Ultima fatica letteraria del Prof. Ugo Verzì Borgese

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 Ugo Verzì Borgese, figura di spicco del panorama culturale calabrese,  turritano di nascita e rosarnese d’adozione, è uno stimato autore di pubblicazioni storiche, letterarie e archeologiche calabresi; autore di poesia in lingua e vernacolo; traduttore di opere dal latino e greco; studioso di onomastica di Medma e del porto medmeo.

Tra le sue ultime pubblicazioni vogliamo segnalare la traduzione  in prosa ritmica dell’opera “Strongyle”  Carme Latino di Giuseppe Morabito in 236 esametri.

Opera che fa parte della Collana di Poesia e Prosa “Zagara di Rosarno” curata dal centro Studi Medmei di Rosarno.

Un testo importantissimo, che tutti i giovani, non solo di Palmi, dovrebbero conoscere, perché rappresenta un documento di una leggenda conosciuta in tutto il mondo, pur presentando nel tempo alcune varianti: la leggenda di Sant’Elia Juniore.

Si  narra che il Santo giunto da Enna, avesse scelto il monte chiamato “Aulinas” per sottoporsi ad una severa penitenza e fondare un monastero.

Costruì così una piccola cella fra le rocce, dove si rifugiava a pregare, felice della sua povertà e della sua solitudine.

Si cibava di  bacche, cardi ed erbe selvatiche, la bevanda era semplice acqua. .

Un giorno Sant’ Elia, reggendosi a stento sul suo bastone, passeggiava tranquillamente, intento alle sue preghiere, lungo i viottoli del monte che più tardi da Lui prese il nome. Finalmente il suo convento sarebbe sorto! Satana fino allora aveva cercato in tutti i modi di ostacolarlo, diroccando di notte quanto egli con l’aiuto dei confratelli andava facendo di giorno.

Ma, una volta colto in flagrante il demone, il Santo Frate lo aveva scaraventato nel mare sottostante, nel precipitare Satana lasciò in un masso di granito, ancor oggi visibile, l’impronta delle sue enormi zampe biforcute.

Ma quel demone, come ogni buon demonio che si rispetti, tornò a tentare il Santo.

– Ancora qui? – disse S. Elia, chiudendo sorpreso il suo libro di preghiere.
– Già! – fece Satana – Sono venuto a farti delle proposte e se le accetterai non ti disturberò più.

E il demone espose al frate un piano: Elia avrebbe dovuto lanciare il suo grosso bastone nel sottostante mare e, dove questo fosse caduto, ivi Satana avrebbe potuto formare un covo d’inferno.

Il Frate acconsentì e il suo tentatore si fregò le mani pensando che il Santo, ormai vecchio e debole, non avrebbe lanciato troppo lontano il suo nodoso sostegno.

Con grande stupore però, vide il legno miracolosamente volare alto nel cielo, per cadere poi all’estremo limite dell’orizzonte su un piccolo monte: lo Stromboli.

Suo malgrado Satana dovette trasferirsi là, e ancora  oggi continua a vomitare fuoco attraverso la bocca della montagna, mentre di tanto in tanto cerca invano di evadere da quella sua prigione, scuotendo la terra che lo trattiene.

La traduzione del prof. Ugo Verzì Borgese è arricchita anche dalle testimonianze di Caterina Mammola, Natrino Aloi, Lilla Sturniolo, Paolo Arecchi, Arcangelo Badolati,  Anna Foti, Maria Frisina e Francesco Petrarca ed è inoltre impreziosita da foto e  antiche illustrazioni.

 Giuseppe Morabito nacque a Reggio Calabria il 7 gennaio 1900.

Si laureò in Lettere classiche e dopo la laurea svolse la professione di insegnante di latino e greco nei Licei classici “Pasquale Galluppi” di Catanzaro e “Francesco Maurolico” di Messina. È stato un poeta, autore di componimenti poetici in lingua latina.
Per il suoi poemetto in latino Pericula, nel 1954 ottenne la medaglia d’oro al un prestigioso concorso Certamen Hoeufftianum, bandito dall’Accademia Reale delle Arti e delle Scienze dei Paesi Bassi.

Allo stesso concorso partecipò numerose volte, ottenendo diciassette volte la gran lode. Vinse inoltre il primo premio nel Certamen Locrense del 1928, cinque volte medaglia d’oro nel Certamen Vaticanum, e tre volte il primo premio nel Certamen Capitolinum.

 Nel 1983 i giornalisti messinesi gli tributarono il premio “Pro bono civitatis”.
Morì a seguito di un incidente stradale avvenuto di fronte a casa sua a Messina il 12 ottobre 1997.

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