L’Associazione Culturale Anassilaos ricorda Luis Sepùlveda

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Luis Sepúlveda, il grande scrittore cileno, è stata tra le vittime più illustri dell’epidemia di coronavirus. Nato il 4 ottobre del 1949 in Cile quando morì, il 16 aprile dello scorso anno, aveva appena compiuto settanta anni.  Aveva contratto la malattia assieme alla moglie dopo un festival letterario in Portogallo a cui avevano partecipato nel mese di febbraio. Alla sua opera e alla sua figura di scrittore e uomo impegnato l’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con lo Spazio Open, ha dedicato un incontro curato dalla Prof.ssa Pina De Felice con la partecipazione di Daniela Scuncia che ha letto alcuni brani significativi dello scrittore. La relatrice ha ripercorso la vita di Sepúlveda ricordando come egli per tutta l’esistenza aveva combattuto  ogni forma di violenza.  Per i diritti della sua gente in Cile si era infatti ribellato alla dittatura di Pinochet. Aveva abbracciato le armi per difendere il legittimo governo popolare di Allende, anche se questa sua forte militanza politica gli era costata l’ arresto, la tortura e l’ esilio. Aveva combattuto per la democrazia, la libertà, i diritti civili in Nicaragua; lavorato nel sindacato dei contadini in Ecuador per promuovere l’alfabetizzazione degli Indios. Da convinto dissidente aveva sempre contestato il predominio del potere, la dittatura del mercato che, completamente amorale, tiranneggia, emargina i ceti più deboli e contribuisce a depredare, all’insegna del profitto di pochi, le risorse naturali del pianeta. Diritto al lavoro come forma di dignità e giustizia sociale e diritto alla felicità di ogni persona sono stati i capisaldi della sua visione politica.  orientata al buon vivere sul pianeta. Possiamo ripercorrere la sua vita ed il suo modo di viverla – ha rilevato la relatrice – attraverso i  tanti scritti: Patagonia espress,  Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Il mondo alla fine del mondo, e soprattutto La raccolta di favole, senza dimenticare la sua attività teatrale e cinematografica.  Studiare la figura e le opere di Luis Sepúlveda, secondo la De Felice, offre la possibilità di trattare in modo trasversale i temi del nostro tempo: la difesa dei diritti umani e civili, la tutela dell’ambiente, la lotta contro lo sviluppo sfrenato e la crescita economica smisurata. La favola, in particolare, permette di capire meglio la realtà. Lo scrittore utilizza gli animali per combattere  le sue battaglie  di rinascita verso un ‘esistenza alla ricerca di valori, dove il diverso s’inserisce nella crescita umana e sociale dell’individuo”. Con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“, due milioni di lettori solo in Italia, Sepúlveda aveva comunicato a tutti, anche ai bambini, il suo amore per la natura e il disprezzo per gli uomini che la insudiciano e feriscono.  Nelle successive due favole che compongono la Trilogia dell’amicizia era tornato a parlarci dei legami d’affetto che il tempo non può spezzare, ma diventando via via più filosofico, fino a trasformare una lumaca in una rivoluzionaria che indaga le ragioni della lentezza e si oppone a conformismo e omologazione. Tutti i suoi libri nascono da qualcosa che ha visto, vissuto, sentito e che l’ha emozionato. Coraggio, tolleranza, diversità, amicizia sono principi che contraddistinguono le sue opere. “Scrivere per me vuol dire resistere” egli era solito dire.

 

 

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