Papillo lancia il Manifesto per la creazione di un’identità vibonese.

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Che Vitaliano Papillo – giovanissimo sindaco dem di Gerocarne – fosse uno di quei bravi amministratori di cui anche la Calabria è piena lo si sapeva da tempo. Ma quando stamane sul suo blog e sui social network ha pubblicato quello che lui stesso ha definito il “Manifesto per la creazione di una identità vibonese” – tema interessante in un momento storico in cui la nostra provincia purtroppo arranca in tutte le statistiche del vivere civile – si è compreso che Papillo è anche un fine analista della realtà geo-territoriale che lo circonda, insomma uno di quelli che al pari di altri “colleghi” – come Gianluca Callipo a Pizzo – vuole “volare alto” proponendo una lettura del nostro contesto territoriale di riferimento che meriterebbe un attenzione e che comunque sta già suscitando sui social network tanti apprezzamenti.

“Ha, la provincia di Vibo Valentia, – scrive il primo cittadino di Gerocarne – una sua identità uniforme e specifica, una sua vocazione univoca, una personalità omogenea attraverso cui la si può riconoscere in maniera inequivocabile tra mille altre realtà? No! È la risposta. Ed è questo, forse, uno dei motivi per cui la vediamo ferma, immobile, piatta e senza un futuro ben determinato. Un futuro che sia fatto di sviluppo, benessere, prosperità, progresso, espansione, crescita. Un futuro che, in una parola, renda “viva” la nostra provincia e che, in tal modo, renda tutti coloro i quali ci risiedono orgogliosi di abitare in un territorio così dinamico e vitale. Un territorio identitario. Perché pur non disponendo di un’identità stabilita la provincia di Vibo ha tante piccole identità frammentate, una, o più, per ogni comune che la compone. Singole specificità che, in ambito storico, intellettuale, culturale, monumentale, architettonico, paesaggistico, ambientale, artigianale, religioso, museale, enogastronomico caratterizzano ogni realtà rendendola unica e distinguibile. Sono, i comuni della provincia di Vibo, come tanti colori che, presi singolarmente, pur avendo il loro senso, rendono poca giustizia ad un quadro che, al contrario, dovrebbe essere costituito da tutti questi toni complessivamente presi e armoniosamente mescolati, in modo da creare una vera e propria opera d’arte che chiunque la osservi non può distaccarsi dall’ammirarla.

Un quadro fatto – continua Papillo – di montagne brulle e quasi vergini che si tuffano impervie e scoscese in un mare cristallino e limpido, che incornicia un territorio spesso aspro, ma dipinto di policrome pennellate esperte: il verde intenso dei boschi; l’azzurro vivido del cielo che si confonde con quello tendente allo smeraldo del mare; il giallo di un sole ardente quasi tutto l’anno; il bianco gelido e candido della neve invernale sull’altipiano delle Serre; il rosso passionale dei panorami montani autunnali; le mille gradazioni dei piccoli borghi, con i loro tesori ed i loro problemi; l’argento cromato dell’arte e della cultura millenarie; l’oro lucente di una storia dalle molteplici influenze. Dal mare ai monti il territorio vibonese offre un ventaglio meraviglioso di opportunità che sta a noi, a chi ci vive ed a chi amministra, rendere appetibile. Per fare degli esempi: l’insediamento rupestre di Zungri; il castello normanno e la millenaria storia di Arena; i megaliti di Nardodipace; gli ulivi secolari dei centri a vocazione agricola; le centenarie affrontate di Pasqua di Dasà e Sant’Onofrio; il litorale che da Pizzo, passando per la “Perla del Tirreno” Tropea, si estende fino a Nicotera, offrendo suggestivi scenari costieri; eventi come il Festival “Leggere e scrivere” di Tropea organizzato dal Sistema Bibliotecario Vibonese”, le tracce di Renoir di Capistrano; il castello, le mura greche e le “domus” romane di Vibo; la tradizione artigiana della terracotta di Gerocarne; il pecorino dei centri del poro; il parco archeologico e l’antica sede vescovile di Mileto; i boschi ed i percorsi naturalistici dei centri delle Serre; la Certosa e le antiche chiese di Serra San Bruno; le ferriere di Mongiana; i ruderi del convento di Soriano e le sue tradizioni dolciarie; la ‘nduja di Spilinga. Sono solo alcuni dei “colori” di cui si compone il “quadro” Vibo Valentia. Colori che, per dare l’immagine complessivamente rappresentata, come detto, devono essere amalgamati.

Per far ciò occorre una progetto concreto, autentico e creativo che, partendo dalla cultura e dal patrimonio materiale ed immateriale posseduti, innovando ponderatamente e promuovendo insieme tutto ciò, sia in grado di ridare al territorio vibonese quell’identità che gli permetta il riscatto che da decenni inseguiamo. Si tratta di un progetto ambizioso ed a lungo termine, per realizzare il quale occorrono le menti migliori, investimenti fatti in comparti precisi e chiari, il coinvolgimento delle relative popolazioni da parte dei sindaci, che devono interessare le proprie comunità, facendole sentire partecipi ed entusiasticamente attive in questo programma della rinascita identitaria territoriale. Il futuro per la provincia di Vibo c’è. Va solo costruito, ed i “muratori” per farlo siamo tutti noi, che dobbiamo agire sotto l’egida di bravi ed esperti “direttori dei lavori”, considerandoci squadra e pensando che il nostro lavoro serve per l’edificazione di un palazzo in cui vivere in comune e con tutti i comfort. Il territorio vibonese – conclude il sindaco – ha mille potenzialità ed ha un futuro: sta nell’identità omogenea, che è fatta di singole tipicità complessivamente considerate”.

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