Concessioni demaniali, operatori turistici pronti alla mobilitazione

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Il Consiglio di Stato annulla le proroghe delle concessioni demaniali per fini turistico-ricreativi al 2033 e, anticipandole al 2023, nega agli operatori interessati la possibilità di trascorrere un Natale sereno. In verità, al momento c’è solo tanta confusione, ma una cosa, però, è chiara a tutti: a datare dal 1° gennaio 2024 tutte le concessioni saranno nulle e dovranno sottostare all’obbligo di gara. Nessun rinnovo automatico, quindi, ma, in ossequio alla Bolkstein – direttiva europea che dal 2006 impone ai paesi membri dell’Ue di liberalizzare le concessioni demaniali – porte aperte alla libera concorrenza, con tutti i pro e i contro che la stessa si porta dietro. Tutto sommato, un brutto colpo che sconvolge l’intero settore turistico. Frastornati gli operatori del settore. Tra di loro ci sono quelli che si dichiarano pronti a vendere cara la pelle e quelli che, avendo recepito la gravità della situazione, chiedono tempo per riflettere e valutare. Non mancano neppure quelli che temono uno sbarco sulle coste calabresi e italiane di gruppi di potere finanziario pronti a fare lo shopping a danno di chi da decenni vive di turismo, così come non mancano quelli che vedono nella sentenza del Consiglio di Stato uno strumento indispensabile per porre fine alle concessioni “ereditarie” creando nuove opportunità per le nuove generazioni.

Naturalmente, dal dibattito emerge anche la responsabilità della politica troppo lenta nel metabolizzare le direttive europee. <Con l’economia in profonda crisi – sostiene Nicola La Valle, libero professionista nicoterese da sempre attento alle vicende legate alla Bolkstein – non sarà facile applicare la sentenza del CdS, anche se la stessa fissa paletti ben precisi e non lascia campo alle libere interpretazioni. L’auspicio è che, nella preparazione delle gare, vengano adottati criteri che non taglino fuori già in partenza gli operatori non in grado di affrontare un’asta. Penso che i Comuni dovrebbero individuare una strategia adeguata muovendosi, per tempo, nella stessa direzione. Sino ad oggi si è sempre agito con mano larga, ma le conseguenze del permissivismo del passato non possono distruggere la vita degli operatori che non saranno in condizione di tutelare quanto fatto sino ad oggi>. Non nasconde la propria amarezza Vincenzo Loiacono, proprietario di un impianto balneare sul litorale nicoterese. <Stento a credere a quanto sta accadendo – afferma – anche perché lo Stato ci ha obbligati ad accatastare le nostre strutture e da tre anni paghiamo anche l’Imu. Ora, dopo aver fatto consistenti investimenti, rischiamo di restare senza nulla. Se non troverò l’accordo con chi mi subentrerà, cosa ne farò di tutto il materiale pagato col sudore?>. Nell’incertezza che regna sovrana, comunque, c’è un tema che emerge sugli altri e che un operatore turistico, pur chiedendo di restare nell’anonimato, riesce ad esplicitare al meglio. <Dopo decenni di sacrifici e di investimenti – dice – io e la mia famiglia rischiamo di rimanere con nulla in mano. A spaventare è il convincimento che questa sentenza del CdS possa aprire le porte soprattutto a gente che dispone di grossi capitali e che si muove senza tanti scrupoli. Ci sarà chi arriverà sulle nostre coste, ma anche su quelle di tutta Italia, con le valigie piene di denaro da riciclare facendo razzia dei beni demaniali. Questa è una legge – prosegue – che penalizza chi ha fatto investimenti magari ancora da recuperare, chi ha lavorato per curare l’arenile e garantire servizi al contrario di quanto avviene nelle spiagge libere>. Un futuro pieno di nuvole nere e che non regala speranze perché <nessuno di noi – sottolinea il titolare di concessione – sarà in grado di competere con le lobby economiche che ricorrendo, con ogni probabilità, a prestanomi in giacca e cravatta, faranno incetta di impianti turistici su tutto il litorale italiano e non solo calabrese. Se nessuno ci tutelerà – conclude – assisteremo alla fine dei piccoli imprenditori e al trionfo della dittatura di chi dispone di capitali enormi>.

giovanni macrì sindaco tropea
giovanni macrì sindaco tropea

Segue con la necessaria attenzione tutta la vicenda anche il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì. <La mia idea – rimarca – collima con quella dei colleghi e di tutti gli operatori che hanno fatti investimenti rilevanti. La sentenza romana ci spiazza, ci lascia l’amaro in bocca anche perché crea un gravissimo vulnus. Non possiamo, però, che aspettare per vedere come si muoveranno il Governo e la Regione, come si regolerà la politica. Qualcosa di sicuro la tireranno fuori anche perché c’è chi ha investito milioni di euro e va tutelato. E’ vero – continua – che il costo delle concessioni oggi è irrisorio, ma gli operatori sono pronti a pagare il giusto>. Sul litorale tropeano gli operatori interessati sono una trentina <ma il rischio che entrino in campo i poteri finanziari forti – evidenzia Macrì – è reale>. Allarme anche sul litorale di Capo Vaticano dove i gestori di concessioni demaniali sono un centinaio. <E’ una normativa inammissibile – commenta Antonio Loiacono, noto imprenditore turistico – specialmente nelle zone dove c’è carenza di arenile. Purtroppo ci troviamo con le armi spuntate perché la sentenza preclude ogni via d’uscita. C’è anche molta disorganizzazione, nessuno prende iniziativa, ci piangiamo solo addosso, non siamo riusciti a proteggerci. Questa, comunque, è una politica assurda e potrebbe dare vita a fenomeni gravi che metteranno fuori gioco le persone oneste>. La sentenza del CdS carica di responsabilità anche i Comuni che si ritroveranno alle prese con parecchie difficoltà. <Gli Enti – afferma Biagio D’Ambrosio, presidente sezione Lega navale di Nicotera – dovranno predisporre tutti gli atti propedeutici allo sviluppo delle gare. Sino ad oggi abbiamo assistito al trionfo del lassismo, ma oggi col demanio non si scherza più>.

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