Tropea Festival – si mette in moto la macchina organizzativa per la sesta edizione.

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Mancano ancora alcuni mesi ma la possente “macchina organizzativa” del Tropea Festival “Leggere e scrivere” – sotto l’attenta regia dei due direttori artistici Gilberto Floriani e Teresa Marzano – ha iniziato a scaldare i motori per avviare la fase organizzativa di quello che ormai, molto osservatori, non esitano a definire il più importante evento culturale del vibonese e certamente uno dei principali tra quelli che si realizzano e si tengono sull’intero territorio regionale. Un evento, che attrae circa 30mila persone e che quindi rappresenta anche un veicolo di promozione del territorio vibonese e quindi anche un importante ricaduta economica sul territorio di riferimento.

Molti infatti considerano l’investimento nella cultura come una spesa improduttiva e finanche “proibitiva” in tempo di crisi. Ma occorre ricordare che non solo la cultura segnala la vitalità di un popolo e la sua capacità di competere a livello internazionale e che il patrimonio culturale – sia materiale che immateriale – partecipa allo sviluppo economico del nostro Paese, perché produce esternalità in una serie di filiere (industria culturale, turismo, enogastronomia, artigianato e produzioni tipiche, edilizia di riqualificazione) che si possono quantificare in 170 mld di euro, pari al 13% del PIL, ed in termini occupazionali in 3,8 milioni di lavoratori. Tanto che ormai si parla di una vera e propria “economia della cultura”, un spzio economico dove un solo euro investito può avere un ritorno di 4 euro nel fatturato dell’indotto.

Il TropeaFestival Leggere&Scrivere – lo ricordiamo – è un festival della letteratura dedicato al tema della lettura e scrittura in epoca digitale. Il progetto che sta alla base del Festival, giunto quest’anno alla sesta edizione, si propone di offrire uno spazio in cui scrittori, poeti, intellettuali, giornalisti, attori, sceneggiatori, registi, musicisti, possano confrontarsi sulle nuove forme di comunicazione.

Il Festival, prevede appuntamenti che si svolgono a Vibo Valentia e nel circondario per mettere in rete e proporre un’esperienza più ampia e integrata. Gli eventi, declinano la lettura e la scrittura in termini multidisciplinari per interessare e coinvolgere diverse fasce di pubblico mediante una vera e propria immersione nella pluralità dei testi e nella creatività degli autori e artisti a contatto diretto con il pubblico, per sperimentare le nuove tecnologie o approfondire temi e linguaggi.

Il Festival, nell’ottica della multidisciplinarietà, si suddivide in quattro sezioni: “Una Regione per Leggere”, “Carta Canta”, “Calabria, Fabbrica di Cultura”, “Nutri-Menti”.

La prima sezione cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul gap che separa la Calabria dalle altre regioni in merito alla pratica della lettura – 12 punti perrcentuali di differenza secondo le ultime rilevazioni statistiche – cifra, dietro la quale si cela una delle principali cause del ritardo, dell’arretratezza e del deficit di democrazia che ancora penalizzano la nostra regione. E quindi è normale che un festival denominato Leggere&Scrivere, dedichi una delle sue sezioni alle politiche di promozione della lettura, per analizzare le cause e i rimedi della disaffezione culturale e proporre una maggiore attenzione ai presidi del libro, intesi come sia come editoria, librerie indipendenti ma soprattutto come biblioteche pubbliche multimediali.

La seconda sezione nasce invece dalla consapevolezza che il mondo della Musica ha cercato di tradurre, attraverso la matematica delle note e la geometria degli accordi, le impressioni che la parola, e la parola scritta in particolare, hanno fissato, nello sforzo di decifrare la realtà per comunicarla e tramandarla; ogni canzone, ogni frammento di musica quindi, è, insieme, il racconto di un tentativo e la cronaca di una caduta, dove vaghezza e precisione si rincorrono in un rondò di richiami riflettendosi, in un gioco di specchi abissale, l’una nell’altra. Carta Canta è quindi lo spazio dedicato all’approfondimento di tutte queste relazioni, nel quale attraverso le parole degli addetti ai lavori (musicisti, scrittori, critici), per raccontare la musica e raccontare con la musica, nell’epoca della progressiva atomizzazione e dissoluzione dei media tradizionali.

La terza sezione invece – partendo dalla consapevolezza che la nostra Calabria è un luogo ricco di contraddizioni ma pieno di opportunità propone i diversi modi di fare cultura, viverla, esercitarla, produrla e diffonderla creando una Fabbrica di cultura, intesa come luogo progettuale che si muove, che incontra gli studenti, i curiosi, gli appassionati, che stimola gli indifferenti e che cerca di arrivare laddove e difficile arrivare. Perché la convinzione che muove chi vuole fare “fabbrica” è solo una: che quello che produce è utile.

La quarta seziona infine, prende il via dal fatto che cucinare, lavorare col fuoco, significa, da un punto di vista simbolico, sottomettere la natura, rappresentata dagli ingredienti grezzi e ridurla in cultura (il piatto finito) poichè esiste una relazione stretta tra il processo alchemico della cucina e quello altrettanto profondo della scrittura, una relazione che va molto al di là delle mode recenti che hanno fatto della gastronomia un argomento di successo e spettacolo. Il cibo – difatti è qualcosa di semanticamente molto stratificato e l’alimentazione è, tra le pratiche fondamentali rivolte alla cura di sé, una delle più caratterizzanti, e costituisce una fonte di piacere e anche un modo per rivendicare e sottolineare una identità sociale e culturale e la  sua condivisione è un atto di relazione che mette in comunicazione immediata culture diverse e non c’è bisogno di sottolineare le forti implicazioni nelle dinamiche sociali che il dono del cibo, come ponte gettato tra noi e l’altro, ha sempre avuto. Da tutte queste implicazioni, nasce Nutri-Menti, che analizza il cibo come veicolo di identità culturale, cercando di affrontare il tema, nell’ampio ventaglio di suggestioni che offre, attraverso le parole di personalità del mondo della cultura dell’alimentazione, dell’antropologia e della filosofia, consci del ruolo sempre più centrale che un argomento come quello delle tradizioni alimentari, ha nella comprensione della società contemporanea.

In pochi giorni il Festival offre un ventaglio di 160 eventi di varia tipologia con la presenza, di autori, scrittori, artisti, musicisti. Tra gli ospiti dell’ultima edizione, personaggi e intellettuali del calibro di Frtanco Cardini, Vera Slepoj, Luigi Maria Lombardi Satriani, Antonio Padellaro, Gerardo Sacco, Irene Grandi, Emilio Casalini, Piero Badaloni, Piergiorgio Oddifreddi, Nicola Gratteri, Italo Cucci, Katia Ricciarelli, Barbara De Rossi, Peppe Voltarelli, Gioacchino Criaco. Ma è un elenco troppo breve che non rende totalmente giustizia alla verità.

Da sottolineare poi la presenza di uno spazio per i bambini e quello riservato all’arte con le nostre he si tengono nella suggestiva cornice di Palazzo Gagliardi.

 

Il Festival è cofinanziato dalla Regione Calabria con fondi europei ed è promosso dal Sistema Bibliotecario Vibonese, soggetto capofila del Progetto, in partenariato con la Provincia ed il Comune di Vibo Valentia, i Comuni di Tropea, Serra San Bruno, Soriano Calabro e Pizzo, Confindustria Vibo Valentia e Gruppo Pubbliemme.

Il Sistema Bibliotecario Vibonese a sua volta – è doveroso ricordarlo – rende disponibili i suoi servizi all’intera popolazione della provincia di Vibo Valentia. Giuridicamente, è un’associazione intercomunale comprendente vari comuni ma si presenta all’utenza come un moderno centro culturale che organizza autonomamente numerosi eventi culturali e collabora con gli enti locali e le scuole per promuovere la lettura e organizzare iniziative culturali e di valorizzazione del patrimonio culturale. Esso, ha sede nell’importante complesso di Santa Chiara, un edificio monumentale la cui prima edificazione, come convento delle suore di San Francesco, che risale alla fine del Cinquecento e di recente è stato restaurato e rifunzionalizzato e la cui superfice complessiva di 2.000 mq circa, offre spazio alle raccolte documentarie (oltre 70.000 documenti) sale di lettura, postazioni Internet e multimediali, una attrezzatissima sezione ragazzi, un laboratorio di digitalizzazione, uno spazio espositivo, un ampio auditorium, una installazione multimediale che documenta la memoria del territorio vibonese, uno spazio di accoglienza.

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