Viaggio nella Calabria che non può scomparire: San Nicola da Crissa (terza puntata).

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San Nicola da Crissa è un comune di 1.375 abitanti situato a 518 m sulle pendici del monte Cucco, nel versante tirrenico delle Serre.

L’intero nucleo abitativo del luogo è delimitato da due valloni: uno posto sul lato nord-est, dentro cui scorrono le acque del torrente Fellà (ma anche Fallà), l’altro ubicato su quello sud-ovest, denominato, nelle relative carte topografiche, “Fosso di Gianferrante” (per i Sannicolesi “Giamperrante”). Scelta comunque oculata quella operata dai fondatori del sito dal momento che questi è collocato al riparo dall’infuriare del vento e dall’imperversare della nebbia provenienti dal Monte Cucco.

La storia vuole che il paese nacque come Crissa  leggendaria città fondata dai Greci, probabilmente provenienti da Locri Epizephiri, nel VII secolo a.C. ma gli storici del luogo ritengono invece che la sua fondazione debba datarsi ben più in là – tra l’VII° e il IX° secolo – ad opera di monaci basiliani. In epoca medievale il paese veniva chimato “San Nicola della junca” e poi in quello di “san Nicola della terra di Vallelonga” – a quella epoca chiamata ancora Rocca Niceforo – sottolineando la sua appartenenza feudale a questo centro urbano ad esso vicino. Nel 1506, troviamo San Nicola incluso nella Contea di Soriano, infeudata ai Carafa, duchi di Nocera, insieme con le vicine terre di Vallelonga, Filogaso e Panajia, condizione nella quale rimase fino al 1648 quando con la scomparsa dell’ultimo dei Carafa, il duca Francesco Maria Domenico, morto senza eredi, l’intera Contea di Soriano -e con essa anche San Nicola- venne stata venduta dal re di Spagna, Filippo IV, ai Padri Domenicani per 84.000 ducati.  Nel 1711 il paese viene poi invece venduto, per la somma di ducati 38.000, dal marchese Diego Castiglione Morelli ad Ottavio Di Gaeta. Francesco Castiglione Morelli lo avrebbe però poi riacquistato nel 1776. Nel 1862 infine il paese assunse l’attuale denominazione.

Il genius loci è sicuramente Gian Giacomo Martini, abate curato (1575-1640). Fu lui infatti, al tempo in cui ricoprì la carica di vicario generale del vescovo della diocesi di Mileto, ad aver introdotto nel 1634, l’arte della stampa facendo venire in San Nicola gli impressori itineranti Giovan Battista Russo e Domenico Jezzo, per impiantarvi quella che fu la terza tipografia impianta in Calabria in ordine di tempo dopo quella fatta sorgere a Reggio (1475) e a Cosenza (1478).

Il paese offre tanti piccoli gioielli artistici da vedere e visitare. Tra queste ricordiamo la Chiesa della SS Annunziata, la Chiesa del SS Rosario e il Santuario di Mater Domini. Proprio all’interno della Chiesetta della Vergine Maria del SS. Rosario, è possibile ammirare un meraviglioso dipinto posto al centro del soffitto, raffigurante la memorabile battaglia di Lepanto, anche se l’opera più importante è la settecentesca Statua del SS Crocifisso che si trova nella chiesa della SS Annunziata. Una visita la meritano anche lo storico Palazzo Mannacio, la biblioteca comunale e Piazza Crissa con lo spettacolare panorama offerto dalla balconata. Da qui, infatti nei giorni con ottima visibilità, si possono ammirare l’Angitola, il golfo di Sant’Eufemia, lo stretto di Messina e l’Etna. La piazza con la sua balconata venne definita “Il balcone delle Calabrie” da Ferdinando II di Borbone. Molto sentiti e seguiti sono invece i riti religiosi: la festa di San Giuseppe, il 19 marzo; la festa della SS Croce, il tre maggio; la Festa di San Nicola, il 14 di maggio; la Festa del SS Rosario, l’ultima domenica di luglio; la Festa del SS Crocifisso, la quarta domenica di agosto; la Festa di San Rocco, la terza domenica di settembre;  e la Festa degli emigrati, dal 5 al 12 agosto. Tali riti sono mantenuti vivi anche per merito delle confraternite del SS Crocifisso, del SS Rosario e delle due associazioni che a queste fanno riferimento che si trovano a Toronto, in Canada, paese verso il quale si indirizzò la quasi totalità del flusso emigratorio sannicolese.

San Nicola da Crissa è famosa inoltre per i suoi prodotti tipici (nella foto) tra i quali spiccano la “fagiola di San Nicola da Crissa”, o “Suriaca russa janca” e la “Supprressata janca”.

Faggiola Russa Janca   Soppressata

La prima è un fagiolo borlotto bianco la cui pianta è una rampicante che viene coltivata con concime animale e poche irrigazioni estive in un terreno prettamente argilloso, compatto e con chelati di ferro. Il terreno si mantiene a lungo fresco e ciò consente al fagiolo di non soffrire la mancanza d’acqua. La consistenza è dolce e pastosa, simile dopo la cottura a quella della castagna cotta. La buccia è quasi inesistente.  E’ attualmente prodotta da pochi contadini (circa una ventina) in quantitativi molto limitati (150 kg in media da ognuno) e si può acquistare solo presso i produttori o eccezionalmente presso piccoli negozi locali. Le sue eccezionali qualità organolettiche risaltano nei tipici piatti locali: “Cavulo e suriaca” (cavolo e fagioli); “Fileja e suriaca russa janca” (pasta fatta in casa con il ferro e fagioli); “Erve stranghiati” (verdura selvatica/bietole con fagioli, aglio, pane raffermo cotti nel coccio); “Friuta cu pane e ciarasolo” (ripassata nel coccio con pane raffermo e peperoncino); “Allu piattu” (cotta nel coccio con aglio e origano). Negli ultimi tempi sono stati effettuati degli studi medici sulla “fagiola di San Nicola da Crissa”, i quali hanno evidenziato un ruolo attivo e peculiare di questo prodotto nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative (obesità, diabete e malattie cardiovascolari). L’altro prodotto di punta di queste terre – la “soppressata janca”  viene prodotta con la carne proveniente da coscia, spalla e filetto del maiale (il grasso è circa il 20% del totale). Le razze utilizzate sono diverse, ma non è raro trovare la soppressata di maiale nero calabrese. L’impasto carneo è addizionato di sale marino fino nella percentuale di 35/40 gr per Kg di impasto. L’asciugatura e la stagionatura avvengono in luogo fresco e ventilato. A volte si effettua una leggera affumicatura nei primi 10 giorni con legna d’ulivo e radica. Si conserva in contenitori di vetro o coccio ricoperto d’olio o grasso anche se si sta diffondendo anche il sottovuoto. E’ una soppressata particolare perché il tipo di lavorazione consente di apprezzare il profumo intenso del maiale al naturale. E’ prodotta da 5 aziende, oltre che in molte famiglie per autoconsumo e si può acquistare presso il produttore, o presso piccoli negozi locali. E’ possibile gustarla anche nella ristorazione locale e nella cucina locale è usata spesso come ingrediente della “pasta incasciata” (pasta pasticciata con ragù, uova sode, pezzi di soppressata, provola, polpettine piccolissime) oppure come aggiunta alle uova fritte o ancora come come condimento della pasta fatta in casa insieme alla passata di pomodoro e nella “pitta avanti furnu”, una pagnotta di pane tagliata a metà prima del termine della cottura e condita con olive e soppressata. Molto apprezzati sono anche il miele biologico e l’olio.

Nel paese si realizzazione anche prodotti artigianali di gran pregio come  tovaglie, centri, coperte ed altro all’uncinetto e cesti in vimini.

Il vasto territorio comunale si presta poi alle escursioni. esistono infatti due aree pic nic – una denominata  “Camunni” a pochi chilometri fuori dal Paese sulla SS 110 direzione Serra San Bruno, l’altra “località Fellà”.

Anche questo paese ha subito purtroppo un drammatico calo demografico. La popolazione cittadina infatti è passata dalle 3409 unità del 1961 alle attuali 1329 con un calo quindi del 61.05%. Il secondo peggior dato di tutto il vibonese dopo quello di Polia. la popolazione sopra i 65 anni di età è arrivata al 27.69% del totale – il che fa di questo comune uno con la più alta percentuale di anziani della nostra provincia. E anche qui, come inevitabile rovescio della medaglia sono purtroppo diminuiti i giovanissimi – gli under 14 – che costituiscono solo l’11,1% della popolazione cittadina. Ecco perchè uno degli indici demografici più importanti – quello di vecchiaia che calcola appunto il rapporto tra la popolazione anziana e quella giovanile – è schizzato a quota 248.64 punti su una media italiana di 165.33 e una vibonese di 153.73 punti.

San Nicola è quindi anch’esso un comune demograficamente fragile e a rischio di estinzione. Un piccolo gioiello calabrese che però non possiamo permetterci di perdere ma anzi – nel quadro più ampio di una strategia volta alla valorizzazione dell’intero comprensorio serrese e ad una strategia di attenzione verso i piccoli borghi calabresi – farlo conoscere e apprezzare, e poi, facendo perno sulla naturale vocazione di questo luogo, mettendo in atto iniziative di sostegno all’economia locale.

 

 

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