Intelligenza artificiale. Intervista al prof. Marino dell’Università Mediterranea.

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Qualcuno parla di nuova rivoluzione industriale definita “digital transformation” – ben lontana dalla prima del 1784 con la scoperta della macchina a vapore. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “viaggia alla velocità della luce”! Quali sono gli ambiti applicativi di maggior interesse e quali le ultime news sull’argomento? Si va verso un futuro in cui l’intelligenza artificiale avanzata diventa disponibile per una platea ampia di utilizzatori. La vera rivoluzione si vedrà fra 5-10 anni quando le nuove potenze di calcolo saranno integrate nei personal computer. Allora le applicazioni di intelligenza artificiale diventeranno probabilmente uno strumento di uso quotidiano per la quasi totalità della popolazione, migliorando le condizioni di vita e aprendo orizzonti che oggi si possono solo immaginare

Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale ha cominciato a far sorgere altri due colli di bottiglia. Il primo legato alle capacità di calcolo e in questo senso la competizione fra imprese viene riportata ai temi che avevano costituito la competizione degli anni settanta e ottanta ossia un’enfasi numero di operazioni che un chip è in grado di compiere e il secondo collo di bottiglia costituito dalla capacità di trasmissione di dati senza connessione fisica.

Le applicazioni di Intelligenza Artificiale hanno bisogno di trasmettere e di elaborare grandi quantità di dati in tempi relativamente brevi. Si pensi, ad esempio, ai sistemi di guida automatica che devono elaborare in un lasso di tempo relativamente breve una gran mole di informazioni che sono rilevate dai sensori e dalle telecamere e che vengono desunti dalle mappe satellitari. Il 4G per la trasmissione dei dati è ancora insufficiente a gestire sistemi di guida automatizzata. Il 5G comincerà ad avere una capacità di trasmissione dei dati sufficiente e, quindi, nel giro di due, tre anni questa barriera tecnologica si potrà dire superata. Il vincolo tecnologico più difficile da superare è quello della capacità di calcolo, intesa non come capacità assoluta gestita da un supercomputer, ma come capacità di calcolo diffusa, ossia disponibile ad un costo ragionevolmente basso per un’impresa che voglia sviluppare servizi. Ma anche su questo aspetto l’innovazione raggiungerà in breve risultati soddisfacenti con lo sviluppo dei nuovi computer quantistici.

Grandi sono le promesse dell’intelligenza artificiale e più in generale, della trasformazione digitale, della robotica e dell’impiego delle nuove tecnologie 4.0 La nuova rivoluzione dell’intelligenza artificiale cambierà radicalmente nel prossimo ventennio il sistema produttivo, le relazioni industriali e anche la nostra vita quotidiana. Questa rivoluzione può essere un’opportunità per colmare il gap tecnologico e di sviluppo. Ma può essere anche un rischio, se l’Italia non sarà in grado di essere pronta a governare questi cambiamenti. In un mondo in cui la velocità è tutto, in cui la rapidità è un fattore critico di successo, l’Italia si presenta con un processo di decisione/attuazione, lento, farraginoso ed elefantiaco. Un pachiderma che deve competere in una gara di velocità con lepri e gazzelle.

Velocizzare i processi e le decisioni è, tuttavia, solo un problema organizzativo. Non servono nuove risorse o nuovi investimenti. La cura è semplice e immediata, basta introdurre intelligenze, competenze e una buona dose cultura organizzativa all’interno del sistema decisionale regionale. Ma intelligenza e competenza fa rima con merito e questo è stato sempre il grande assente nei palazzi del potere nazionale. Organizzazione fa rima con efficienza ed efficacia, termini questi spesso sconosciuti alla burocrazia.

Come e quando si è appassionato a questi temi?

Il tema dell’intelligenza artificiale è un tema innovativo e multidisciplinare che consente un’apertura di orizzonti. Il seme primordiale del mio interesse per l’intelligenza artificiale nasce dalla mia passione per la fantascienza e, in particolare, per i libri di Asimov e per le serie cinematografiche di Star Treck, mirabilmente sceneggiate da Gene Roddenberry

Quanto e come ha prodotto in termini di innovazione nella Pubblica Amministrazione l’applicazione dell’intelligenza artificiale?

Ancora poco, ma il futuro è completamente aperto. Il Libro Bianco sulle Applicazioni dell’Intelligenza Artificiale alla PA individua molti ambiti di applicazione, ma soprattutto mette in evidenza le opportunità in termini di obiettivi di politiche:

In particolare vengono individuate le seguenti nove sfide:
Sfida 1: Etica

Sfida 2: Tecnologia

Sfida 3: Competenze

Sfida 4: Ruolo dei dati

Sfida 5: Contesto legale

Sfida 6: Accompagnare la trasformazione

Sfida 7: Prevenire le disuguaglianze

Sfida 8: Misurare l’impatto

Sfida 9: L’essere umano

Per motivi di spazio non possiamo approfondirle, ma possono essere una sollecitazione a leggere il Libro Bianco.

L’intelligenza artificiale cambierà le competenze richieste per i nuovi lavori che si verranno a creare? Per capire l’impatto sul mercato del lavoro bisogna fare una distinzione fondamentale fra i settori in cui l’IA è oggi in grado di performance superiori a quelle dell’intelligenza umana e settori in cui l’intelligenza umana rimane ancora preminente rispetto all’AI.

È fin troppo chiaro che nei settori in cui l’intelligenza artificiale ha una maggiore performance rispetto all’intelligenza umana vi sarà una progressiva distruzione di posti di lavoro, congiunta con una diversa divisione del lavoro. Nei settori in cui le performance dell’AI sono superiori a quelle umane scompariranno le mansioni prettamente operative e il fattore umano si concentrerà soprattutto sugli aspetti legati al controllo del processo in tutte le sue declinazioni. Avremo sempre meno bisogno di operai e sempre più bisogno di addetti al controllo dei processi. Le mansioni ripetitive e usuranti saranno via via sostituite dall’automatizzazione intelligente che potrà sostituire in maniera più efficiente il fattore umano. Questo processo comporterà sicuramente un fatto positivo legato alla riduzione della penosità del lavoro. I lavori più faticosi ed usuranti saranno svolti da agenti artificiali. Saranno abbattute molte delle barriere di accesso al processo produttivo per i diversamente abili, ma almeno nel breve periodo si porrà un problema di riconversione per tutti i soggetti espulsi dal processo produttivo, che nella maggior parte dei casi non avranno competenze tali da poter rimettersi in gioco nel mercato del lavoro. Il settore bancario e del credito ad esempio nei prossimi 10 anni vedrà esponenzialmente crescere gli esuberi di personale e la conseguente chiusura degli sportelli bancari che saranno ormai diventati totalmente inutili. Sarà un AI a erogare un finanziamento o a proporre delle strategie di investimento e in questo sarà più efficiente dell’operatore umano. I sistemi di pagamento elettronico renderanno obsoleti il contante e le carte di credito, la gestione del conto online con l’ausilio di una AI sostituirà quello che per le generazioni dei nostri padri è stato il rapporto quasi religioso con il direttore di banca. Questo processo però avrà bisogno di molti esperti di cyber security e di big data, ma in questi ruoli non potremo riconvertire gli ormai inutili cassieri o i funzionari commerciali delle banche. Avremo, perciò, nel breve periodo una carenza di figure specializzate e un eccesso di esuberi che non sapremo come gestire. Una corretta governance di questi processi può limitare i rischi e massimizzare gli effetti benefici, ma purtroppo questi scenari sono ancora poco approfonditi e poco investigati. Soprattutto il governo dei processi di innovazione ci dovrebbe condurre a regolare il grado di innovazione che un sistema economico è capace di sostenere.

I cambiamenti radicali in atto nell’impiego della tecnologia e dell’informatica presuppongono anche un nuovo approccio mentale?

Lo sviluppo dell’AI ci pone forse per la prima volta nella storia dell’umanità il problema di “rallentare” lo sviluppo tecnologico per permettere al sistema economico di metabolizzare i cambiamenti e, soprattutto, per evitare che lo sviluppo di Super AI, possano creare una tale distorsione nel mercato delle risorse (ad esempio l’energia), da riportare in auge per una parte considerevole dell’umanità lo spettro della limitazione malthusiana che il progresso tecnologico del XX secolo sembrava aver definitamente scongiurato.

Quella che stiamo vivendo è una nuova rivoluzione industriale, solo molto più veloce delle precedenti, senza quindi la possibilità di prevedere tempi di aggiustamento medio lunghi.

Abbiamo quindi bisogno di avere nuovi paradigmi interpretativi e nuove mappe mentali. Dobbiamo sviluppare un pensiero più evoluto per poter cogliere in pieno i vantaggi dell’interazione uomo macchina che la rivoluzione dell’IA comporta.

La robotica e le macchine perfette: dietro l’angolo forse anche il rischio “disumanizzazione”?

Soprattutto nella letteratura non scientifica vi sono due approcci diametralmente opposti al problema. Da un lato vi sono i tecno-pessimisti che vivono con apprensione il progresso tecnologico e tendono ad enfatizzare i pericoli e dall’altro i tecno-ottimisti che invece tendono a sopravvalutare gli effetti positivi arrivando ad attribuire virtù quasi taumaturgiche al progresso tecnologico.

Il mio approccio vuole essere laico e scientifico, non si devono nascondere i rischi, senza sopravvalutarli, come non si devono enfatizzare gli aspetti positivi. E, in ogni caso, come in ogni fenomeno sociale, il governo dei processi e la definizione di un sistema di regole e di politiche sono gli aspetti che possono creare vantaggi o svantaggi e soprattutto possono determinare coloro che sono i beneficiari dei vantaggi e coloro che devono sopportare gli svantaggi. Come ogni nuova tecnologia questa può risultare disumanizzante, ma la tecnologia è uno strumento che dipende da come è usata e da chi è usata.

Da un lato, vi è il potenziale dell’intelligenza artificiale applicato alla scienza, alla salute, alla ricerca, e alla tecnica, con i big data e i supercomputer che promettono di rivoluzionare la nostra vita, migliorandone la qualità. Dall’altra, vi sono grandi rischi così come ammonito dal Massachusetts Institute of Tecnology: dall’influenza sulle elezioni agli incidenti delle auto a guida autonoma; dai “deep fake” ovvero i video fasulli talmente realistici e ben fatti da sembrare veri, al riconoscimento facciale; dall’utilizzo di armi autonome alle discriminazioni di razza e genere che, come emerso da diversi studi, sono intrinseche negli algoritmi su cui si fonda l’intelligenza artificiale.

Da che parte pende l’ago della bilancia?

Non bisogna quindi essere né tecno-ottimisti, né tecno-pessimisti, ma bisogna acquisire la consapevolezza che il governo dei cambiamenti strutturali economici e sociali che l’avvento dell’AI causerà sarà fondamentale per assicurare la prosperità alle generazioni future ed evitare scenari negativi ed anche apocalittici. Quindi niente distopie futuriste!

L’umanità fino ad ora è stata sempre in grado di governare il progresso tecnologico, ha sicuramente le possibilità per governare anche quella che qualcuno ha definito “l’Invenzione Finale”, ma riuscirà nell’intento solo se sarà in grado di comprendere le peculiarità di questo nuovo processo di sviluppo tecnologico.

Prof. Domenico Marino

Economista

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