Ci sono sei italiani tra i nuovi santi e beati proclamati, il 19 marzo, da papa Francesco che ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi di promulgare i decreti riguardanti miracoli e riconoscimenti del martirio. Comunicato sala stampa Vaticano 19 marzo 2019.
Tra questi sono state riconosciute le virtù eroiche di Giovanna Francesca dello Spirito Santo, al secolo Luisa Ferrari, fondatrice dell’Istituto delle suore missionarie francescane del Verbo Incarnato che il 10 dicembre 1930 avviò la nuova Famiglia spirituale anche in Calabria fondando la sua prima comunità missionaria a Motta Filocastro con la denominazione di “Spose del Verbo”.
Per questo, nel piccolo borgo medievale, la notizia è stata accolta con grande gioia non solo dalle attuali suore che quotidianamente portano avanti il nome della venerabile attraverso lo svolgimento di un importante e apprezzabile servizio a livello locale, ma anche dall’intera comunità della frazione limbadese. La realtà delle religiose è da sempre saldamente intrecciata con la storia di Motta ed il suo tessuto sociale, culturale e di fede. Attente alle necessità del prossimo, punto di riferimento cittadino, offrono al paese anche un contributo significativo per la formazione delle giovani generazioni, il tutto seguendo le parole e le opere della loro fondatrice, rivolgendosi, cioè, costantemente agli “ultimi tra gli ultimi”, fine principale della loro azione apostolica.
Tutta l’attività di Madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo, sia nell’iniziale ruolo di terziaria francescana in Emilia-Romagna, che nell’impegno religioso e sociale come Fondatrice delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato svolto in diverse regioni italiane e all’estero, ha avuto un influsso positivo sulle generazioni a lei contemporanee. Come attestano le varie testimonianze, la Serva di Dio non si tirò mai indietro di fronte al difficile compito di promuovere la dignità della persona umana favorendo il miglioramento delle situazioni di povertà materiali e spirituali dei fratelli e sorelle più svantaggiati; i disabili furono per lungo tempo il suo campo di lavoro professionale; gli atei, i lontani dalla Chiesa, furono l’oggetto principale della sua azione apostolica lungo tutta l’arco della vita.
Fondatrice dell’Istituto delle Mfvi, dalla nascita al consolidamento, allo sviluppo ed al suo governo, Madre Giovanna conquistava chiunque si avvicinasse a lei, vivendo stabilmente nella continua comunione d’amore con Dio, animata dall’unico desiderio di compiere la Sua Volontà.
Da lei accorsero sacerdoti, persone di altre religioni, uomini politici, gente semplice; tutti venivano conquistati dalla sua accoglienza generosa, libera e calorosa, e guardando alla testimonianza della sua vita intrapresero la sequela di Cristo. Attenta alle necessità del prossimo, fu certamente segno di contraddizione per i suoi contemporanei, quando, come San Giovanni Battista, denunciò le situazioni di immoralità conosciute all’interno della Colonia Marro, ma soprattutto quando, con fare profetico, propose e visse una nuova modalità di fare apostolato.
Il modo contemplativo-attivo di concepire la suora, ancorata alla vita di preghiera ma pronta a correre incontro alle necessità del prossimo, rispondeva alle nuove esigenze poste dai rapidi cambiamenti culturali, sociali e politici dell’epoca. In netta opposizione alle tendenze del secolarismo e del relativismo, Madre Giovanna fu testimone autentica dell’amore misericordioso di Dio, adoperandosi con sapienza e intraprendenza per raggiungere i “lontani” e ricondurli alla Madre Chiesa.
Ciò che colpisce della figura di madre Giovanna è la straordinaria attualità, non solo per aver accolto con entusiasmo le riforme del Concilio Vaticano II, ma per averle anticipate. Ella, nel febbraio del 1922, offriva se stessa e la sua famiglia spirituale per l’incolumità del Sommo Pontefice auspicando un riavvicinamento della famiglia umana a Dio e alla Chiesa.
Dalle testimonianze di quanti conobbero Madre Giovanna e dai documenti emerge con chiarezza la sua santità di vita, fondata sull’esercizio eroico delle virtù vissute con pronta, gioiosa e costante corrispondenza all’amore di Dio.
Adesso, secondo l’iter ordinario, la chiesa “chiederà a Dio” di confermare con un segno la santità della venerabile di cui ha riconosciuto il grado eroico delle virtù. Quando anche il miracolo c’è ed è riconosciuto dalla Chiesa, allora si procederà alla beatificazione. Quindi, la Chiesa chiederà a Dio di confermare il tutto con un nuovo miracolo dichiarandone, a questo punto, la santità.