Rieducazione. A Corrado Augias, Morra e Friedman, la cittadinanza onoraria in Calabria. Rieducazione. A Corrado Augias, Morra e Friedman, la cittadinanza onoraria in Calabria.

Rieducazione. A Corrado Augias, Morra e Friedman, la cittadinanza onoraria in Calabria.

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Jole Santelli

Certi personaggi sono come i vecchi e incalliti agenti dei servizi segreti deviati d’oltrecortina, si sentono sempre in servizio permanente effettivo e, per il dono ai privilegiati  della casta, non vanno in pensione nemmeno per amor di un giovane da occupare al loro posto, come dei velenosi e cannibali Okopipi, neanche se giunti alla veneranda età di 85 anni. Come dire: <A caval Donat, non si guarda in bocca.>

Corrado Augias, tra le tante cose che ha fatto nella sua lunga vita, è stato anche un drammaturgo e forse, oggi, è vittima del suo ego spropositato, vivendo da Giano bifronte combattuto tra la simbiosi dell’ideologo tragediatore e del commediante di strada. In tale sua veste va probabilmente inserito l’infelice insulto che ha rivolto al nobile popolo di razza calabrese, affermando il nostro, che “La Calabria purtroppo è una terra perduta, ho il sentimento che sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni: avevano un candidato ottimo e hanno eletto un’altra persona (Jole Santelli) che sfortunatamente è mancata”.

Augias, accreditatosi cultore dei tragediatori, come ben descritti da Leonardo Sciascia, è stato folgorato sulla via lattea del calabrese Nicola Morra, il senatore a 5Stelle politicamente scorretto nonché, presidente della commissione parlamentare antimafia il quale, dall’alto del suo linguaggio aspromontano, illuminava le menti deboli affermando a novembre 2020: “Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria, Santelli, fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso”.

Morra, per queste blasfeme pugnalate da anticalabrese, da femminil sessista e da uomo e politico insensibile verso la sofferenza dei malati sotto cura da tumore, ha preferito la via delle non convincenti scuse, anziché dimettersi da presidente della Commissione. Cosa che venne richiesta a furor di popolo in ragione del fatto che Jole Santelli era stata eletta governatrice della Calabria, dopo che lo stesso aveva contestato e criticato l’altro candidato a governatore dei 5Stelle, “l’impresentabile” Francesco Aiello. Altresì, da notare che il candidato governatore dei DS Pippo Callipo, perdente, si era già dimesso da consigliere regionale e, infine, il criticato civico Tansi si era attestato solo al 7.22%.

Augias, questa volta, ha resistito appena due mesi prima di manifestare la sua vocazione al plagio, nel far suo il volgare pensiero morriano, facendo finta di sviare il problema riducendo il caso al politico calabrese di turno finito sotto inchiesta e non sulla ‘Ndrangheta, lasciata libera di espandersi da parte di uno Stato connivente che ha sempre colpevolmente sottovalutato e/o ben valutato, che fosse meglio conviverci con la ‘Ndrangheta, come da cent’anni si fa con la mafia in Sicilia, da decenni con la corruzione e la concussione di uomini dello Stato, oppure il lucroso malaffare nazionale diffuso in tangenti e finanziamenti illeciti ai partiti e ai singoli politici per miliardi e miliardi di euro, per non parlare dell’Italia dei depistaggi e delle stragi impunite, volendo così, farci credere che il male sono la Calabria e il Sud in generale, come se non fanno parte della stessa Italia, quella che puzza dalla testa, intrisa di aglio e fravaglio, al pari della cipolla rossa di Tropea.

La Calabria, vittima dei pregiudizi degli incolti, è una terra aspromontana, una penisola nella penisola, popolata da gente tosta che ha combattuto e convissuto nel corso dei millenni contro gli invasori magno greci, turchi, saraceni, normanni e borboni sconfiggendoli sempre ed oggi, da sola, combatte gli omunculus, la ‘Ndrangheta e l’antimafia radical chic, sconfiggendoli perché di natura umana, come ben diceva il compianto giudice Falcone. Il malaffare si vince con il popolo degli onesti calabresi e con l’apporto di singoli, coraggiosi e colti magistrati calabresi tipo, il solitario Nicola Gratteri e il suo pool.

La Calabria è una Regione con tanto di storia e di cultura, da essere invidiata da quella moltitudine umana cresciuta nello stile di vita mediterraneo che ha, nella città di Nicotera, l’identificazione come modello scientificamente riconosciuto di un Indice di Adeguatezza Mediterraneo su base mondiale.

Ma le due facce di Bronzi summenzionate, dovrebbero vivere per un anno a Riace, per formarsi una cultura della socialità, della convivialità, della multiculturalità e dell’anti sessismo, uscendo da quel pensiero unico che li ha consunti e deculturalizzati, relegandoli e  non facendoli vivere intrisi nel patrimonio culturale creato su basi millenarie in Calabria.

Augias è un ateo dichiarato, al quale consigliamo un lungo soggiorno a San Giovanni in Fiore, luogo di millenaria storia spirituale di quel “Calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato” utile per chiunque si trovi a dover vivere quel personale periodo che precede la Fine dei Tempi.

Augias è romano e non è del basso Bergamotto reggino che è il luogo dell’essenza del profumo della vita, al pari del Cedro dell’alto tirreno cosentino tanto ambito e ricercato dai rabbini che si recano in terra di Calabria per la pratica della ritualità ebraica, e le cui origini materne ebraiche di Augias dovrebbero fargli tenere alto il rispetto della Calabria e dei calabresi.

Nella Taverna di Mattia Preti, da incolti, i due ci andrebbero per bere e verrebbero ben dipinti per quel che sono. Pitagora, da Crotone, oggi suona la Campanella che si ode fino a Stilo. Cassiodoro da Squillace innalza la preghiera a San Francesco da Paola nel mentre, Corrado Alvaro, si rivolta nella tomba, stomacato anche dalle recenti offese sessiste rivolte alla balcanica e altrettanto meridionale Melania Trump, definita una “Escort” dal puffo di Alan Friedman, nel tentativo di distinguersi facendo il diverso, dimentico di “Quanta cattiveria in questa società” viene riportata nel testo dal profondo significato nella canzone di Checco Zalone: “Gli uomini sessuali”:<…Quanta gente che vi ingiuria, quanta gente che vi attacca, solo perché non vi piace la patacca…>

Ordunque in terra di Calabria, per amor di pace e di cultura, al Morra, al Friedman e all’Augias Corrado, la cittadinanza onoraria si offrirà, dallo Ionio al Tirreno, ovunque “quo vado”, per rieducare in una qualsiasi storica e onorabile città.

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