, ricorda che il turismo, i beni culturali, le tradizioni popolari, l’enogastronomia, il paesaggio, l’arte, la cultura e l’attività fisica, con le relative passeggiate all’aria aperta, fanno parte dello Stile di Vita Mediterraneo che l’Unesco, nel 2010, ha riconosciuto nella dieta mediterranea un importante e fondamentale patrimonio immateriale dell’umanità. Altresì, la scienza medica riconosce nella dieta mediterranea, un corretto modello alimentare che fornisce un apporto ottimale di tutti i nutrienti che possono giocare un ruolo fondamentale nel aumentare le nostre difese immunitarie, un antivirus: esso è infatti caratterizzato dall’abbondanza di alimenti vegetali (pane, pasta, verdure, legumi, frutta e frutti secchi, olio di oliva), un moderato consumo di pesce, di carne bianca, di latticini e uova, moderate quantità di carne rossa e modesto consumo di vino durante i pasti.

Tale importante riconoscimento non può avvalorarsi come culturale, etico e morale, se al centro non si mette la persona umana intesa come i lavoratori dei vari comparti suddetti. Per cui è un fatto economico, di cultura e di stile di vita, quello di riconoscere la filiera dell’intero settore, come un corpo unico, ma con diverse braccia e gambe, che insieme fanno la storia civile, umana, culturale ed enogastronomica dell’Italia. I ristoratori – prosegue Montuoro – dopo aver investito diligentemente nelle attrezzature e prescrizioni adottate, come indicato nei vari Dpcm in materia di prevenzione e tutela a salvaguardia della diffusione del virus, non possono essere vessati da un governo finora incapace a prevenire e programmare con professionalità, il diffondersi delle infezioni. Ammalarsi di Covid e morire di Covid è estremamente doloroso, e va tutta la comprensione, nonché, va messo tutto l’impegno nel seguire le indicazioni sanitarie, ma dopo un anno di tentativi andati a vuoto, l’emergenza si complica creando gli ammalati di fame che, poi, si aggravano per la mancanza di lavoro, con la conseguenza psicologica di spegnersi lentamente fino a morire dentro nella propria dignità, costretti a guardare i propri figli e la propria moglie, come padre e come marito che non riesce più a sfamarli e a mantenerli. Tutto questo – conclude Montuoro – è altrettanto grave e doloroso e non può essere derubricato in una scala di priorità dove, deve primeggiare un virus che, neanche i virologi e gli immunologi si trovano d’accordo su come affrontarlo. Per cui, è gioco forza che nasca questa protesta dei ristoratori, che va compresa e capita dai medici della politica i quali, devono prendersi carico delle risposte concrete, e non più a parole, con miliardi e miliardi di aiuti sventolati da mesi e mai arrivati, se non con delle briciole di pane, insufficienti a sfamare finanche un passerotto.

Il direttore generale di Fipe ConfcommercioRoberto Calugi afferma che dall’inizio dell’emergenza, tantissime imprese sono già fallite e 300 mila persone rischiano di perdere il posto di lavoro. La Fipe si è schierato a favore dei gestori dei locali sottolineando che non possono essere i pubblici esercizi a rappresentare i luoghi del contagio, atteso il rigido rispetto delle misure adottate in base alle indicazioni del governo. Il direttore ha aggiunto che  la ristorazione e l’intrattenimento non possono più sopportare il costo economico causato dalla terribile pandemia.

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