25 aprile, Alberto Capria (Ds 3° Circolo De Amicis): “Il problema non è solo ricordare ma conoscere”

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Il 25 aprile – giorno dell’insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia nelle grandi città del Nord – è stato dichiarato festa nazionale dal primo governo De Gasperi (1946). Su questa giornata si sofferma a parlare Alberto Capriadirigente scolastico del 3° Circolo De Amicis e rettore del Convitto Filangieri di Vibo Valentia.

“C’è un affermazione di Norberto Bobbio che, con la lucidità che gli era propria, rifletteva su come la celebrazione della Resistenza rappresentasse  “una sorta di esame di coscienza laico sul presente e il momento della consapevolezza della grande distanza tra gli ideali partigiani e l’Italia contemporanea”. Questa affermazione – afferma Capria – può costituire il momento iniziale per una riflessione  sulla tragedia che il popolo italiano ha vissuto a metà del secolo scorso; ma l’attualità delle legittime riflessioni,  non possono e non devono oscurare la doverosa memoria. E il fatto che il vice presidente del consiglio Salvini diserterà le manifestazioni del 25 aprile, mentre il suo “omologo” Di Maio vi parteciperà, sono situazioni la cui importanza è prossima al … nulla. Dubito che la ricorrenza possa essere influenzata da tali presenze o assenze”.

Secondo Capria si stanno vivendo da tempo tentativi di oblìo forzato della Resistenza, nell’ultimo periodo particolarmente veementi,  cui non è possibile non opporsi con medesima veemenza.

“C’è di più in questa post-modernità – dichiara -, una sorta di strisciante  “fascismo”, maldestramente camuffato da stolto decisionismo, vive tra noi; in alcuni atteggiamenti sprezzanti di chi “conta”, nei tanti momenti di ricorrente egoismo, nell’inganno quotidiano della politica ridotta a tecnica di comunicazione e ad “inconsapevole” esaltazione della … demagogia. Ribadire oggi  che il 25 Aprile fu ed è il giorno più importante della storia repubblicana, significa adempiere ad un dovere civico e morale; significa stare dalla parte di chi considera la storia patrimonio insuperabile delle radici di un popolo. Il clima culturale è piegato; assistiamo all’emergere di silenzi, zone d’ombra, ignoranze casuali o volute, revisionismi anacronistici e senza alcuna base storica; a dissertazioni tenute da chi, nella sua vita, fra le sue letture formative annovera il … “Manuale delle giovani marmotte”. Allora bisogna documentarsi, conoscere e ricordare, senza cedere alla farlocca egemonia dei social, dove in molti  “si credono geni, ma parlano a caso”. Alla liberazione dell’Italia dalla dittatura si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani e meno giovani che, pur appartenendo a un ampio schieramento politico (cattolici, socialisti, azionisti, militari, monarchici ed anche, non solo, comunisti), insieme si unirono per un’ideale: mai più dittature. Anche perché, come diceva Sandro Pertini, “la peggiore delle democrazie è sempre  da preferire alla migliore delle dittature”. Gli uomini e le donne della resistenza, con convinzioni e vissuti completamente diversi, combatterono fianco a fianco, con unità d’intenti e d’azione, per  il riscatto dell’Italia invasa”.

Nel ricordare e festeggiare il 25 aprile, secondo Capria, non c’è  nessun adempimento di uno stanco cerimoniale; mai come in questo periodo la ritualità non gli appartiene. “Quelle donne – afferma – e quegli uomini non seppero soltanto sconfiggere il nazifascismo; a loro insaputa gettarono le basi per la Costituzione Repubblicana; quella stessa Costituzione che, nel mondo politico, tutti citano e pochi conoscono. E fa sorridere – pur nella sua gravità – per l’inconsistenza storica su cui poggia, la campagna revisionista con la quale si vuole ridurre la Resistenza a un fatto marginale della guerra di Liberazione del Paese dall’occupazione tedesca e contro le formazioni della RSI, schierate in appoggio agli occupanti stranieri. Siamo in presenza di un massiccio quanto maldestro tentativo di stravolgere la storia, unificando chi ha combattuto per la libertà e l’indipendenza nazionale e coloro che si sono posti al servizio dei nazisti, all’interno della RSI, per negare quella libertà. E sia ben chiaro: nessuna posticcia alchimia politica di parte potrà mai sovvertire la storia. L’antifascismo –  oltre che fondamento storico, culturale, politico, dell’Italia e della sua Costituzione – è soprattutto un valore a cui fare costante riferimento quotidiano; anche perché, parafrasando Sciascia,  quando … “tra gli imbecilli ed i furbi si stabilisce una alleanza, state  bene attenti che il fascismo è alle porte””.

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