La fusione di 5 comuni calabresi, oggi al vaglio degli elettori.

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Tempo di referendum in Calabria. Ma stavolta – a differenza di quanto succede a Ricadi nel vibonese dove i cittadini sono chiamati a cambiare il nome in Ricadi-Capo vaticano – nella Presila cosentina, i cittadini di ben cinque comuni, sono chiamati oggi alla urne, per decidere se procedere alla fusione dei loro municipi in un unico comune e se chiamare questa nuova entità amministrativa Villa Brutia o Casale del Manco.

I comuni interessati sono: Casole Bruzio (2536 ab.), Trenta (2277 ab.), Serra Pedace (988 ab.), Pedace (1911 ab.) e Spezzano Piccolo (2100 ab.). Un fatto storico – il primo referendum di questo genere che si svolge nella nostra regione – in una terra dove si contano ben 409 municpi per una popolazione che non raggiunge ormai neanche i due milioni di abitanti e dove, da sempre, sono molto forti e radicati i campanilismi.

Se il referendum avesse esito positivo si tratterebbe della seconda fusione in Calabria dopo quella relativa all’unione dei tre comuni del Catanzarese, Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia, che diedero vita nel 1968 alla nascita del comune di Lamezia Terme.

Si vota fino alle 22.00 e se in uno dei comuni coinvolti nella tornata referendaria dovesse prevalere il no, questo non entrerà nel nuovo soggetto amministrativo.  Non vi è previsto un quorum e per passare la proposta dovrà quindi semplicemente ottenere il SI della maggioranza semplice dell’intero corpo elettorale dei comuni interessati.

La fusione poterebbe del resto molti benefici: dalle minori spese di struttura grazie allo sfruttamento delle economie di scala nei costi e nei tempi, con conseguenti maggiori risorse da dedicare ai servizi ai cittadini e alle imprese, ad esempio per programmi anticrisi e sociali o per incentivare l’efficientamento energetico per cittadini e imprese all’esenzione temporanea dal patto di stabilità e agli incentivi statali e regionali, con possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere pubbliche e in manutenzione di quelle esistenti, dal maggiore “peso istituzionale” del nuovo Ente alle premialità finanziarie previste dal Governo che dovrebbe aumentare i trasferimenti di 1,6 milioni di euro in più rispetto a quelli attuali per un arco temporale di dieci anni.

E difatti, sono ben 153 le proposte di fusione che sono state avanzate in tutta la penisola.

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