E’ morto il grande Scrittore Luis Sepulveda

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Il Coronavirus si è portato via milioni di persone, ha sterminato famiglie, le ha divise, ha sconvolto le nostre vite ed oggi, non pago si è portato via lo scrittore, sceneggiatore e regista cileno Luis Sepulveda.

Aveva 70 anni ed era stato ricoverato il 29 febbraio nel reparto malattie infettive dell’Ospedale dell’Università Centrale delle Asturie (Huca) a Oviedo.

Ad informare della morte è  stato un portavoce della famiglia.

Sepulveda è stato il primo paziente illustre a essere risultato positivo al Coronavirus.

Aveva iniziato a stare male due giorni dopo essere tornato da un viaggio a Povoa de Varzim, nel Nord del Portogallo, dove si era recato per un Festival Letterario.

Sepulveda era nato in Cile il 4 ottobre del 1949,  a 15 anni aveva aderito alla Gioventù comunista, punto di partenza di una militanza politica , contro tutte le dittature degli anni ’70  e in difesa dell’ambiente, due temi centrali nella sua vita, fulcro della sua  meravigliosa scrittura.

 Giovanissimo scriveva per il quotidiano “Clarìn” e a soli 20 anni ha  pubblicato il suo primo libro di racconti “Crònicas de Pedro Nadie” ,ricevendo il Premio Casa de las Americas con una borsa di studio per corsi di drammaturgia presso l’Università Lomonosov di Mosca.

In seguito in rotta con la Gioventù comunista  era entrato nelle file dell’Esercito di liberazione nazionale in Bolivia.

Ritornato in patria, si  era diplomato come regista teatrale ed ha allestito tantissimi spettacoli,   ha scritto racconti,  ha fatto il giornalista radiofonico e  ha riretto una cooperativa agricola.

Dopo aver aderito al Partito socialista  è entrato nella guardia personale del presidente Salvador Allende ed ha  proseguito lo studio meticoloso dei grandi pensatori di sinistra.

In seguito al colpo di stato del generale Augusto Pinochet nel 1973, Sepulveda viene arrestato due volte e in carcere, per due anni e mezzo, ha  persino subito torture.

Una lunga campagna di Amnesty International ottenne la liberazione, ma a prezzo dell’esilio per 8 anni.

Scappò così  in Brasile, in Paraguay, in Ecuador dove riprese la sua attività  di drammaturgo, iniziando anche a collaborare con l’Unesco per studiare l’impatto dell’Occidente sulla popolazione indios Shuar.

Da questa esperienza di vita con i nativi in Amazzonia venne fuori nel 1989 “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” – dedicato a Chico Mendes.

Il romanzo  gli porta la notorietà internazionale,  e viene tradotto in 35 lingue e adattato per il grande schermo nel 2001.

 Ha pubblicato da allora numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca  Storia di una Gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Il suo ultimo libro è stato “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”, pubblicato nel 2018.

Io vorrei ricordare questo grande uomo con una frase, che spesso nei momenti di sconforto ripeto a me stessa, tratta dal romanzo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”:

“- Bene, gatto. Ci siamo riusciti – disse sospirando – Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante – miagolò Zorba – Ah sì? E cosa ha capito? – chiese l’umano – Che vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba.”

Riposa in pace, grande scrittore, che la terra ti sia lieve.

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