Si è tenuto lunedì 11 ottobre ad Oppido Mamertina, nell’Aula Magna del Liceo Ginnasio “San Paolo” situata all’interno del Seminario Vescovile, in una cornice di bellezza ed eleganza, alla presenza di docenti, serrani, ospiti ed alunni tra i quali alcuni seminaristi, il Convegno sul tema: ”Dante Pellegrino del Cielo- La Divina Commedia come itinerario verso la felicità”.
L’evento è stato organizzato dal Club Serra Oppido Mamertina-Palmi, presieduto dalla dott.ssa Antonietta Bonarrigo, in occasione del VII Centenario della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri.
Dopo i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico, prof.ssa Maria Aurora Placanica, che nel ringraziare si è soffermata sull’importanza del convegno nell’anno delle celebrazioni dantesche; la dott.ssa Antonietta Bonarrigo, ha presentato all’ attento uditorio il “Serra International”, la sua storia, gli obiettivi statutari e il programma che il Club intende realizzare nel corso dell’anno sociale, all’interno di una serie di iniziative di natura religiosa e culturale, non ultima la realizzazione del concorso scolastico per gli studenti di ogni ordine e grado sul tema indicato dal Serra Nazionale, molto interessante e vicino al sentire dei giovani, “Prendersi cura di se stessi e degli altri per un mondo migliore”.
A seguire la dott.ssa Bonarrigo ha avviato i lavori attraverso alcune riflessioni muovendo dall’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Candor lucis aeternae”, titolo tratto dal Santo Padre stesso da un passo del Libro della Sapienza e citato da Dante nella sua più alta opera teorica, il “Convivio”.
L’autore del “poema sacro al quale ha posto mano cielo e terra”, come ricorda Papa Francesco, è stato omaggiato dai Pontefici, in occasione di particolari ricorrenze storiche: da Benedetto XV nel sesto centenario della morte (1921) con l’enciclica “In praeclara summorum”; da Paolo VI che, per i 700 anni dalla nascita (1965), ha emanato la “Altissimi cantus” in cui ha usato l’emblematica espressione “Dante è nostro”, provvedendo anche ad inviare una corona aurea d’alloro da esporre nel Battistero di Firenze, “il mio bel San Giovanni” dove Dante venne battezzato, e a regalare ai Padri Conciliari del Vaticano II un’artistica edizione della Commedia.
La vicenda umana di Dante, esule pellegrino, diventa il paradigma della storia di ogni uomo che, “dall’aiuola che ci fa tanto feroci”, intraprende un viaggio per raggiungere la pace, la felicità, l’amore di Dio, essendo fatto non per rimanere nella “selva oscura” ma per raggiungere il Bene.
E’ il Poeta stesso ad indicare lo scopo della “Divina Commedia” nella lettera inviata a Cangrande della Scala, insieme alla cantica del Paradiso: “Removere viventes in hac vita de statu miserie et perducere ad statum felicitatis”.
Dalla selva oscura all’Empireo, alla luce sfolgorante di Dio, nella bellezza dell’opera poetica che variamente gli studiosi hanno considerato e apprezzato.
Benedetto Croce sulla Cantica del Paradiso è stato critico, non condividendone la rappresentazione paradisiaca; ha sminuito anzi la visione teologica dantesca giudicandola artificiosa e ripetitiva e considerato la descrizione della luce divina come qualcosa di astratto, non rappresentabile, di dubbia legittimità estetica, definendo la Divina Commedia un“romanzo teologico”, rispondente ad un fine meramente didascalico.
Altri studiosi invece, come Salvatore Battaglia, Umberto Bosco, Erich Auerbach hanno evidenziato, nei loro approfonditi studi, come l’alto valore della poesia dantesca consista proprio nella capacità dell’uomo di esprimere l’inesprimibile, l’incomunicabile, con i mezzi intellettuali di cui dispone: il pensiero, il linguaggio, la poesia.
Niccolò Tommaseo nel 1837 scriveva parole sempre valide: “Leggere Dante è un dovere; rileggerlo un bisogno; gustarlo un gran segno di genio; comprendere con la mente l’immensità di quell’anima è un infallibile presagio di straordinaria grandezza”.
Legittime sono le domande che oggi ci poniamo e che anche il Papa formula nella sua esortazione apostolica: cosa possa dire ancora a noi Dante, soprattutto ai giovani; quale il suo messaggio, quale l’attualità del suo pensiero. E a questo scopo Papa Francesco invita i docenti, gli artisti, le associazioni culturali a far rivivere il messaggio dantesco di speranza e di felicità, a riscoprire il grande patrimonio culturale, umano, religioso contenuto nelle sue opere, “a dare suono, voce, colore alla poesia di Dante, lungo la via della bellezza”.
Subito dopo la prof.ssa Francesca Chirico, docente, scrittrice e giornalista, ha intrattenuto i presenti con un’ approfondita relazione sul tema, attraverso l’utilizzo della metodica del powerpoint, una ricca serie quindi di diapositive multimediali, unitamente ad una sua chiara e interessante esposizione.
La Divina Commedia è il resoconto in versi e in volgare del viaggio ultraterreno compiuto dal Poeta dal 25 marzo 1300, per sette giorni, attraverso la Selva Oscura, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, descritto in 14.233 endecasillabi, 100 cantiche, 4.711 terzine.
Dante, esule e pellegrino come l’Ulisse di Omero, l’Enea di Virgilio, si trova nella selva oscura per aver abbandonato la verace via; ma la selva oscura non è il destino dell’uomo: riconoscersi smarriti e disorientati può diventare il primo passo del viaggio più importante dell’uomo, forse perché per ritrovarsi veramente bisogna perdersi. E il cammino non sarà breve né facile, in quanto non basta sapere dove sia la luce, ma bisogna predisporsi con un autentico, faticoso, processo di rinnovamento interiore.
“Tu se’ lo mio maestro e il mio autore”: quello verso la felicità non è un cammino in solitaria, richiede anche l’umiltà di chiedere aiuto e non bisogna vergognarsi di gridare “miserere mei” e di farsi guidare dai maestri, dagli esempi positivi.
Dante nell’Inferno guarda in faccia l’abisso del male, dove regna l’eterno dolore perché prima di incamminarsi verso il cielo deve immergersi nel buio del peccato, sprofondare verso il basso prima di salire verso l’alto, per diverse ragioni: sul piano poetico, perché è in missione avendo il compito di riferire senza menzogna la visione avuta, per giovare all’umanità; sul piano pedagogico, perché per liberarsi dal male bisogna guardarlo in faccia e aver compreso gli effetti disumanizzanti che ha sull’animo di chi ha perduto “il ben dell’intelletto”; sul piano personale, nel senso di rispecchiarsi per riconquistare la libertà perduta.
La Comedìa racconta ancora un viaggio straordinario, quello compiuto da Ulisse. Lo stesso Dante è eroe -viaggiatore, scopritore di mondi mai visti prima; c’è da chiedersi perché Dante lo collochi nell’Inferno: Ulisse non conosce il rispetto dei limiti e dei sentimenti più cari, valica i confini dell’umano per curiosità; in Dante invece la conoscenza è perfezionamento morale e riconoscimento dei limiti umani.
E Dante-pellegrino, dopo aver guardato il male con gli occhi, si predispone alla seconda tappa del cammino, quella della liberazione da sé stessi, dal peso dei propri errori, dalle catene che ci tengono legati alla terra e ci allontanano dal cielo. Nel solenne rito di purificazione indica al lettore la qualità che dobbiamo attivare per affrontare la seconda parte del viaggio: l’umiltà. Il Poeta si cinge del giunco, erba umilissima che si piega alle percosse del vento, come ad indicare la capacità di “secondare alle percosse” della vita, sapendosi piegare per poi rialzarsi meglio, la capacità di riconoscere i propri limiti, di riconoscersi umani in questa natura finita che aspira all’infinito. La via della salita attraverso il Purgatorio inizia; il difficile è cominciare, man mano che abbandoneremo le nostre zavorre, il cammino diventerà più leggero. E in cima, liberi dai nostri pesi, non sentiremo più la fatica e saremo finalmente pronti a guardare il cielo.
Ascendere è come tornare a casa: siamo stati creati per ritornare al nostro principio; il nostro desiderio di felicità è nostalgia di casa. Possiamo deviare, attirati da una falsa idea di bene, ma quando ci saremo davvero alleggeriti di tutti gli impedimenti, voleremo leggeri verso il cielo come un fiume verso la foce.
E’ seguito quindi l’intervento di Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi, il quale ha sottolineato come il cammino di Dante richiami il cammino che la nostra Chiesa Diocesana sta compiendo da un anno attraverso il Sinodo che ha come titolo “Camminare nella Verità”, ricordando la circostanza che Dante ha iniziato il suo pellegrinaggio il giorno in cui la Chiesa celebra l’Annunciazione di Maria e l’Incarnazione del Verbo di Dio.
Ha ancora evidenziato come l’insegnamento del Sommo Poeta sia sempre attuale e come si renda necessario portarlo nelle scuole con un linguaggio fruibile per i giovani, così come Dante ha utilizzato, a sua tempo, la lingua del popolo per farsi comprendere da tutti. Ha infine proposto ai docenti e agli alunni di riscrivere la Divina Commedia in chiave moderna, chiedendosi come Dante vedrebbe la situazione storica attuale e descriverebbe i personaggi che la popolano, al fine anche di rappresentarla nel saggio di fine anno scolastico.
Il Convegno si è chiuso con uno scambio di doni e la promessa di ritrovarsi presto.