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Le incertezze sono finite. L’Ufficio del Giudice di Pace è stato soppresso. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, con proprio decreto datato 29 maggio 2017, ha chiuso un presidio di legalità che avrebbe dovuto aprire i battenti il 1° giugno… successivo. Una tempestività sbalorditiva che la dice lunga sull’effettiva volontà di ridare vita ad un ufficio chiuso circa tre anni fa a seguito dell’emanazione del decreto legislativo n. 156/2012 che prevedeva la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Lo stesso decreto precisava che era possibile il mantenimento degli uffici del Giudice di Pace dei quali era prevista la soppressione a condizione che i Comuni interessati, anche consorziati tra loro, si facessero carico delle spese. Cosa che il Comune di Nicotera, d’intesa con Joppolo e Limbadi, accettava individuando anche il personale da destinare all’erogazione del servizio di giustizia. Un decreto ministeriale datato 27 maggio 2106 fissava per lo scorso 2 gennaio la riapertura dell’ufficio. L’utc cominciava ad eseguire i lavori di riqualificazione dei locali spendendo circa 20mila euro. Tutto a posto? Manco a parlarne. Da lì a poco, infatti, il presidente del Tribunale di Vibo, Alberto Filardo, inviava due ispettori per verificare l’idoneità dei locali. Il sopralluogo si concludeva con un lungo elenco di carenze da eliminare per cui l’apertura del 2 gennaio 2017 veniva differita al 1° aprile successivo. L’ufficio tecnico, nel frattempo, per sanare tutti gli inconvenienti, stilava un preventivo di oltre 200mila euro, somma che le casse comunali non erano e non sono in condizione di reperire. L’apertura dall’1 aprile slittava all’1 giugno. Non verificandosi alcun miracolo, il ministro ha disposto, a tempo di record, la soppressione dell’ufficio. Assente la politica, indifferenti gli avvocati che magari trovano più comodo concentrare tutte le attività su Vibo, a pagare il conto sono i cittadini che, per avere giustizia dovranno fare ulteriori sacrifici. A questo punto, per trasformare definitivamente il territorio in una terra di mezzo, non resta che chiudere le ca
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