Un lungo bastone appoggiato sul lucchetto che apre una sbarra posta nei pressi della piccola stradina dalla quale si accede in località “Cervulara”, il luogo dove, il pomeriggio del 9 aprile, è stato ucciso Matteo Vinci.
E’ l’ennesimo oscuro e misterioso episodio di una vicenda che ancora oggi fa tanto discutere. A fare l’amara scoperta, infatti, nel pomeriggio di ieri, è stata la coraggiosa madre di Matteo, Rosaria Scarpulla mentre, insieme al suo avvocato, Giuseppe Antonio De Pace, si recava nelle terre di sua proprietà.
“Una vera e propria minaccia – secondo l’avvocato –. Nel gergo mafioso, infatti, il suo significato è molto chiaro, “ti faremo morire a bastonate”. Questo episodio, se non è chiaro a qualcuno, ci fa capire che ancora una volta la signora è da sola nell’indifferenza generale”. Dopo il rinvenimento del lungo bastone, la donna ed il suo avvocato hanno allertato i Carabinieri della locale Stazione che si sono recati sul posto per verificare quanto accaduto. Prosegue, quindi, la lunga quanto dura battaglia del legale De Pace che, da quando un’autobomba ha squarciato la Ford Fiesta di Vinci uccidendolo sul colpo ferendo, altresì, gravemente il padre Francesco, continua a richiedere, a gran voce e in tutti i modi, il rafforzamento delle misure di protezione nei confronti della signora Scarpulla.
In questi mesi l’avvocato si è recato dovunque, esponendo ai numerosi rappresentanti istituzionali i fatti e la rischiosa “solitudine” della donna. In settimana ha incontrato anche il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. “La Scarpulla – sottolinea il rappresentante legale dei Vinci, – è chiaramente esposta a pericolo di vita. Mi chiedo se vogliamo che ancora prosegua questo calvario. A questo punto devo riconoscere che il prefetto e tutta l’accozzaglia di gente ottusa ci stanno prendendo in giro. Vorrei sbagliarmi tanto, ma so che non è così”. Un comportamento “scandaloso”, per De Pace, quello delle istituzioni preposte che farebbero chiaramente “orecchie da mercante” alla richiesta non di tutela, ma di una scorta vera e propria per proteggere la donna da eventuali situazioni rischiose anche perché la Scarpulla rappresenterebbe una chiara ed importante fonte per l’attività investigativa. “Abbiamo girato le classiche “sette chiese” – sottolinea De Pace – per implorare chiunque affinchè la signora sia messa finalmente sotto scorta, ma fino adesso le nostre parole sono rimaste inascoltate. Devo, perciò, riconoscere che queste istituzioni non sono affatto serie e sono pronto a dichiararlo davanti a chiunque. La madre di Matteo, fino adesso, non ha scorta, non è sotto tutela, è semplicemente abbandonata a se stessa”.
Immediata protezione della Scarpulla, quindi, per la coraggiosa mamma di Matteo, una donna che ha dimostrato in questi tristi giorni di saper combattere in maniera determinata e decisa. Quest’ultimo gesto, poi, confermerebbe, per l’avvocato, il continuo pericolo al quale la signora è esposta. “Si sono permessi di fare questo grave gesto – afferma De Pace – per sottolineare “comandiamo noi””.