La recente istituzione della Zona Economica Speciale (ZES) a Gioia Tauro, potrebbe anche costituire un occasione per orientare lo sviluppo economico della nostra Nicotera.
Il macronodo di Gioia Tauro – su cui si innesta la ZES – comprende, lo ricordiamo, l’area del porto e l’area del retroporto. L’area del porto di Gioia Tauro è costituita dalle “aree demaniali marittime, dalle opere portuali e dagli antistanti spazi acquei compresi nel tratto di costa che va dall’inizio del lungomare del comune di San Ferdinando, in coincidenza con il punto in cui arriva sulla costa l’esistente recinzione portuale, alla radice del molo frangiflutti sud del porto”. Il totale dell’area inclusa nella perimetrazione ZES corrisponde a circa 402 ha.
Le aziende gia’ operative e quelle che si insedieranno nella ZES potranno beneficiare di speciali condizioni tra cui: a) procedure semplificate, e regimi procedimentali speciali, recanti accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati rispetto a procedure e regimi previsti dalla normativa regolamentare ordinariamente applicabile, sulla base di criteri derogatori e modalita’ individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; b) accesso alle infrastrutture esistenti e previste nel Piano di sviluppo strategico della ZES; c) un credito d’imposta commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31 dicembre 2020 nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro il cui riconoscimento è soggetto al rispetto delle seguenti condizioni: 1) le imprese beneficiarie devono mantenere la loro attivita’ nell’area ZES per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti; 2) le imprese beneficiarie non devono essere in stato di liquidazione o di scioglimento.
Ebbene alla luce di tutto ciò – considerando che pur essendo il turismo, la naturale vocazione del territorio nicoterese – non è peregrina l’ipotesi che nelle more della riformulazione del Piano Strutturale Comunale (PSC) – sulla scia di indicazioni già presenti negli strumenti urbanistici atuali ci si adoperi per dotare la città di un area destinata proprio agli insediamenti produttivi, i cosiddetti PIP (Piani Insediamenti Produttivi,) come ad esempio è accaduto nel vicino comune di Limbadi. Difatti un eventuale area PIP che il Comune di Nicotera metterebbe a disposizione delle imprese che volessero investire nel territorio comunale, avrebbe il pregio di trovarsi ad appena dieci chilometri dallo strategico Hub portuale di Gioia Tauro e quindi dalla futura ZES. Nicotera inoltre è ben collegata attraverso un’articolata rete di vie di comunicazione, poiché dista pochi Km dall’uscita autostradale di Rosarno (A3 Salerno-Reggio Calabria) e dalla SS 18 Tirrenica Inferiore ed è servita dalla stazione ferroviaria di Nicotera e da quella di Rosarno (importante snodo ferroviario dove si fermano quasi tutti i treni) distante solo pochi chilometri. La città infine, si trova in posizione quasi equidistante, sia dall’aeroporto di Reggio Calabria (60 km) che da quello di Lamezia Terme (45 km).
I PIP, – lo ricordiamo – furono istituti dall’art. 27 della Legge 865/71, e rappresentano la risposta all’esigenza ampiamente diffusa in Italia durante gli anni Settanta, di normare la predisposizione di strumenti per la pianificazione delle aree da destinare ad insediamenti produttivi, necessità derivante dallo sviluppo industriale e dalla crescita economica che ha caratterizzato quel periodo. Ogni singola amministrazione comunale ha la facoltà (strumento non obbligatorio) di individuare delle aree all’interno del proprio territorio, corrispondenti ai criteri dettati dal Piano Regolatore Generale (PRG) e alle normative di urbanistica generale sulle “zone industriali”, in grado di ospitare attività artigianali, industriali, commerciali e turistiche. Le aree classificate come idonee, vengono poi espropriate dal Comune e suddivise in lotti che successivamente sono riceduti agli operatori mediante la cessione in proprietà o la concessione del diritto di superficie a prezzi in genere inferiori rispetto a quelli di mercato, al fine di incoraggiare la localizzazione di nuove attività produttive. A loro volta, gli imprenditori insediati, devono sottostare alle convenzioni che disciplinano i rapporti e gli obblighi nei confronti dell’Amministrazione nella progettazione e realizzazione degli interventi edilizi che costituiscono i fabbricati con cui realizzino effettivamente la propria impresa. I PIP possono essere progettati per accogliere o solo attività monotematiche (artigianali, industriali, commerciali e turistiche) oppure un insieme di attività. Il PIP, quindi, nasce con duplice obiettivo: oltre ad assicurare un ordinato sviluppo urbanistico della zona ove dovranno sorgere nuovi insediamenti produttivi o dovranno trovare sistemazione quelli già esistenti gli viene riconosciuta l’importante funzione di strumento di politica economica di stimolo all’espansione industriale e al rilancio dell’attività produttiva e alla creazione di nuove opportunità di lavoro, offrendo alle imprese ad un prezzo politico le aree occorrenti per il loro impianto e la loro espansione. Ne consegue che, nell’individuazione delle aree da inserire in un PIP, nonché nella sua adozione ed approvazione, l’ente locale gode della più ampia discrezionalità con l’unico limite della non irragionevolezza o arbitrarietà della scelta e della adeguata motivazione sull’idoneità del piano ad apportare ricchezza per l’intero sistema economico sociale.
“A tale riguardo – sottolinea il Centro Studi Nicoteresi – nel momento in cui la Commissione straordinaria sta adoperandosi a modificare il PSC, sarebbe opportuno ripensare anche alla ricoloccazione dell’Area PIP che – sic stantibus rebus – è troppo lontana dalle vie di comunicazione e in un zona periferica, cioè nella parte collinare del territorio comunale, mentre sarebbe opportuno che fosse prevista nella parte pianeggiante in direzione dei comuni di Rosarno e di Gioia Tauro proprio in prossimità della stessa ZES”.