Inserire negli itinerari paesaggistici del FAI la Madonna dell’Arco e il Bosco fallà di Filogaso.

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“Ieri pomeriggio verso le due, forse per nostalgia o per un riflesso condizionato dovuto alle manifestazioni paesaggistiche, archeologiche, museali e culturali indette nei giorni 24-25-26 marzo dal FAI, in tutta Italia, complice la splendida giornata di sole, ho fatto una passeggiata e visitato  i ruderi della chiesetta denominata “Madonna Dell’Arco” e l’area picnic sottostante situati nel bosco “Falla’ ” nel comune di Filogaso.

E’ questo l’incipit di una lettera pervenuta alla redazione di Mediterraneinews.it e scritta da Nicola Iozzo. “I ruderi della  “Madonna Dell’Arco” si trovano nel cuore del bosco Falla’  di  proprietà del Comune. Il bosco, di circa 195 ettari, confina con i comuni di S. Nicola Da Crissa ed il lago Angitola ed è popolato da diversi animali selvatici e da molte specie di piante . E una pianta, in particolare, di altezza di circa 5-6 metri, sempre verde, rara  ed in via d’estinzione, il corbezzolo, trova il suo habitat naturale e cresce qui spontaneamente e potrebbe essere utilizzata oltre che come frutto, anche per diverse altre applicazioni nel campo della conceria delle pelli ed in medicina per le sue proprietà astringenti, antisettiche, antinfiammatorie, antireumatiche”.

“Dopo una breve pausa ai ruderi, – si legge ancora nella missiva pervenutaci via e-mail – ho fatto una lunga passeggiata nel bosco respirando aria pura ed incontaminata a pieni polmoni tra alberi secolari e sentieri naturalistici che consentono di ammirare bellezze naturali uniche e panorami incantevoli: se infatti volgi lo sguardo vedi in lontananza da un parte i comuni di San Nicola Da Crissa , Monterosso e Capistrano, che sembrano dei presepi addossati sui pendii delle montagne, e dall’altra parte invece, il fondo valle con il fiume che scorre verso l’invaso dell’Angitola”

“Negli anni 90  – continua il nostro lettore – sono stati realizzati in collaborazione con il corpo della Forestale  un rifugio, la strada  di accesso allo stesso ed ai ruderi, un’aera picnic con tavoli, sedie, barbecue, fontana con acqua leggera e pura che sgorga da sorgenti incontaminate. Un’area attrezzata che consentirebbe ai visitatori la possibilità di trascorrere tranquillamente una giornata diversa.  Negli anni molti sono stati i visitatori . E gli stessi scout ogni anno impiantavano qui, un campo scuola utilizzando il rifugio come base”.

“Oggi, con sommo stupore, – continua Iozzo – ho notato quell’area completamente abbandonata: tavoli divelti, percorsi pedonali pieni di sterpi ed erbacce, sedili sgangherati, staccionate  rotte. E’ il segno dei tempi  di una crisi che non ha risparmiato nessun settore. I comuni non hanno più risorse da investire e l’abbandono e l’incuria sono totali. Non so se le colpe siano tutte da addebitare allo Stato o in parte anche agli Amministratori locali, privi di fantasia, intraprendenza ed iniziativa,  e restii a cimentarsi con la nuova realtà ma io ritengo ci siano entrambe le cose: assenza di fondi ed un certo disinteresse culturale, politico, una certa inerzia mentale”.

“Il  personale avventizio in servizio in questo periodo al comune ed il corpo forestale potrebbe ripulire l’area picnic ed sentieri naturalistici e il FAI ( Fondo Ambiente Italiano) o Italia Nostra potrebbero, se informati e sollecitati, inserire il sito  tra le bellezze naturali da visitare. I ruderi della Chiesetta Della Madonna Dell’Arco e la nascita dell’Ordine Dei Cappuccini  sono infatti la testimonianza di un paese molto antico anche se incerte e frammentarie sono la sue origini. Esistono richiami storici in qualche libro edito dalla  casa editrice “Frama” (autore p. Remigio Alberto La Pera) dal titolo: ”I cappuccini in Calabria e i loro 80 conventi” ed in qualche altra pubblicazione. Sarebbe quindi auspicabile anche un’indagine archeologica in loco più approfondita, servendosi,tra l’altro, della consulenza, forse anche gratuita, di due bravissime archeologhe “filogasesi”. La ricerca consentirebbe di sapere di più sui ruderi della chiesa della Madonna Dell’Arco  e più in generale del vecchio sito del paese, prima  che i  due terremoti del seicento  e del settecento lo radessero completamente al suolo, delle gallerie che lo attraversano, della “zona carceri”, dell’ubicazione del convento e di tutti gli altri beni esistenti ma sotterrati. Insomma una ricerca accurata che scandagli tutto il possibile per fare emergere la storia millenaria di Filogaso”

 

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