Riflessioni al tempo del Coronavirus

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L’uomo pensava di essere diventato invincibile, perché aveva conquistato lo spazio, la tecnologia e  aveva completato  la “corsa agli armamenti”.

Si credeva padrone del mondo, tutto aveva conquistato e tutto gli era dovuto.

 Spesso da più parti sentivo dire: ”Sono atea/ateo, Dio non esiste. Io credo solo nella scienza”.

Soffrivo, soprattutto perché  a volte a pronunciare queste frasi erano persone  che si definivano: ”Uomini/donne di cultura”.

Tutti in corsa, tutti di corsa, con sempre pronta  la stessa frase:” Sono pieno/a di impegni, non ho tempo”.

E poi, eccolo, arriva all’improvviso, senza farsi annunciare, un piccolo virus e ferma tutto!

Ferma quest’uomo/donna che non ha tempo, azzera i suoi appuntamenti, blocca  i suoi biglietti per la prossima vacanza. Stop.  Fermo.Punto.

Niente è servito a niente: la tecnologia, lo spazio, la fretta non sono servite a niente.

Senza Dio l’uomo non è niente, senza Dio l’uomo è meno che polvere.

Che cos’è la felicità?  Dove risiede?

La felicità è nelle piccole cose, le cose semplici: un fiore, un tramonto, l’alba rosata, il mare, il volo infinito dei gabbiani, un caffè.

Venivo presa in giro quando dicevo (e dico ancora) che sogno un mondo semplice con l’inchiostro e il calamaio, le carrozze con i cavalli, la semplicità delle piccole cose.

Quando questa pandemia finirà, perché sono sicura che finirà, mi auguro che “scoppi nel mondo un Nuovo Umanesimo”.

Un ritorno alla semplicità, alla fede, ai valori autentici.

Mi ha fatto tenerezza, mi ha commosso fino alle lacrime, vedere Papa Francesco, camminare da solo a Piazza San Pietro e poi benedire il mondo.

Ma come si fa a non credere a Gesù Cristo?

L’uomo più meraviglioso del mondo, il rivoluzionario per eccellenza.

Tanti libri sono stati scritti, tanti capolavori, ma è la Bibbia il libro più importante, più letto e  più educativo.

La Pedagogia per eccellenza si trova nella Bibbia.

In questi giorni di inchiostro e solitudine, il silenzio che ho sempre considerato mio dolce amico, ora mi fa star male.

La mattina quando mi sveglio la mia amata Gioia Tauro è avvolta nel silenzio, un silenzio assordante che grida:” Dio stendi la tua mano e salvaci”.

Nel silenzio il mio pensiero va ai medici, agli infermieri , alle Forze dell’Ordine, in prima linea con tutti i rischi del momento.

Mi manca inseguire il volo dei gabbiani, a noi sconosciuti i loro sentieri, ma non a Dio.

Mi manca, vedere il tramonto dal pontile, luogo dell’anima.

Mi manca,  il sorriso della barista, quando mi serve il caffè.

Mi manca, non poter vedere le persone che amo.

Nella preghiera, nel Santo Rosario e nell’inchiostro trovo la forza per andare avanti.

Mi ritornano in mente le comari del borgo natio,  soprattutto comare  Rachele che diceva: “Cu ndavi fedi in Deu non temi pena” e ”U Signuri affliggi  ma non mbanduna”.

 Chi ha fede in Dio non teme pena. Dio affligge ma non abbandona.

Altri fiori sono nati sul mio balcone, anche questi spontanei, anche questi dono di Dio, infinito e meraviglioso.

Sorrido, con la certezza che presto oltre questa montagna di dolore e silenzio, sorgerà un sole di speranza e una nuova “pandemia” avvolgerà il mondo, chiamata “Nuovo Umanesimo”.

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