A giugno doppio appuntamento con le urne in Francia e Gran Bretagna.

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E’ entrata ormai nel vivo la campagna elettorale per le legislative che si terranno in Gran Bretagna e in Francia, rispettivamente l’8 e l’11 giugno (primo turno).

In francia a dire la verità la campagna elettorale non si è mai fermata dopo le presidenziali che hanno visto la larga vittoria di Emanuel Macrone del suo movimento libreal-socialista “En marche”. Si tratta però ora di vedere se Macron potrà godere in questa tornata del tradizionale “effetto luna di miele” con gli elettori e conquistare la maggioranza assoluta dei seggi anche all’Assemblea nazionale. Intanto – secondo i sondaggi – che peraltro alle presidenziali hanno azzeccato in pieno i loro pronostici – il 57% dei francesi approverebbe l’operato del nuovo presidente e questo si rifletterebbe positivamenteanche nei sondaggi per le legislative.

Secondo tre diversi scenari prospettati da Harris, Opinionway e Ipsos il movimento di Macron “En Marche” si collocorebbe tra il 28% e il 31%. Il centro destra tradizionale dei Les Républicains (OR) sarebbe in seconda posizione tra il 18 e il 22 per cento. Al terzo posto, l’estrema destra del Front national (Fn) tra il 18% e il 19% tallonata dalla sinistra radicale di “La France Insoumise” (Fi) accreditata tra il 12% e il 15%. Tra il 10% e il 12% i socialisti del Ps alleati con i verdi.

Da notare che in Francia si vota col doppio turno e quindi – a differenza del proporzionale – c’è un effetto distorsivo sulla rappresentanza che avvantaggia i partiti maggiori. Infatti – sempre secondo queste proiezioni En marche sarebbe accreditato di 310-330 seggi contro i 140-160 del centrodestra, i 25-30 dei socialisti con i verdi, i 25-30 della sinistra radicale e i 10-15 del Fn.

Se questi numeri dovessero essere confermati Macron centrerebbe l’obiettivo e schivare la possibilità di una coabitazione con un governo che non sia espressione del suo movimento. Da notare come sempre secondo questi rilevamenti Em raccoglierebbe i maggiori suffraggi sopratutto nelle categorie socioprofessionali superiori (32%), negli artigiani, commercianti e capi d’impresa (41%), negli intellettuali (37%) e negli inattivi (31%) mentre il FN sarebbe il primo partito preferito dai ceti popolari (33%).

Spostandosi oltre Manica lo scenario cambia. Qui dopo lo schoc della Brexit il primo ministro conservatore Theresa May ha sciolto – perchè a differenza di quanto accade in Italia lo può fare – la camera bassa del parlamento (House of Commons) in quanto la sua maggioranza era molto risicata. La strada dovrebbe essere tutta in discesa per il premier tories che è uscita rafforzata dal voto delle elezioni municipali tenutesia inizio di questo mese.

Secondo le ultime rilevazioni i conservatori sarebbero al 43% contro il 37% dei laburisti di Jeremy Corbyn e l’8% dei liberaldemocratici di Tim Farron e il 6% dei nazionalisti dell’Ukip che in pratica sono stati fagocitati dagli stessi conservatori.

Anche in questo caso – vigendo qui il sistema uninominale maggioritario – le percentuali contano poco e già in passato è capitato che un partito con il 35-37% dei voti raccogliesse poi la maggioranza dei seggi. Secondo alcune proiezioni i tories dovrebbero infatti ottenere 390 seggi contro i 170 dei laburisti i 13 del libdem e i 49 dello Scottish national party (Snp) il partito indipendendista scozzese che è molto forte in quella parte del Regno unito, tanto da chiedere la secessione da Londra.

L’unica incognita sono i sentimenti contrari alla Brexit di quasi la metà dell’elettorato inglese che potrebbero esprimere un voto contro la May e i dibattiti televisi il primo dei quali ha visto la premier conservatrice un pò in affanno. Ma staremo a vedere.

Le due tornate elettorali sono solo il preludio delle altre che caratterizzerano questo 2017: Malta (3 giugno), Norvegia (11 settembre), Germania (24 settembre), Austria (15 ottobre), Repubblica ceca (20-21 ottobre) ai quali potrebbe aggiungersi anche l’Italia.

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