Messaggio del Vescovo Renzo in occasione della Pasqua.

Nessun commento Share:

Carissimi, la festa di Pasqua è tempo di esodo e vita nuova. Il Signore Risorto ci chiama oggi più che mai ad uscire dalle tenebre del male (“esodo”) per metterci in cammino verso di Lui, che è luce ed “acqua zampillante di vita eterna” (Gv 4, 14). La Pasqua, che ci fa fare memoria della Risurrezione di Gesù, non è il lieto fine di una bella favola. È l’intervento redentivo di Dio Padre là dove la speranza dell’uomo si infrange. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore, quando si vorrebbe scendere dalla croce, è quello il momento che ci avvicina alla risurrezione; è quello il momento in cui Gesù ci prende sulle sue spalle come fa con la pecorella ferita. Anche i discepoli più vicini a Gesù sono andati in crisi davanti alla delusione del processo, della ingiusta condanna a morte e della crocifissione del Maestro. Ma proprio quando la notte diventa più buia e le forze calano, Dio interviene e risuscita il Figlio e con Lui i cuori scoraggiati, ridando loro linfa nuova ed acqua zampillante: “Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete” (Gv 4, 14”). Non c’è Pasqua senza venerdì santo, ma non c’è neanche venerdì santo senza Pasqua. È la sorpresa bellissima dell’amore di Dio!

All’inizio della Quaresima Papa Francesco ci ricordava che la Pasqua di Gesù “è il suo esodo, con il quale ci ha aperto la via per giungere alla vita piena, eterna e beata. Per aprire questa via, questo passaggio, ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (cf Discorso, Udienza Generale 1° marzo 2017, mercoledì delle ceneri). È così che la speranza si fa speranza maggiore. Per aprire a noi la strada della vita nuova Gesù ha dovuto versare tutto il suo sangue. Così siamo stati purificati dalla schiavitù del male e siamo risorti con lui. Ma questo – dobbiamo ricordarcelo – “non vuole dire che Lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare più nulla, che Lui è passato attraverso la croce e noi andiamo in paradiso in carrozza. La nostra salvezza è certamente un dono suo, ma poiché è una storia di amore, chiede il nostro “sì”, la nostra adesione e la nostra partecipazione al suo amore” (ivi).

Per attuare il nostro passaggio, cioè, come per la Samaritana, ci occorre attingere a quell’acqua zampillante, unica che può soddisfare la nostra sete mentre attraversiamo il deserto e l’aridità della vita e, potremmo aggiungere, le insoddisfazioni del nostro apostolato. È sempre la sua “luce”, comunque, a vincere le tenebre e ad alimentare la “piccola fiammella” che ci è stata consegnata nel giorno del nostro Battesimo e che dobbiamo portare sempre alta e accesa nelle mani. È così che attualizziamo la nostra Pasqua quotidiana.

Sono trascorse solo poche settimane da quando abbiamo iniziato a muovere i primi passi verso il Sinodo Diocesano, evento che dobbiamo sentire più che mai stimolante per allontanarci dal sepolcro di una fede vuota, che rischia di restare disincarnata e avulsa dalla vita. non dobbiamo avere paura di correre a dissetarci alla sorgente fresca e zampillante del pozzo di Samaria, dove il Risorto ci aspetta per un incontro di amore e per dare vita nuova al cuore inaridito e speranza più solida e consolante alla nostra fede.

L’incontro di Gesù con la Samaritana, che abbiamo scelto come icona del nostro cammino sinodale, ci offrirà gli spunti necessari e l’energia fresca per tornare “ad adorare Dio in spirito e verità” e per portare una ventata di Vangelo a questo mondo disturbato dalla frenesia del possesso e da tutto quell’insieme di idoli affascinanti e illusori (attaccamento al denaro, smania di apparire, volontà di potenza, ricerca del piacere, ecc.) che impediscono di volare alto verso una umanità più bella, più libera e più vera. L’umanità del Risorto è il modello della nostra umanità. L’appuntamento, allora, è al pozzo di Samaria, ma oserei dire di non fermarci lì e di andare oltre. Ci vogliamo dare appuntamento tutti dentro il sepolcro della Pasqua per scavare con mani operose e cercarvi la sorgente dell’acqua zampillante: Gesù Risorto è l’acqua a cui attingere per dissetarci, è Lui la forza della nostra resurrezione, è Lui che può risvegliare il nostro entusiasmo, che ci può motivare nel camminare insieme agli altri, che ci può invogliare ad uno stile di ascolto e di impegno reciproco. Per questo ci chiede perentoria una volontà di servizio generoso e totale al fine di dare anche più visibilità alla nostra religione ed alla nostra opera pastorale di Chiesa in cammino.

Abbiamo scelto come slogan di avvio del Sinodo “La Chiesa che siamo. La Chiesa che vogliamo” allo scopo di capire più concretamente come muoverci ed intraprendere il nostro “esodo” comunitario verso la nostra Tetta promessa; verso cioè una Chiesa che amiamo davvero, che sentiamo nostra ed in cui ci identifichiamo senza riserve e senza bende di copertura.

Abbiamo ogni opportunità per dire la nostra e per camminare insieme spediti lungo la strada che lo Spirito ci suggerisce: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice” (Ap 2, 29). Nessuno può stare a guardare stando al balcone.

La Pasqua del Signore sia nel cuore di ognuno di noi per imparare ad apprezzare di più il dono della fede che Lui ci ha fatto, per capire a fondo che la sete che porta Gesù a chiedere da bere alla Samaritana è sete di buone relazioni con tutti, è sete di giustizia, di ascolto e di rispetto reciproco, di ripartenza verso il comune  traguardo di una Chiesa tutta sinodale, che cammina unita e libera da narcisismi e autoreferenzialità, disponibile a misurarsi e a muoversi su orientamenti pastorali di frontiera, volti a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini e delle donne.

Con questo spirito rivolgo a tutti gli Auguri più sentiti di una Buona e Santa Pasqua.

Condividi questo Articolo
Previous Article

Tropea: al via i tradizionali mercatini.

Next Article

Vibo: la storia di Pino Morelli approda su Rainews.

You may also like