Nino Scarfone, medico nicoterese in prima linea contro il Covid nell’ospedale di Alba

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La festa della Resistenza l’ha vissuta sul fronte del Covid, nell’ospedale di Alba, dove da oltre due mesi si muove in corsia per aiutare gli infettati dal virus nella loro disperata lotta per la vita. Antonino Scarfone, 49 anni, è un altro degli angeli in camice bianco che tiene alta la bandiera della Calabria su un campo di battaglia dove non passa giorno senza che venga aggiornato l’elenco dei caduti. <Qui non c’è tregua – racconta – So quando esco di casa per andare a lavorare, ma non so quando potrò rientrare perché nessuno di noi, di fronte all’emergenza, si tira indietro>. Vissuto a Nicotera sino al momento della laurea in medicina, si specializza in endocrinologia al Policlinico Gemelli e, subito dopo, partecipa a un concorso bandito dall’ospedale di Alba; lo vince e non esita a trasferirsi nella capitale della Nutella. Qui si fa subito apprezzare per capacità professionali, senso del dovere, spirito di solidarietà. Quando nell’ospedale di Alba lo raggiunge Maria Elena, una collega che aveva conosciuto al Gemelli, per Antonino arriva il momento di mettere radici in Piemonte. Si sposa e diventa padre di un bimbo che, oggi, però, può salutare solo a distanza. <E’ vero – dice – da quando il Covid ci ha portati in prima linea, mia moglie è rimasta a casa in congedo parentale ed io, per evitare rischi, sono andato a vivere in albergo per oltre un mese. Poi – prosegue – quando nello stesso albergo sono arrivati i militari ed il rischio contagio è cresciuto, ho deciso di rientrare a casa dove mi sono appartato in una stanza. Utilizzo i presidi sanitari indispensabili e sto alle dovute distanze da moglie e figlio. Questo mi amareggia, ma non si può fare altrimenti>.

Per Antonino è pure difficile prevedere quanto si tornerà alla normalità. <La situazione – sottolinea – è drammatica e il numero dei positivi continua a salire anche perchè, in effetti, si fanno più tamponi. Si percepisce, tuttavia, una minore gravità dei casi. Prima quasi tutti i ricoverati venivano sottoposti a ventilazione, oggi non è più così. I malati vengono curati seguendo protocolli basati sull’uso di determinati farmaci e i risultati sono apprezzabili>. Il camice bianco nicoterese riconosce, peraltro, che <una grossa mano d’aiuto viene data anche dai medici di base che, sul territorio, stanno svolgendo un encomiabile lavoro>. Non nasconde neppure le grosse difficoltà iniziali nella lotta al coronavirus. <Ci siamo trovati di fronte a qualcosa di nuovo – spiega – e abbiamo fatto esperienza, giorno dopo giorno. Nessuno ci ha insegnato niente; qui si è appreso tutto sul campo e le perdite hanno interessato, nella stragrande maggioranza dei casi, solo persone anziane e con malattie pregresse>. E non manca un filo d’ottimismo. <Sono convinto – confessa Antonino Scarfone – che il Covid-19 sta perdendo forza ed è destinato ad autodistruggersi. I quadri clinici si presentano, via via, più lievi; l’estate ci aiuterà ed entro luglio potremmo essere fuori>. Il suo pensiero per la città natìa è costante. <In Calabria – rimarca – la chiusura è arrivata per tempo. Mi ha sollevato sapere che a Nicotera, dove vivono mio padre e mia sorella ed ho tanti amici, la gente abbia affrontato bene la situazione. Sono orgoglioso della mia terra. Ad Alba ho messo radici, ma, se ne presentasse l’occasione, non scarto l’idea di poter rientrare>.

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