Joppolo, trasferimento della sala delle adunanza del consiglio comunale: nuova polemica Joppolo, trasferimento della sala delle adunanza del consiglio comunale: nuova polemica

Joppolo, trasferimento della sala delle adunanza del consiglio comunale: nuova polemica

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La giunta comunale ha deliberato il trasferimento della sala delle adunanze del consiglio comunale nell’edificio denominato “Biblioteca” ritenendolo di dimensioni ampie, attrezzato e arredato in maniera tale da consentire idonea e degna collocazione del civico consenso.

Contrario a tale scelta è l’ex vice sindaco Guido Ventrice il quale contesta la decisione attraverso una nota inviata a sindaco e prefetto.

“La giunta – afferma -, ancora qualche tempo in vita per proroga di legge, prima di esalare l’ultimo respiro politico-amministrativo per restituire agli elettori il mandato, svolto comunque con inefficienza e inconcludenza, con la deliberazione n. 15 del 26 gennaio 2021, della quale finora pare che nessuno se ne sia accorto, ha disposto di “trasferire lo svolgimento delle adunanze del consiglio comunale nell’edificio “biblioteca comunale”. In parole povere, deliberando confusamente, la giunta ha inteso trasferire non tanto le adunanze del consiglio comunale, quanto la sede stessa del civico consesso. Tutto il testo della deliberazione, adottata a qualche mese dal rinnovo degli organi elettivi,  è offensivo della dignità non solo del Consiglio Comunale stesso e dell’intelligenza di chi legge simili atti ma, soprattutto, rappresenta una manifesta violazione dello Statuto Comunale che la giunta ha sprovvedutamente richiamato per giustificare una scelta illegittima e anche inopportuna”.

Guido Ventrice

Lo Statuto comunale, infatti, stabilisce che “le adunanze degli organi elettivi collegiali si svolgono nella sede comunale… per particolari esigenze, il consiglio e la giunta possono riunirsi anche in luoghi diversi dalla propria sede”.

“Chiarito, quindi, che la sede naturale del consiglio comunale è e rimane ai sensi dello Statuto il palazzo municipale – dichiara Ventrice -, le “particolari esigenze” che autorizzano le riunioni del consiglio “in luoghi diversi” dalla sede naturale non possono e non devono essere interpretate così come vorrebbe la “morente” giunta comunale. Tali esigenze, infatti, vanno inquadrate e interpretate secondo lo spirito dello Statuto che esalta la partecipazione popolare e la trasparenza. Pertanto, il consiglio comunale, quando deve discutere di problemi che incidono direttamente sulla popolazione di una determinata zona o frazione (ad esempio piano strutturale, piano spiaggia, ecc)  deve avvicinarsi  ai cittadini e per fare ciò  può tenere le sue riunioni in luoghi diversi dalla sede comunale. Le “particolari esigenze” non possono essere quelle indicate con approssimazione e confusione nella citata deliberazione, come quella secondo cui “il trasferimento consentirebbe un’adeguata disposizione degli uffici comunali specie in questo momento emergenziale garantendo ai dipendenti comunali di svolgere il proprio lavoro nel rispetto della distanza sociale”. Da decenni, infatti, anche quando i dipendenti comunali erano in numero più ampio di quelli odierni (solo sette quelli che nei loro rispettivi uffici hanno contatto con il pubblico) le riunioni si sono sempre tenute nel Palazzo municipale, mentre il distanziamento personale può  e deve essere assicurato con gli accorgimenti e mezzi offerti dalla tecnologia e dappertutto in uso”.

Ventrice, a questo punto, ricorda che con deliberazione della giunta comunale dell’11.10.2011, “da lui sollecitata” essendo all’epoca capogruppo di maggioranza, è stato ribadito che la sede del consiglio comunale doveva trovare la propria collocazione nel palazzo municipale.

“La deliberazione di giunta – conclude l’ex vice sindaco – ha il merito, bisogna darvene atto, della coerenza dei comportamenti tenuti in questo “prorogato” quinquennio, nel corso del quale mai l’amministrazione ha avvertito il dovere  e il bisogno di interfacciarsi con i cittadini per discutere con loro dei problemi della popolazione. In tale contesto, pertanto, non poteva far altro che trasferire quello che chiamano “svolgimento delle adunanze” in un luogo difficilmente accessibile anche a piedi e privo di spazi dove poter parcheggiare gli autoveicoli. Tutto il contrario della partecipazione celebrata dallo Statuto e che l’amministrazione alla scadenza del mandato piuttosto che favorirla vorrebbe affossarla definitivamente privando i cittadini del diritto di partecipare alle riunioni del Consiglio”.

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