Si è svolta ieri mattina ad Oppido Mamertina un’escursione per scoprire l’antica Oppido, organizzata dal  Circolo Auser della cittadina, presieduto da Domenico Randazzo.

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Si è svolta ieri mattina ad Oppido Mamertina un’escursione per scoprire l’antica Oppido, organizzata dal  Circolo Auser della cittadina, presieduto da Domenico Randazzo.

All’evento hanno partecipato, oltre ai soci dell’Auser, anche i  soci del Serra Club Oppido Mamertina-Palmi,  guidato dalla presidente Antonietta Bonarrigo.

Dopo i saluti di Stefania Bruno referente Auser, l’archeologo Rocco Fantuzzi,  ha magistralmente raccontato la storia  nobile e millenaria di Oppido.

Le prime notizie risalgono al 1044 con il primo vescovo Nicola , quando in Calabria c’era il rito bizantino.

L’antica Oppido dista circa due chilometri in linea d’aria verso ovest dall’attuale Oppido, posta su un terrazzo delimitato dalla fiumara Boscaino e dal vallone Buiasca a ovest, dal vallone Tricuccio a est.

La città è protetta da mura e vi si accede grazie alle due porte poste agli estremi del lungo asse principale (ben visibili) sul quale si affacciano gli edifici più importanti. Ospita i resti del seminario e della cattedrale con l’episcopio.

La cattedrale, come anche raffigurata nella pianta prospettica della città medievale realizzata dal Pacichelli, ha il suo ingresso al di là della strada principale, sulla quale invece ricadono i ruderi del campanile, e vi si accede per due rampe che portano ad un porticato dentro il quale una scalinata introduce alla chiesa.

Entrando a sinistra vi è la base di una grande fonte battesimale.

Sul fondo troneggia l’altare maggiore.

Ai lati sono presenti i ruderi di due altari, sotto uno dei quali è emersa una lastra con l’iscrizione a ricordare che durante l’episcopato di Mons. Vita si erano riunite le spoglie di alcuni canonici prima variamente sistemate.

In due sepolcri sottostanti a quello di sinistra sono stati ritrovati ossa, rosari ed altro materiale.

In alcuni punti della chiesa sono stati ritrovati gradini di marmo e tratti di pavimento con piastrelle in maiolica.

E ancora  i resti del  convento dei frati Paolotti, di un  pozzo,  del  Convento dei  frati francescani  ,  del  convento delle Clarisse e   fuori le mura il convento dei frati cappuccini e due carceri, uno ecclesiastico e l’altro civile nel castello.

Il terremoto del 5 febbraio del 1783, chiamato anche “il grande flagello” la distrusse.

In quel periodo Oppido contava 2.400 abitanti ed era importante, anche perché era sede vescovile.

Incantevole quello che resta del castello, il quale fu costruito a cavallo tra il X e XI secolo;  che oggi  si presenta  di matrice aragonese, anche se sotto la bardatura si intravede in uno dei torrioni, a causa di uno squarcio formatosi qualche decennio addietro, una massiccia costruzione cilindrica, indicativa della precedente fattura bizantina o normanna. La sua funzione era, evidentemente, residenziale e difensiva.

Resistette, nel 1056, all’assedio che Ruggero I d’Altavilla pose col suo esercito e più tardi fu la residenza della sorella di Ruggero II, feudataria del tempo.

Nella seconda metà XV secolo era controllato dagli aragonesi che si sostituirono al dominio angioino. I bastioni scarpati presentano un motivo decorativo ad archetti su mensole tra due codoni.

Nel corso dell’escursione alcune socie Auser hanno raccontato delle storie popolari accompagnate dalla musica dell’ing. Cristian Scattarrreggia, mentre la vice presidente dell’Auser Vittora Cicciari, davanti all’edicola dedicata alla Madonna Annunziata ha intonato un antico canto popolare.

Narra la storia che la S.S. Annunziata aveva liberato Oppido dalla peste, grazie alla supplica di un monatto.

Un momento davvero importante caratterizzato  da  bellezza, storia,  archeologia e condivisione.

Un sito archeologi che potrebbe essere volano di sviluppo e ricchezza per tutto il territorio.

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